Nuove modalità di fruizione dell’Ict e nuovi modelli di business stanno cambiando le regole con cui si disegnano e gestiscono le infrastrutture It, compreso lo storage. Di questo tema si è discusso nel corso di una tavola rotonda di redazione dal titolo: “Storage Consolidation: gestire complessità, sicurezza dei dati e controllo dei costi” organizzata agli inizi di ottobre a Milano da ZeroUno in collaborazione con Riverbed.
“Sono oggi disponibili opportunità tecnologiche, ad esempio cloud e analytics, in grado di mettere nelle mani dei dipartimenti It importanti forze di cambiamento nella direzione di un reale supporto alla variabilità organizzativa e di business” introduce il dibattito Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno. “Per raggiungere questo obiettivo serve tuttavia intervenire in una razionalizzazione dei sistemi informativi oggi ormai imprescindibile vista la sempre maggiore difficoltà a garantire servizi applicativi in tempi e costi accettabili. Tra gli elementi di questa trasformazione, un ruolo centrale lo svolgono scelte di consolidamento tecnologico e applicativo, performance monitoring dalla prospettiva utente, governance efficace, standardizzazione e adozione di modelli It as-a-service.”
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Qual è lo stato dell’arte nelle aziende su queste tematiche? Comune è la scelta del consolidamento dei data center e, di conseguenza, anche dello storage. Questa è una conseguenza della “centralità del dato”, che impone allo stesso qualità, accessibilità e sicurezza. “Per noi i dati sono strategici”, spiega Carlo Romagnoli, direttore sistemi informativi di Crif, società che si occupa di analisi dei rischi finanziari. “Se i clienti non sono in grado di accedervi non fatturiamo. Per questa ragione ci siamo dotati di un nuovo data center che prevedeva fin dall’inizio il consolidamento dei dati”.
Lo stesso approccio è stato adottato anche in Banca Popolare di Milano. “Una volta – racconta Giuseppe Alibrandi, direttore infrastrutture dell’istituto creditizio – il patrimonio delle banche erano i soldi custoditi nel caveau: oggi sono i dati, che dobbiamo rendere fruibili. Per questa ragione, in un piano di razionalizzazione dei data center, abbiamo pensato prima di tutto a consolidare lo storage”.
Dati che viaggiano nel mondo
Una nuova esigenza che molte aziende si ritrovano ad affrontare è il consolidamento di una parte sempre crescente di dati prodotti presso realtà periferiche o provenienti da fonti eterogenee. “Per la nostra attività – testimonia Domenico Sannelli, responsabile Ict Infrastructure Architecture di Autogrill – è fondamentale consolidare i dati relativi agli incassi degli esercizi, che vengono poi sottoposti a processi di storicizzazione. In un gruppo come il nostro, in cui il numero delle concessioni varia nel tempo e che sviluppa a livello internazionale, i dati continuano a cambiare per quantità e qualità. Questo comporta un grande lavoro da parte di chi si occupa di infrastrutture e architetture”.
“Oggi – rincara Marco Tosi, responsabile del Settore Sistemi Midrange presso la Direzione It Operations di Ubi Sistemi e Servizi – anche il ricorso alle analytics impone di reperire dati da fonti disparate”. A fronte della variabilità dei tipi di dati, ma anche delle modalità del loro utilizzo, la scelta del consolidamento dello storage rappresenta comunque un problema con molte facce.
“Con i costi dei dischi in costante calo – sostiene Maurizio Petracca, responsabile It Management della Direzione Operations di Sia – il consolidamento si può fare quasi a costo zero. La nostra attenzione va quindi indirizzata soprattutto sulla fruibilità dei dati, anche da parte di nuovi tipi di utenti e in mobilità. È ovvio che alla base deve esserci un’infrastruttura consolidata, ma se non ci occupiamo di applicazioni, strutture dei dati e interazioni fra utenti e applicativi, rischiamo di risparmiare elettricità e spazio ma di non rendere un servizio”.
Le sfide poste dal tema fruibilità preoccupano anche Martino Pellegrini, direttore Operations, It e Organizzazione di Crédit Agricole Assicurazioni: “In una realtà come la nostra la fruizione dei dati è poco prevedibile, anche per effetto delle normative. Dobbiamo sempre essere pronti a rispondere a nuove esigenze”.
