Nel secondo semestre del 2012 la società di analisi Vanson Bourne ha condotto su incarico di Emc una vasta ricerca indirizzata alla conoscenza dei fattori di sviluppo del business previsti per il 2013 in Europa e del ruolo che in questa crescita può giocare l’It. Il valore di tale indagine sta prima di tutto nella sua dimensione: sono stati intervistati ben 7.787 executive di alto livello appartenenti sia alle Lob sia alla funzione IT di altrettante organizzazioni distribuite in 22 paesi (455 in Italia) e in una decina di settori d’industria; e poi nel fatto che la copertura geografica, oltre ai 13 paesi considerati “sviluppati” (i 12 della UE più Israele), era estesa a 9 mercati cosiddetti “emergenti”, divisi in tre fasce di maturità e comprendenti paesi extraeuropei (Sud Africa, Marocco, Arabia Saudita e Qatar), ma in qualche modo in grado di interessare la nostra economia. Lo scorso 7 febbraio Emc ha reso noti i risultati dell’analisi di 6.656 risposte (escludendo quindi quelle incomplete), dei quali diamo qui un breve riassunto. Il primo fatto positivo è che per aumentare gli introiti, il 40% degli intervistati non punta sui tagli delle spese ma sull’innovazione dei prodotti/servizi, e un altro 33% sul potenziamento del rapporto con i consumatori. Poiché in entrambi i casi l’apporto dell’It è determinante, non stupisce che il 75% delle organizzazioni faccia dell’allineamento dell’It con le strategie e gli obiettivi di business il primo fattore di crescita. Né stupisce che sicurezza e data governance siano considerati (77% dei casi) aspetti essenziali. I problemi, come sempre, cominciano quando si passa a come fare, perché il 59% ritiene che per far ciò la funzione It debba in qualche modo cambiare e che tali cambiamenti si debbano fare entro un anno.
La prima spinta è il cloud, che per il 46% degli intervistati rivoluzionerà le architetture It dei data center creando nuovi ruoli e responsabilità per lo staff. Sarà entro tre anni, ma bisogna muoversi subito. Ma più importante ancora sarà come l’It potrà gestire e sfruttare i big data, perché per il 47% dei manager ciò farà la differenza tra vincenti e perdenti. E qui arriva la prima sorpresa, perché mentre il 23% dei Cio dei paesi emergenti sta sviluppando o ha già realizzato progetti big data, nei mercati avanzati la media è del 18% (il 19% in Italia). Una situazione che si riflette nel raffronto (33% contro 48%) tra coloro che ai big data non ci pensano proprio.
Secondo Jason Capitel, Chief Operating Officer Emea di Emc, che abbiamo intervistato in esclusiva sui contenuti dell’indagine, quest’apparente anomalia è dovuta a due fattori: da un lato in questi paesi (si pensi alla Russia asiatica o all’Arabia Saudita) le condizioni del territorio hanno creato infrastrutture per le comunicazioni e le operazioni transazionali in larga parte basate sui dispostivi mobili, che generano grandi volumi di dati utili al business in formati omogenei, quindi più facili da trattare e analizzare. Inoltre, un’It ‘giovane’ non deve fare i conti con il freno al cambiamento dato dall’eredità di processi e di sistemi stratificati nel tempo (legacy). Ciò vale anche per gli skill necessari, che nei paesi emergenti sono, secondo Capitel, non solo reperibili (nell’Est Europa e anche nell’Africa ex francese ci sono fior di scuole), ma soprattutto più facili da inserire e formare ‘on the job’, non essendoci il nodo della riconversione del personale esistente. Ciò spiega come mai mentre in Marocco e in Turchia l’87% degli It manager ritenga di avere le persone adatte a gestire l’evoluzione dell’It, in paesi anche informaticamente più avanzati, come Francia e Germania la quota scenda rispettivamente al 71% e 69%. E in Italia? I nostri Cio sono fiduciosi all’82%. Ottimismo? Siamo italiani. Ognuno ne dia una propria interpretazione.