SAN FRANCISCO – L’Oracle Openworld di San Francisco è un “circo” che rappresenta ormai la più importante manifestazione del settore It, almeno per numero di partecipanti e coinvolgimento territoriale (il sindaco della città della Baia ha salutato calorosamente il pubblico nella sessione plenaria di apertura, consapevole dei 120 milioni di dollari che la kermesse porterà quest’anno nelle casse comunali): circa 60.000 partecipanti, tra partner, clienti, sviluppatori (contestualmente all’Openworld si tiene anche la conferenza Java One) e giornalisti, passano alcuni giorni di full immersion tra demo, 2.555 sessioni formative (con 3.600 speaker di cui 1.815 tra clienti e partner), keynote e tutto ciò che è utile sapere per approfondire l’universo Oracle. Una frase ci viene da proporvi in apertura di questa analisi come sintesi estrema di quanto visto e sentito all’Openworld, ed è quella di una canzone che i mitici Rolling Stones registrarono nel 1964: “Time is on my side”, in questo caso… dalla parte Oracle. Cerchiamo di spiegarvelo.
Fin dal primo giorno dell’evento, Larry Ellison, Ceo di un’azienda global vendor da 37,2 miliardi di dollari, diviso tra il seguire le gare di Coppa America del team Oracle e i suoi keynote speech dell’Openworld, ha definito la rotta: come fare a costruire il data center del futuro. Quali caratteristiche architetturali, prestazionali, quali evoluzioni tecnologiche dovranno avere i sistemi informativi aziendali per guidare (e non subire) il cambio di paradigma in corso, la discontinuità nella fruizione dell’informatica (la vera Information Age, ormai tra di noi) rappresentata dall’erogazione di ogni servizio via cloud? Come ricavare business value dalla crescita esponenziale dei dati (50 volte l’attuale dimensione worldwide da qui al 2020, 40% di crescita media annua nei dati delle aziende, con il 90% creati negli ultimi due anni) con l’unità di misura, nello storage, che si appresta, per molte aziende, a passare tra breve dai Tera ai Peta byte? Quali strategie derivare dall’analisi di un business che diventa sempre più social e che vede gli utenti fruire di servizi e applicazioni con ogni tipo di device mobile (i dati in mobile sono cresciuti lo scorso anno con una media del 78%)?
Partendo dal cuore di Oracle, dalla propria storia, quella dei data base, per arrivare ai sistemi ingegnerizzati Exadata ed Exalogic, ecco che la società, con la propria continua corsa tecnologico-prestazionale, sembra dire ai propri clienti e al mondo: “Eccoci: vi diamo potenza e prestazioni, evoluzione architetturale, altissimo livello di integrazione. Questi sono i nostri motori di eccellenza tecnologica, in grado di garantire i migliori rapporti cost-performance sulla piazza, sicuri, con elevatissime performance del data base e ideali per semplificare l’infrastruttura informativa aziendale consolidando sistemi e applicazioni. Il nostro goal è rendere questi special purpose systems più economici di quelli general purpose, ma adesso tocca a voi, utenti, capire che la rivoluzione in atto nell’information management può portare nuovo business e differenziale competitivo solo se alla base c’è una robustezza tecnologica e livelli prestazionali che Oracle è in grado di offrire (solo Oracle, naturalmente, per Ellison)”. E il retro pensiero di tutto questo è: “Il tempo è dalla nostra parte”.
Gli annunci, i principali
Analisi in real time di grandi quantità di dati? Anche Oracle (non solo Sap, con Hana) ha l’in memory. È stata infatti presentata l’Oracle 12c in memory option, con tecnologia colonnare che, secondo quanto dichiarato da Ellison, aumenta di 100 volte la velocità delle query e raddoppia il transaction processing rate. Oltre che specifico per il datawarehousing, attività di insight e di real time decision, la funzionalità in memory aumenta infatti la velocità per Oltp, ad esempio relativamente ai classici sistemi Erp. I data base Oltp sono oggi rallentati dagli analytic index e le tecnologie in memory accelerano di molto le performance dei data base. Ogni applicazione che gira su 12c può sfruttare le funzionalità dell’in memory option (piena compatibilità garantita) mentre nuove applicazioni, più “compute intensive” (diciamo pure di new business opportunity), possono essere oggi più facilmente sviluppate, avendo spostato in avanti i limiti prestazionali.
Sul data base, inoltre, Oracle applica un concetto innovativo di “dual format”, sia per utilizzi analytics sia per l’accelerazione prestazionale dell’Oltp: i dati sono infatti simultaneamente attivi nel classico formato a righe (row) e in quello in memory colonnare; il data base Oracle usa automaticamente l’in memory colonnare per le query analitiche più complesse, mentre usa il formato a righe per le normali operazioni Oltp.
