Non si può bloccare il business per innovare ma nemmeno continuare a ignorare la necessità di una digital transformation nel nome della business continuity. Quando l’emergenza sanitaria è cessata, le aziende di medie e piccole dimensioni si sono trovare di fronte queste due strade, entrambe sbagliate, e una terza opzione. Quella di digitalizzare processi e procedure scegliendo soluzioni tecnologiche che permettessero loro di continuare a crescere, anzi, di accelerare. È un percorso complesso e costellato di sfide IT, operative, umane e organizzative, ma anche obbligatorio.
L’accelerazione e la globalizzazione del mercato, la pervasività del digitale e la necessità di valorizzare i propri dati hanno infatti disegnato un nuovo contesto in cui serve trasformarsi per non restare indietro. E chi lo fa, deve attrezzarsi ad affrontare anche i nuovi rischi di cybercrime che un mondo iperconnesso porta con sé.
Obbligo di Digital Transformation, efficace solo se partecipata
La modernizzazione, la trasformazione e l’innovazione non sono trend post-pandemia, da decenni sono nelle agende dei manager. Ora, però, che priorità di business, driver del cambiamento ed esigenze tecnologiche stanno rapidamente convergendo, sono diventate processi inderogabili. Devono iniziare ma soprattutto non fermarsi mai.
La prima sfida che anticipa l’avvio di ogni digital trasformation è quella di comprenderne la portata e trasmetterla al proprio interno. Non si tratta infatti solo di utilizzare le tecnologie in quanto tali, ma di far evolvere applicazioni e modelli sia di business che organizzativi ripensando interi processi e, possibilmente, semplificandoli. La radicalità di intervento richiesta può spaventare, ma apre molte opportunità e permette di rispondere in modo adeguato a una domanda di mercato completamente rinnovata.
Nel 2021, oltre il 90% delle aziende era impegnata in processi di modernizzazione IT, trasformazione e innovazione, ma in Europa la percentuale di quelli appena iniziati (35%) supera quelli conclusi (29%), che in Nord America sono addirittura il 44%. Questi numeri, tratti da uno studio di Vanson Bourne, evidenziano il pericolo di trovarsi perennemente a rincorrere le realtà oltreoceano se non si affrontano le principali criticità.
Per il 58% degli intervistati riguardano le restrizioni di budget, per il 56% la carenza di competenze tecniche, ma oltre l’80% ritiene che il problema stia nella pervasività e nella drasticità del cambiamento richiesto. Per essere efficace, l’innovazione deve infatti diventare una responsabilità di tutti, un processo guidato dal CEO e dal CIO ma sostenuto da ogni dipendente. Questa è la vera sfida, rendere la trasformazione digitale una mission prioritaria, condivisa e apprezzata.
Sicurezza integrata dal punto zero e Zero Trust
Tra le tante tecnologie, oltre all’intelligenza artificiale (46%), le vere protagoniste sono quelle in ambito sicurezza (35%). Occorrono infatti forti investimenti sia per rispettare il GDPR e tutte le normative UE per la protezione dei dati, sia per non restare inermi di fronte all’aumento dei rischi cyber. Nel suo nuovo report Clusit li descrive in aumento del 10% a livello mondiale e sferrati sempre più spesso verso l’Europa (il 21% nel 2021 rispetto al 16% de 2020). L’enorme quantità di episodi non ne intacca la qualità: i casi “gravi” sono passati dal 50% al 79% in un anno, diventando anche più mirati e spietati.
Questo nuovo quadro conferma che l’allarme cybersecurity del 2020 non era isolato ma ha inaugurato una nuova era della pirateria informatica e anche della sicurezza. Diventa quindi necessario adottare strategie diverse, che tengano conto del contesto iperconnesso, aperto e privo di perimetri ben definiti e sicuri. È necessario identificare soluzioni tecnologiche che proteggano sistemi, dati e persone senza frenare la crescita aziendale, anzi, incoraggiandola. L’approccio più adeguato è quello Zero Trust, integrando la sicurezza già nella fase di ideazione dei nuovi processi perché sia più efficace ma meno impattante sulla user experience e sulla employee experience.
