Tre utenti su quattro si lamentano delle performance del software applicativo che hanno installato (sia standard che fatto ad hoc) e denunciano costi da capogiro legati a questo problema. E’ quanto risulta da un’indagine che Compuware, società di Detroit specializzata in software e servizi per l’ottimizzazione degli investimenti Ict (in Italia, tel. 02.661231; www.compuware.it) ha svolto poco tempo fa presso It manager di grandi aziende, inviando un questionario cui hanno risposto 358 imprese, di cui 38 italiane, di 14 paesi europei (più il Sud Africa), .
Dai dati emersi, sembra che i costi sopportati siano correlati alle dimensioni aziendali, visto che se le aziende che denunciano perdite superiori ai 500 mila euro l’anno sono il 25,8% del totale, tra quelle con più di 5000 addetti la quota sale al 37,4%. Ma l’indagine non si ferma alla pura e semplice rilevazione dei danni; cerca anche di indicarne le cause. E qui vengono le sorprese.
Per cominciare, ed è un dato inaspettato, visto che si parla di grandi imprese, due aziende su tre non si preoccupano di valutare economicamente il rischio che la messa in produzione di nuove applicazioni non vada a buon fine. Troppo facile dire che dovrebbero farlo, visti i costi evidenziati. Inoltre, evidentemente, qualcosa non funziona nella pianificazione, visto che il 55% dei responsabili dei processi aziendali non sa indicare quali moduli applicativi siano da considerare critici per l’azienda. Risultato: il 45% dei responsabili It ha candidamente dichiarato che, in assenza di precise indicazioni, hanno fatto del loro meglio, testando quante più funzionalità possibili, senza però sapere se queste erano critiche oppure no.
Ma, sottolinea Jean Baptiste Dezard, direttore marketing e comunicazione di Compuware Sud Europa: “Non è pensabile di poter testare un numero significativo di funzionalità di applicazioni complesse”. Ed ecco che i problemi vengono alla luce solo quando l’applicazione è già in produzione.
Si tratta quindi di adottare un processo di risk assurance. E su questo fronte, Compuware ha messo a punto una metodologia di test basata sul fattore di rischio che analizza il flusso applicativo end-to-end e permette di individuare con precisione i punti dove si verificano problemi. Questi possono essere dovuti a difetti di integrazione con altri software, ad errate parametrizzazioni o a conflitti con le pratiche aziendali, tutti fattori sui quali si può intervenire prima del lancio in produzione evitando così problemi agli utenti e i costi relativi.
I problemi rilevati possono ovviamente anche dipendere da errori propri del software, di architettura o di codifica. Una segnalazione di questo tipo è di aiuto immediato nel caso di software sviluppato in casa, ma non solo: “Compuware è impegnata su due fronti – sottolinea Dezard – Può fornire alle aziende strumenti per minimizzare i rischi delle installazioni riducendo i costi causati dai malfunzionamento ed aumentando la soddisfazione degli utenti. Ma i suoi prodotti possono anche aiutare i produttori di software ad aumentare la qualità dei loro prodotti. Ad esempio Business Objects è un nostro cliente, così come altri produttori meno famosi”.
Jean Baptiste Dezard: direttore marketing e comunicazione
di Compuware Sud Europa