Con l’in memory option, Oracle ha anche annunciato miglioramenti ad alcune applicazioni (in-memory application: Jde EnterpriseOne Project Portfolio management, Sales Advisor; Peoplesoft Project Discovery, per una visione proattiva dei possibili problemi nello sviluppo di progetti, monitorando l’avanzamento lavori e le risorse correlate; le Oracle Cost management application dell’E-Business suite e due nuove Value Chain Planning in memory applications). Metteteci anche i miglioramenti prestazionali ai sistemi ingegnerizzati Exadata ed Exalytics, cui accenneremo tra breve, e il quadro dei nuovi “motori” si completa.
Ed eccoli, allora, i primi motori che stanno nelle fondamenta di ogni potenziale progetto di business technology: nella fascia high end del mercato server sono stati presentati i nuovi Sparc M6-32, una “Big Memory machine” che arriva fino a 32 Terabyte di memoria e fino a 384 processori core, e l’Oracle Supercluster M6-32 (basato sul nuovo processore Sparc M-6 da 3,6 GHz a 12 core), il più veloce e scalabile sistema ingegnerizzato (al solito Ellison ha preso di mira il principale competitor in questo segmento, affermando che da recenti benchmark, il nuovo sistema offre un rapporto price-performance 5 volte migliore di quello dell’Ibm Power 795 – si attendono, come al solito, schermaglie di risposta) che integra il server Sparc M6-32 con l’Exadata Storage server. Naturalmente ottimizzato per il nuovo Db 12c in memory option.
Battute circa l’ovvietà del nome per l’annuncio dell’appliance di backup loggin e recovery che si chiama, appunto, Oracle Database Backup Logging Recovery Appliance.
Si tratta in realtà di un’appliance di importanza centrale, ha affermato Ellison, nel disegno di un data base altamente performante, in quanto è specificatamente disegnata per il backup del data base. Secondo Ellison, infatti, i sistemi attuali di backup non hanno le caratteristiche necessarie per la protezione del data base e dei suoi dati business critical. L’appliance Oracle è in grado di ridurre pressoché a zero il tempo di recovery dei dati persi (operazione che invece, secondo Oracle, con le attuali appliance di backup richiede oggi alcune ore al giorno). Questo perché invece di effettuare periodici backup su tutti i dati dell’intero db, l’appliance Oracle elabora e memorizza solo i dati variati, con un evidente beneficio in termini di impatto nella funzione di backup da parte dei server e una riduzione dei costi di storage. Il sistema ha un’architettura altamente scalabile, in grado di gestire la data protection di migliaia di data base di un data center, con una capacità di storage estendibile nell’ordine dei Petabyte senza alcun downtime.
Motori per l’intelligence. Anche in mobility
Abbiamo accennato prima all’esplosione di dati e al fatto che una delle forze più “disruptive” oggi riguarda la mobility. E inoltre: vi ricordate il concetto di “nexus of forces” proposto non molto tempo fa da Gartner in base al quale la convergenza tra cloud, mobility, social e analytics rappresenta per le aziende, se adeguatamente governata, una possibile fonte di vantaggio competitivo? Ecco la risposta Oracle: l’Exalytics in-Memory Machine T5-8, il nuovo “motore” Oracle per l’intelligence basato sul server Sparc T5-8: sistema ingegnerizzato con 4Tb di Dram, garantisce il consolidamento di server e di applicazioni analitiche e supporta in modo scalabile decine di migliaia di utenti. Carrozzato con il Data base 12c con tecnologia in-memory, il nuovo sistema è un server Sparc T5-8 a 8 vie con sistema operativo Solaris, 4 Tb di memoria, 3,2 Tb di flash storage, 7,2 Tb di hard disk, 128 Cpu cores. Consente di effettuare complesse operazioni analitiche concomitanti su un singolo “analytic server” dedicato ed è la risposta Oracle, attraverso l’architettura e le prestazioni, all’esigenza delle imprese di ridurre la complessità che deriva dall’attuale necessità di far girare complesse applicazioni da differenti fonti di dati. Qui è tutto “in the box” e qui può essere il cuore dell’attività di intelligence real time dell’impresa.
Naturalmente sulla macchina gira la Oracle Business Intelligence Foundation Suite (per enterprise reporting, ad-hoc analysis, Olap multidimensionale, analisi predittive, ecc) ma anche, e non è cosa da poco, la Oracle Business Intelligence Mobile, la soluzione che, senza sviluppi software di alcun tipo, consente la fruizione di soluzioni analitiche in mobilità (ideale, dice Oracle, per large mobile deployment). Anche qui pensando ai livelli prestazionali del “motore Exalytics” a monte, si possono immaginare le risposte real time in mobility che questo sistema propone e a come si possa dare concretezza all’obiettivo di soluzioni Business Technology” efficienti.
