LONDRA – L’end user experience è diventata ormai l’asticella numero uno da superare in termini di qualità e performance per qualsiasi servizio It digital based. E quando si parla di comunicazione e collaborazione tra persone, la qualità assume un ruolo determinante. “Affinché le conversazioni remote risultino efficaci – sottolinea Luis Alvarez, Ceo di BT Global Services – devono essere il più possibile vicine all’esperienza reale, ossia al linguaggio naturale che gli esseri umani adottano negli incontri vis-à-vis”.
Considerando che, secondo i recenti studi dell’Università di Cambridge, il 78% delle persone preferisce i sistemi di audio conferencing tra le tecnologie di Communication & Collaboration oggi disponibili (Conversations, Conferencing and Collaboration: a UK investigation of factors influencing the effectiveness of distributed meetings: indagine condotta su un centinaio di utilizzatori di sistemi di comunicazione nel Regno Unito), la qualità del suono diventa il fattore critico per eccellenza dal quale dipende l’efficacia o meno della comunicazione e, di conseguenza, il valore della collaborazione remota. Capire bene cosa dicono gli interlocutori al di là dello schermo o della ‘cornetta’ è il requisito numero uno per oltre i tre quarti degli intervistati dall’università inglese; non solo, il 61% ritiene fondamentale poter riconoscere anche ‘chi’ interviene nella conversazione (nel caso di meeting ‘allargati’), senza rumori di sottofondo (elemento di disturbo per il 57% degli interpellati). “Sembrano considerazioni scontate, ma non lo sono se pensiamo alle oggettive difficoltà che spesso, come utenti, ognuno di noi ancora incontra durante una conference call tradizionale – invita a riflettere Nicola Millard, Customer Experience Futurologist di BT -. Siamo ancora lontani dal poter considerare il telefono nel panel delle tecnologie obsolete e la ricerca dell’università inglese lo testimonia: la voce rimane il modo di collaborare universalmente più accessibile e accettato che abbiamo”.
Non dovrebbe quindi sorprenderci il fatto che gli utenti intervistati abbiano ritenuto requisiti prioritari per la collaboration remota la qualità del suono, l’affidabilità e la facilità d’uso. “La telefonata oggi è ancora molto ‘bidimensionale’ – continua la ‘futurologa’ di BT -. A chi non è capitato di partecipare ad audioconferenze inadeguate, con partecipanti che si collegano o scollegano di continuo durante la call, con conversazioni che si sovrappongono senza dare l’opportunità agli altri di capire chi interviene e cosa dice, con rumori vari di sottofondo che rendono difficile l’ascolto… Insomma, non è proprio questa la via per poter considerare efficace e produttiva una comunicazione, premessa imprescindibile per una altrettanto proficua collaboration”.
La risposta di BT appare dunque evidente: la società ha stretto una partnership esclusiva con Dolby grazie alla quale porta sul mercato ‘BT MeetMe with Dolby Voice’, un nuovo portafoglio di servizi basati sull’alta definizione del suono. “La collaboration attuata attraverso audio, video e web diventa molto più naturale – commenta Neil Sutton, Vice President Global Portfolio di BT – ed è possibile avere l’alta qualità da qualsiasi tipo di dispositivo, dai tradizionali sistemi di conferencing ‘da sala riunioni’ ai Pc, passando per telefono fisso, notebook, tablet, smartphone…”.
Per tutti i clienti che già utilizzano, o che adotteranno in futuro, servizi della linea ‘BT One’ (portfolio di soluzioni di Unified Communications & Collaboration che sfruttano anche le tecnologie messe a punto da partner quali Avaya, Cisco e Microsoft) sarà dunque disponibile – senza costi aggiuntivi – HD Voice, il sistema di ottimizzazione della qualità dell'audio telefonico, ‘primo frutto tecnologico’ della partnership BT-Dolby.
Provato per voi
Abbiamo avuto l’opportunità di testare in prima persona il nuovo sistema di comunicazione ‘BT MeetMe with Dolby Voice’ nato dalla partnership BT e Dolby che porta l’alta definizione del suono nelle conversazioni telefoniche o di conferencing, provandone effetti e funzionalità sia all’interno di una comune sala riunioni aziendale sia da alcuni dispositivi mobili (notebook e smartphone).
Da tutti i dispositivi utilizzati, abbiamo potuto constatare una definizione del suono di qualità elevatissima al punto da riuscire a catturare con estrema facilità, anche dallo smartphone con delle comuni cuffiette, le sfumature della voce degli interlocutori, anche di coloro che senza intervenire nella conversazione annuivano semplicemente con bassi toni di vocali. Ci è apparso naturale persino comprendere distintamente da dove provenissero le voci, riconoscendo facilmente non solo le diverse persone che intervenivano, ma addirittura intuendo le posizioni degli utenti collegati da una sala riunioni aziendale. Sul piano della user experience, possiamo senz’altro testimoniare l’alta qualità del suono.