MILANO – Ricorre alla fotografia dei ragazzi di oggi, Mark Torr, global technology practice director di Sas, per spiegare la profonda trasformazione tecnologica in atto, di quelle che si vivono solo ogni 20/25 anni: “Basta osservare l’utilizzo che fanno i giovani del proprio smartphone per rendersi conto che l’accesso a Internet è un prerequisito fondamentale e imprescindibile, con tutte le dirette ricadute che questo può avere su tutto ciò che li circonda, compreso il mondo del lavoro, le abitudini e le tendenze all’acquisto, l’accesso ai servizi, ecc.”.
Se pensiamo al mondo bancario, per esempio, l’internet banking non è ormai più un servizio ‘di valore’ per alcuni target di utenti che lo danno ormai ‘per scontato’. “In Giappone alcuni istituti finanziari hanno adottato ologrammi umani per offrire i propri servizi e semplificare ‘la vita’ all’utente che non vuole più perdere tempo con la burocrazia e le tradizionali procedure bancarie – esemplifica Torr -. Le aspettative dell’utente sono elevatissime e dà per scontato che da questi ologrammi possa ricevere un servizio efficace, di valore e in linea con i propri bisogni. Cosa ci sia dietro da un punto di vista tecnologico, non gli importa”.
Ma importa alle aziende che dall’esplosione dei dati, la conseguenza più evidente e diretta della trasformazione di cui accenna Torr, ereditano criticità tecnologiche, ma anche grandi opportunità di business. “Le piattaforme di information management non sono più performanti rispetto alle nuove esigenze degli utenti”, afferma Torr. “Il fenomeno dei big data rende necessario rivedere le strategie di information e data management sotto più punti di vista: storage, sicurezza, accesso, analisi”.
“La capacità di collezionare questi dati e di ‘unire’ le informazioni che ne derivano affinché risultino realmente di supporto al business è la principale sfida che stanno affrontando i dipartimenti It – interviene Angelo Tenconi, analytics & technology director di Sas -, soprattutto considerando la velocità con cui queste informazioni devono essere rese disponibili. In passato la ‘produzione’ dell’informazione aveva tempi medio-lunghi; oggi è impensabile; in certi contesti la produzione del dato, l’analisi e la visualizzazione dell’informazione devono essere in real-time”.
La visualizzazione… “democratica”
Esigenze di questo tipo implicano che alla base vi siano piattaforme analitiche e di information management altamente performanti, la cui complessità però deve ‘rimanere nascosta’ all’utente il quale chiede ‘solo’ di avere in real-time i dati che gli servono e di poterli visualizzare come meglio crede per poter prendere le proprie decisioni in modo efficace. “La visualizzazione diventa l’elemento di ‘democratizzazione’ degli analytics, non più strumenti complicati utilizzabili sono dagli esperti, ma strumenti di business trasparenti la cui complessità tecnologica rimane in capo all’It ma il cui utilizzo è reso accessibile a tutti”, sottolinea Tenconi. “Solo in questo modo gli analytics potranno davvero contribuire a cambiare il modo di fare business”.
E se la visualizzazione facilita il decision making, sul fronte tecnologico, conclude Torr, “i ‘nuovi’ pilastri del data/information management sono: in-memory platform, analytics e user interface”; ricorda poi che “non esiste un percorso ideale per muoversi, attraverso una nuova strategia di information management incentrata sui big analytics, verso la cosiddetta high-performance organization. Ogni azienda ha una propria storia e obiettivi differenti che incidono anche sulla scelta tecnologica più opportuna”.