Migliorare la produttività del Paese. Senza spendere troppo

Come mettere a sistema quanto già esiste, in termini di soluzioni e infrastrutture Ict realizzate dalle imprese private, riducendo al minimo gli investimenti, visto che i soldi scarseggiano? È questo il tema della tavola rotonda, svoltasi durante l’evento Finaki di Porto Cervo, proposto da Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente Senior di Strategia Aziendale presso Sda Bocconi. Partecipano alla discussione Paolo Garonna, che interviene per il mondo banca, assicurazioni e finanza, e Valerio Zappalà per il pianeta Infocamere-Camere di Commercio, rispondendo che forse si può, anzi già si sta facendo.

Pubblicato il 14 Nov 2013

Uscire dalla crisi non spendendo di più ma investendo sull’intangibile e sul lavoro hi-skilled”, suggerisce, citando una recente analisi McKinsey, Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente Senior di Strategia Aziendale presso Sda Bocconi, in apertura della tavola rotonda su “System Integration dell’Italia Digitale: fare sistema con le grandi basi dati pubbliche per migliorare la produttività del Paese”. Il ragionamento è: visto che non ci sono soldi, come mettere a sistema e rendere disponibili per l’intero Paese attività già sviluppate in termini di database e processi?

Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente Senior di Strategia Aziendale presso Sda Bocconi

“I sistemi [intesi come processi, database e infrastrutture – ndr] non si possono integrare, si possono solo cambiare: o siamo in grado cambiarli in una logica integrata o perdiamo la sfida. È quanto stanno oggi facendo sia le imprese sia le banche per restare sul mercato”, è la risposta di Paolo Garonna, Segretario Generale della Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della Finanza (Febaf ), dopo aver premesso che “per superare la crisi è necessario tornare a investire con una visione di lungo periodo”.
Facendo riferimento alla trasformazione in atto nella finanza, speculare alla trasformazione in atto nel sistema produttivo, Garonna sostiene: “Si dice che si dovrebbe disintermediare rispetto al sistema bancario per trovare nuovi strumenti di finanziamento, a partire dal fatto che oggi l’economia italiana dipende per l’80% dal credito bancario, per il restante 20% da altri strumenti, mentre nei paesi avanzati il rapporto è inverso”.

Paolo Garonna, Segretario Generale della Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della Finanza (Febaf)

La soluzione non è, a suo parere, chiedere alle banche di cedere terreno ad altri attori, quanto consolidare attraverso le banche e la loro rete la presenza private equity, capital venture e altri operatori, per supportare le aziende nella loro trasformazione, rafforzando una finanza di impresa sottosviluppata. “Tutto ciò si può fare integrando il modo nuovo di fare banca e il modo nuovo di fare impresa”, suggerisce Garonna, a partire dalla costruzione di nuovi sistemi integrati (sia It sia dal punto di vista organizzativo e normativo) “Oggi c’è una grande opportunità che deriva dall’enorme massa dei dati disponibili, ma il rischio è di avere difficoltà a orientarsi nell’eccesso di informazioni – dice – La sfida per i sistemi informativi è creare qualità nei processi di gestione; la tecnologia c’è, ma manca la governance”. L’innovazione porta con sé una molteplicità di iniziative, spesso frammentate e non sempre destinate al successo. In questo contesto il Cio non può dunque limitarsi a “fornire assistenza”, ma deve guidare, con un ruolo di leader, la catena di gestione dell’informazione dal momento in cui si forma a quello in cui viene utilizzata. Deve esercitare la sua moral suasion anche nel campo della regolamentazione, per far sì che vengano adottati i provvedimenti “giusti”, quelli che meglio rispondono alle esigenze di innovazione. Si tratta di un esercizio di leadership che il Cio non impone sulla base della propria posizione nell’organizzazione, ma si realizza attraverso la collaborazione con le altre unità aziendali, grazie alla sua intelligenza e competenza, non solo tecnologica.

Valerio Zappalà, amministratore delegato di InfoCamere

Sul versante delle imprese e dei professionisti, InfoCamere intende contribuire all’integrazione con i servizi offerti dai vari enti della Pubblica Amministrazione lavorando in una logica di sistema, collaborando quindi con i principali interlocutori del mondo economico e della Pa, a partire dal confronto con il mondo della fiscalità, altro ambito che ha molto investito nell’It, sostiene Valerio Zappalà, amministratore delegato di InfoCamere, dopo aver premesso: “La prima cosa che ho chiesto quando mi sono trovato a tavoli ministeriali è stata: ‘basta norme’. In un paese sommerso da commissioni, comitati e tavoli di lavoro, cerchiamo di rendere concreti alcuni progetti, seguendo un approccio bottom up”. Questo approccio si concretizza con l’obiettivo di realizzare due grandi punti di accesso all’Amministrazione pubblica: il primo per i professionisti e le imprese, con il coordinamento di Infocamere; il secondo per il cittadino, con il coordinamento di Sogei e la governance dell’Agenzia delle Entrate.
Si stanno elaborando degli standard con l’obiettivo di proporre alle imprese alcune soluzioni concrete:
1) Un sistema online unificato per i pagamenti presso la PA non solo per i servizi tradizionali di InfoCamere ma anche per altri servizi della PA.
2) Una soluzione condivisa per lo Sportello unico delle attività produttive a cui hanno già aderito circa 3000 comuni italiani.
3) La realizzazione di un patrimonio informativo aperto dove InfoCamere gestisce la banca dati sulla base dei quali i distributori possono fornire servizi a valore aggiunto.
Il risultato è una semplificazione per imprese e cittadini e opportunità di business per i fornitori di servizi.

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