Nuove architetture e modelli organizzativi
Modelli architetturali che prevedono mix di consolidamenti centrali, mantenimento solo di alcune risorse in periferia e ricorso al cloud sono sempre più frequenti. “La complessità e i vincoli a cui siamo sottoposti – sostiene Tosi di Ubi Sistemi e Servizi – rendono necessariamente poco omogenea la tecnologia. Se potessimo consolidare tutte le operazioni It in un unico punto, potremmo concentrare i nostri sforzi e lavorare al meglio, ma è un obiettivo velleitario”. Occorre quindi perseguire il più possibile il consolidamento senza però pregiudicare la funzione principale dell’It che, come aggiunge Tosi, “è quella di erogare in modo efficiente dati, il bene primario nel nostro business. Il rischio, altrimenti, è quello di acquistare una Ferrari ma di poter marciare solo in prima e seconda”.
Gli fa eco Pietro Felisi, System Engineer di Riverbed Italia: “Ormai gli utenti danno per scontate prestazioni ottimali da parte dei sistemi It. Nessuno apprezzerebbe il consolidamento dello storage dei dati se poi i tempi di apertura di un file passano da due a quaranta secondi”.
Anche l’esperienza di Mapei dimostra come l’It deve essere in grado di abbracciare architetture eterogenee. “Noi – racconta Maurizio Casiraghi, Corporate It Operation Director di Mapei abbiamo deciso di centralizzare tutto quello che riguarda l’aspetto gestionale in un unico data center mondiale.
Dato che le nostre sedi produttive si trovano in località dove spesso non arriva banda larga, adottiamo le soluzioni (di Wan optimization, ndr) Riverbed. Altri progetti che abbiamo in corso riguardano il supporto della mobility, l’adozione del cloud per la posta elettronica e il mantenimento di ‘miniserver’ in periferia solo per gestire applicazioni e file che hanno valore prettamente locale”. Un’opzione, quest’ultima, che è sempre più diffusa e che è nel mirino della nuova soluzione Riverbed Granite.
“Una tecnologia – spiega Albert Zammar, country manager del vendor – che consente di mantenere alcuni server a livello locale ma di centralizzarne lo storage nel data center corporate. Grazie alle sue caratteristiche, la soluzione consente agli utenti di continuare a godere delle stesse performance offerte da uno storage locali, cioè di non soffrire un degrado della user experience, mentre l’azienda usufruisce dei vantaggi economici e di sicurezza di uno storage consolidato”.
Infine, tutti gli intervenuti alla Tavola Rotonda hanno convenuto che il tema del consolidamento dello storage non è solo una sfida da un punto di vista tecnologico, ma anche organizzativo e di competenze. E tutti hanno segnalato la creazione nelle loro realtà, di figure professionali e di competenze a metà strada tra architetti It e specialisti di business, in grado di operare come “cinghia di trasmissione” fra gli esperti di tecnologie ‘trasversali’ (database, infrastrutture ecc.) e i responsabili dei processi.
Chi è Riverbed
Riverbed è stata fondata a San Francisco, in California, nel 2002, con la mission di migliorare le prestazioni delle reti (network performance management) e delle applicazioni fruibili attraverso le reti geografiche (Wan optimization). Steelhead è la soluzione di Wan optimization che ha reso più famoso il vendor e che rappresenta, a tutt’oggi, la tecnologia che genera la maggior parte del fatturato aziendale. La soluzione è disponibile sotto forma di appliance sia fisiche sia virtuali. L’offerta Riverbed si è estesa negli ultimi anni anche in altri ambiti, fra i quali la gestione e il controllo della delivery delle applicazioni web (Stingray, soluzione ottenuta in dote con l’acquisizione di Zeus technology) e il consolidamento delle infrastrutture storage (Granite). Granite consente di centralizzare nei data center centrali i file server e gli storage array utilizzati dai server degli uffici periferici senza ridurre le performance applicative a livello locale. I prodotti e servizi di Riverbed sono rivolti ad aziende di diverse dimensioni e utilizzabili in tutti i settori verticali. L’azienda è presente in Italia con due team dedicati alla prevendita verso i grandi clienti o le Pmi, e altrettanti team specializzati nell’application performance management e nell’application delivery controlling. Il modello di vendita è indiretto e si avvale di due distributori a valore aggiunto: Zycko e Computerlinks. Fra i clienti italiani figurano nomi quali Kion, Impresa Pizzarotti, D’Amico Navigazione, Banca Raiffeisen e Same Deutz.