Si consideri, inoltre, che l’Exalytics T5-8 (come tutti gli altri sistemi Exa tra loro) garantisce un’integrazione architetturale ottimizzata con i sistemi Exadata, SuperCluster, Exalogic Elastic Cloud e Big data Appliance. Si può così avere un’idea del “Lego prestazionale” che è possibile costruire e che rappresenta la base su cui sviluppare i nuovi progetti It dell’Information Age.
Nuovi servizi per l’Oracle cloud
Punto cloud in casa Oracle (l’Oracle Cloud è attualmente utilizzato da circa 9 milioni di utenti, con 19 miliardi di transazioni giornaliere e un’infrastruttura di 7000 server e 200 Petabytes di storage distribuiti su 13 data center nel mondo).
Con un ardito parallelismo, potremmo dire che Oracle, con il Cloud, ha fatto come quest’anno con le regate di Coppa America di vela (che si disputava a San Francisco, proprio nei giorni dell’Openworld; vi lasciamo immaginare…), gareggiando con i Kiwi di New Zeland: perdeva 8-1, ha vinto la Coppa 9-8. Con il Cloud, un paio di anni fa, Ellison ha avuto una falsa partenza, sottostimando il fenomeno quando altri concorrenti diretti già stavano sviluppando le prime soluzioni as a service. Oggi la società offre potenzialmente, attraverso vari servizi, ogni tipo di fruizione tecnologica: dalle infrastrutture (Iaas), alle piattaforme middleware e di sviluppo (Paas), alle applicazioni (Saas).
All’Openworld, la società ha aggiunto 10 nuovi servizi cloud, per utenti finali e partner, trasversali ai tre livelli sopra detti, tutti fruibili su sottoscrizione: Compute Cloud, Object Storage Cloud, Database Cloud, Java Cloud, Business Intelligence Cloud, Documents Cloud, Mobile Cloud, Database Backup Cloud, Billing and Revenue Management Cloud e Cloud Marketplace.
Se vogliamo, il punto più critico per la società di Ellison è oggi quello di riuscire a raggiungere con i propri servizi cloud anche quella dimensione di impresa, media e medio piccola, che non è mai stata proprio territorio amico. E qui giunge “il miracolo”: un accordo tra Oracle e Microsoft, due società che negli anni si sono fieramente misurate più sul terreno della competition che su quello della cooperation. Il recente accordo (dello scorso luglio) stabilisce infatti che Windows Server Hyper-V (l’hypervisor Microsoft per ambienti virtualizzati) e Windows Azure (la piattaforma cloud) supporteranno il software Oracle (Java, Oracle database e Weblogic Server). Microsoft, inoltre, potrà proporre ai propri clienti Azure applicazioni e middleware Oracle nonché il sistema operativo Oracle Linux.
Potenza di un mondo che sta cambiando verso quel cloud ibrido (in questo caso un mix di servizi pubblici cloud da integrare con soluzioni di private cloud) che Gartner stima in crescita media costante del 38% anno su anno, fino al 2017, quando il giro d’affari dei servizi cloud Hybrid, sempre secondo Gartner, toccherà quota 30 miliardi di dollari (rispetto ai 6,2 dello scorso anno). E allora, più si distribuiscono servizi cloud, anche su piattaforme “impensabili” soltanto pochi anni fa (come quelle Microsoft per Oracle e viceversa) e più si raggiungono mercati e utenti che valutano la bontà e l’efficacia di quanto scelto in cloud. La componente collaborativa inevitabilmente avvicina realtà tradizionalmente appartenenti a “scuole di pensiero” molto diverse tra loro. È il cloud, bellezza!
Un marketplace per scegliere il cloud che ti serve
Sempre in tema cloud, confermando un modello proposto anche da altri vendor, Oracle ha annunciato all’Openworld il proprio cloud marketplace: oltre 100 applicazioni sviluppate dai partner Oracle attraverso la Oracle Cloud Platform Services, rappresentano un “portfolio cloud” importante, con applicazioni sviluppate ex novo, estese con nuove funzionalità e integrate con le applicazioni Oracle Saas. Sul marketplace gli utenti possono scegliere e acquistare ciò che serve in un range di applicazioni che oggi spaziano tra diverse funzionalità: channel management, lead generation, data quality, reporting, productivity tools, quoting, contract management, forecasting, sales incentives e compensation management.
Nell’articolata complessità evolutiva che il passaggio al cloud comporta per il tradizionale modello di business del partner (che deve trovare nuove tipologie di servizi e nuove modalità di raggiungimento e contatto con gli utenti finali – vedi in dettaglio su questo tema la video intervista realizzata a Sauro Romani, Alliances & Channels Country leader Oracle Italia su www.zerounoweb.it), il marketplace rappresenta senz’altro un nuovo interessante canale distributivo delle nuove applicazioni cloud, estendendo potenzialmente il mercato di riferimento dei partner.