Questo è l’approccio suggerito anche da PwC Italia, a fronte soprattutto di alcuni recenti eventi che hanno dimostrato come vulnerabilità latenti o bug applicativi possono essere sfruttati per attacchi informatici o appropriamento indebito di informazioni. “Una delle tecniche più efficaci per contrastare queste azioni è la continua innovazione e il costante aggiornamento sia dell’infrastruttura informatica, sia della parte applicativa, integrando nei processi di progettazione l’obiettivo della piena sicurezza” spiega infatti Davide Mietto, Digital Technology Service Innovation Manager di PwC Italia. Questa società alla digital transformation e all’innovazione, aspetti cruciali per affrontare le sfide della contemporaneità, affianca anche “una particolare attenzione all’impatto ambientale a esse legato, cercando di cogliere le opportunità che i processi di trasformazione consentono”.
Tante digital transformation, agilità sempre al centro
Pur suonando ormai come una buzzword, il termine digital transformation sta ad indicare molteplici esperienze di evoluzione concrete e complesse da gestire contemporaneamente ed efficacemente.
Riguarda proprio la sicurezza quella compiuta da AcomeA. Fabio Pretagostini, Systems Engineer, spiega come, per aumentarla, si sono focalizzati sulle misure di controllo per la prevenzione e la gestione di incidenti. “Abbiamo adottato sistemi e procedure tra cui antivirus con protezione avanzata, monitoraggio delle vulnerabilità di S.O. e software per prevenire la perdita di dati, attenti a minimizzarne l’impatto sull’operatività. Per contrastare spamming e phishing, abbiamo investito nella formazione del personale, per stimolare la segnalazione attiva di mail sospette”.
Open Capital ha scelto invece di digitalizzare parte delle attività per sfruttare appieno le opportunità offerte dall’innovazione nel finance. Alessandro Chieca, Partner & Risk Manager, racconta come l’avere una struttura snella ha permesso di “definire ed implementare nuove strategie in maniera veloce ed efficace. La sfida vinta assieme al nostro partner informatico è stata portare innovazione tecnologica in un settore la cui clientela è abituata a relazioni faccia a faccia, senza mai trascurare la protezione di sistemi e dati dalla minaccia cybercrime”.
Ha scelto una mission altrettanto ambiziosa Azimut Direct, impegnata da sempre nel far incontrare la domanda di finanziamento delle PMI con investitori istituzionali attivi sul Mercato dei Capitali. Il suo obiettivo era “eliminare complessità e lungaggini nelle pratiche, da sempre un grosso ostacolo alla crescita delle imprese”. Alessandro Merlini, COO, racconta che “per raggiungerlo la tecnologia è stata fondamentale. Ci ha permesso di automatizzare, efficientare e valutare costantemente i nostri processi ponendo una particolare attenzione agli aspetti di cyber security. Partner tecnologici affidabili, con competenze specifiche nell’ambito finanziario, ci hanno aiutato a finalizzarli mantenendo il nostro focus”.
Dal punto di vista di uno di questi partner, ciò che è fondamentale comprendere per digital transformation vincente è che “l’evoluzione va compiuta non solo a livello di tecnologia e di processi ma anche di persone. La cultura dell’innovazione è alla base di ogni successo” spiega Vittorino Parenti, Co-Founder e Code Director di THUX. Aiutare le aziende ad adottare questo approccio è proprio la mission di THUX che crea progetti su misura per ogni cliente – dal ridisegnare processi, allo sviluppare nuove piattaforme o rivedere la customer experience – supportandolo con servizi di consulenza tecnologica e soluzioni in ambito Cyber Security, Cloud Transformation e Next Generation Networking (in linea con i requisiti delle compliance al GDPR, ISO27001 e NIST). Spaziando in diversi settori e contesti, THUX ha “trasformato” tante realtà, dalle più “acerbe” alle più proattive. Ogni volta è una sfida diversa ma i fattori decisivi sempre gli stessi tre: “spinta all’innovazione, agilità di pensiero e di esecuzione”.