La PEC europea ora è realtà, l’ecosistema digitale comunitario compie così un nuovo passo avanti nella complessa sfida per l’interoperabilità e la standardizzazione. Una sfida che ne nasconde un’altra, quella di far percepire l’importanza dell’evoluzione compiuta a imprese e PA perché la traducano in effettivi vantaggi, anche per i cittadini. Nell’approvazione del nuovo standard ETSI che ha potenziato la PEC, l’Italia ha giocato un ruolo di rilievo sul piano internazionale, confermando fuori confine la sua leadership nella trasformazione digitale e nei Trust Services. Ad annunciare questa estensione della PEC è stata infatti AgID, assieme ai Gestori di Posta Elettronica Certificata riuniti in AssoCertificatori.
Il nuovo standard in meno di 3 anni
Conquistando l’unanimità dei consensi in tempo record e senza necessità di revisioni, il nuovo ETSI EN 319 532-4 rende effettiva l’interoperabilità a livello europeo dei sistemi di eDelivery qualificato in conformità con il Regolamento eIDAS, basato sull’utilizzo di REM. Questo protocollo di trasporto è un sistema “non chiuso” che offre metodi di verifica semplici, punti di accesso e regole chiari.
Grazie all’utilizzo di firma digitale e marche temporali, REM è in grado di individuare “cosa” viene incrociato e condiviso tra i sistemi. A precisare invece “come” rendere interoperabile un sistema di messaggistica email qualificato e certificato c’è il CSI (Common Service Interface). Definito dal nuovo protocollo, è lo strumento chiave per garantire un dialogo sicuro tra i Gestori di servizi di recapito qualificato e, quindi, anche tra cittadini, imprese e Stati Membri.
Il raggiungimento di questo traguardo è frutto di oltre due anni di lavoro. Era il 2019 quando AgID ha istituito un gruppo di lavoro nazionale per far evolvere la PEC in servizio di recapito elettronico certificato qualificato. Il necessario aggiornamento dello standard ETSI allora esistente ha comportato significative integrazioni a cui, dal 2020 in poi, hanno contribuito anche altri Stati Membri. Il 2021 si è aperto con la definizione dei requisiti minimi da rispettare ai fini dell’interoperabilità europea. Un passo essenziale per riallineare lo standard, pubblicarne il draft a gennaio 2022 e farlo approvare a giugno.
Il valore probatorio della PEC: nuove soluzioni e scambi più agili
Utilizzata a fine 2021 già da 13 milioni e 900 mila soggetti, la PEC ha da subito visto riconosciuto il merito di ridurre il consumo di carta, tempo, risorse e trasporti. La sua evoluzione pan-europea rappresenta però una svolta significativa che ne amplifica il valore nei rapporti tra aziende e Pubblica Amministrazione, anche nel contesto del PNRR. Con questo passaggio, infatti, la PEC vede corretti i suoi punti deboli grazie all’integrazione dell’identificazione certa di mittenti e destinatari, della certificazione dell’integrità del contenuto delle comunicazioni e dell’opponibilità verso terzi della data/ora d’invio e dell’avvenuto invio/ricezione dei messaggi.
É per questo passaggio che “l’europeizzazione della PEC” va ritenuto una pietra miliare nella crescita dell’ecosistema europeo. Grazie all’interoperabilità e alla standardizzazione di questo servizio, ora si potranno ottenere soluzioni di mercato a livello europeo liberamente usabili e integrabili nei processi digitali di PA e privati, garantendo a ciascuno l’indipendenza sulle singole applicazioni.
C’è un secondo risultato importante legato all’aggiornamento dell’ETSI, che in futuro diventerà cruciale. La nascita di una comunità distribuita di tecnici incaricata di mantenere aggiornato lo standard. Una sorta di assicurazione sulla vita per questo nuovo servizio che rende l’Europa più Europa e più agile.