ORLANDO – A fronte del decremento costante del mercato dei server, i sistemi basati su Linux hanno avuto lo scorso anno un andamento positivo. Hanno superato la quota dei server Unix, in costante declino, e rappresentano ormai oltre un quinto dei ricavi sul mercato totale dei server, secondo dati Idc. “Il numero dei server fisici e il relativo fatturato si sta riducendo, ma questo declino sarà compensato dalla crescita di carico di lavoro nei data center, soprattutto per l’aumento delle applicazioni, rilasciate anche dai nostri partner, in logica cloud rispetto a quelle vendute on premise. Il software on premise sopravviverà per molti anni ancora, ma le imprese sono già pronte a intraprendere il percorso verso il cloud – ha dichiarato Michael Miller, Vice President of Global Alliances & Marketing di Suse Linux, intervistato da ZeroUno in occasione di SuseCon 2013, la convention rivolta a clienti e partner per fare il punto sulle novità open source in ambito cloud computing, big data e data center e che ha visto keynote di partner strategici come Sap, Ibm e Cisco. “È fondamentale nella nostra strategia la disponibilità delle nostre soluzioni su public cloud, per consentire ai clienti una transizione graduale e dare la possibilità da subito di connettere i data center on premise con il private cloud e con le soluzioni Suse su public cloud – ha aggiunto Miller, indicando in Suse Linux il sistema operativo dominante per l’infrastruttura cloud. Ha ricordato anche la presenza di Suse nella maggior parte delle imprese che stanno sviluppando cloud privati e nei principali ambienti cloud pubblici, come Amazon, Microsoft Azure, Google Cloud.
Cloud ma non solo, nel futuro di Suse
“Molte imprese stanno analizzando la tecnologia e hanno in corso progetti pilota per la costruzione di private cloud, che prevediamo saranno rilasciati in produzione nei prossimi 15-18 mesi", ha detto a ZeroUno Nils Brauckmann, President and General Manager di Suse Linux. Un ruolo fondamentale sarà svolto da OpenStack, il sistema operativo open pensato per il cloud, sviluppato da una comunità indipendente che vede il contributo dei principali vendor coinvolti nell’offerta cloud, a cui anche Suse aderisce.
Ma per la crescita nel breve, Suse punta soprattutto sul mercato di sostituzione di Unix, dove il principale competitor è Solaris di Oracle. “Il cloud sta crescendo ma per il futuro prossimo ci sono anche altri business driver, come la convergenza su Linux delle applicazioni oggi su Unix; penso agli Erp e ai data base, costretti a usare un hardware molto costoso e poco flessibile – ha sottolineato Brauckmann – In molti casi, queste applicazioni business critical migreranno verso un sistema operativo open come Linux potendo sfruttare la maggior economicità dei server; è un processo da tempo avviato”. Come certifica Idc, metà delle applicazioni sono già migrate, ma restano ancora le aree mission critical, quelle caratterizzate da workload dati e applicativi più intensi. “Per noi è una buona notizia, visto che la nostra piattaforma Suse Linux Enterprise è la più adatta per un data intensive workload, un mercato che alimenterà ulteriormente la nostra crescita”.
Un business solido che cresce a due cifre
A due anni dall’acquisizione da parte del Gruppo Attachmate di Novell che aveva a sua volta acquisito Suse nel 2004, Suse opera nuovamente come business unit indipendente, con ottimi risultati. Lo scorso anno è cresciuta di oltre il 22% e nel core business basato sui server enterprise è andata ancora meglio, con un incremento del 27% del fatturato, superiore alla crescita del mercato. Del 27% sono cresciuti anche i clienti attivi che ora superano i 19mila a livello mondiale. L’area dove la società è cresciuta maggiormente è stata il Nord America nel quale realizza il 47% del fatturato, mentre è in atto un’espansione anche nel mercato cinese. “Arrivata al suo ventunesimo anno di esistenza, Suse [la società è nata a Norimberga, dove tuttora si trova il quartier generale, ndr] si può considerare un’azienda profittevole e stabile, con elevate competenze ingegneristiche, molto focalizzata sulla tecnologia”, ricorda Brauckmann.
Sono basate su Suse oltre il 70% delle applicazioni Sap su Linux e oltre l’80% dei mainframe Linux. Usano Suse Linux Enterprise Server l’80% delle aziende Fortune 500 statunitensi di aerospazio e difesa e i due terzi delle Fortune 100 globali, come la quasi totalità delle imprese del settore automotive al mondo. Utilizzano Suse anche la metà dei maggiori supercomputer al mondo.
“Continueremo a investire su Suse Linux Enterprise, che rappresenta il nostro core business”, ha aggiunto Brauckmann, annunciando la prossima versione, prevista per la primavera 2014 e la scelta di espandersi, in modo pragmatico e graduale, anche in alcune aree contigue alle core competence, come il mercato del distributed storage. “Riteniamo che la tecnologia sia ormai matura per poter offrire ai clienti soluzioni sicure di storage molto meno costose delle attuali”, ha precisato.
Le partnership strategiche con hardware e software vendor
Suse deve però competere in un mercato ancora dominato da RedHat.“Lavoriamo sullo stesso kernel Linux e collaboriamo con la community per innovarlo e renderlo sicuro e utilizzabile per le imprese – sottolinea Brauckmann -. Suse garantisce però maggiore interoperabilità e ottimizzazione per ambienti It eterogenei. Abbiamo inoltre un approccio più esteso nel supporto agli hypervisor e un approccio più forte e aperto alle alleanze di RedHat”.
Microsoft è uno dei principali partner. Proprio in occasione di SuseCon 2013, ecco l’annuncio di Suse Manager Management Pack per Microsoft System Center che consente agli amministratori di gestire da una console centrale ambienti fisici e virtuali Linux e Windows. “Collaboriamo con Sap dall’inizio degli anni 2000 e siamo impegnati a ottimizzare le applicazioni del vendor sulla nostra piattaforma Linux, per rendere più facile e rapida l’installazione, ottimizzare la performance e poter utilizzare hardware meno costoso”, aggiunge. Un altro partner software particolarmente importante è VmWare, mentre in area hardware i partner globali sono Cisco, Dell, Hp, Ibm.
Open è più efficiente
Ma parlando di partnership, le comunità autonome open source rappresentano uno dei punti di forza di Linux, come di ogni altro software aperto, in quanto garantiscono il contributo al testing e al miglioramento dei nuovi sviluppi. L’apertura del codice favorisce inoltre lo sviluppo di applicazioni e prodotti la cui numerosità resta uno dei più potenti driver per l’adozione da parte degli utenti finali. Suse sostiene finanziariamente e con la partecipazione dei suoi ingegneri la comunità OpenSuse che ha svolto la propria convention nel week-end successivo a SuseCon lanciando la versione 13.1 del sistema operativo free. L’adozione dei prodotti free, che Suse favorisce, in molti casi rappresentano il primo livello di sperimentazione per le imprese. “Spesso i clienti si avvicinano a Linux grazie a OpenSuse, ma se devono utilizzarlo nelle aree business critical passano poi alla distribuzione Linux che garantisce supporto e stabilità di livello enterprise”, conclude Miller.