Digital360 Awards

Andrea Provini: oggi i CIO devono comprendere il peso del loro ruolo

Andrea Provini, Global CIO di Bracco e presidente di AUSED, analizza le nuove sfide che i CIO si trovano ad affrontare. A partire dalla responsabilità legata all’interpretazione del processo di trasformazione digitale.

Pubblicato il 13 Set 2022

Andrea Provini

ZeroUno: Nel 2022 sei stato eletto per la quinta volta presidente di AUSED, una delle più importanti associazioni che raccolgono i CIO italiani. Partiamo da qui: qual è il ruolo dei CIO oggi nel nostro paese?

Andrea Provini: Il ruolo del CIO, da sempre, è qualcosa di molto difficile da definire in maniera bidimensionale. Nell’era della trasformazione digitale, un CIO nella sua “giornata tipo” si trova ad affrontare un numero impressionante di tematiche diverse. Oltre agli aspetti più squisitamente tecnici, ci viene chiesto di gestire aspetti che variano dal demand planning al consolidamento, passando per la ricerca di nuovi talenti e la definizione delle strategie di business. Insomma: qualcosa di molto diverso da quell’immagine che lo lega ancora a un ruolo esclusivamente tecnico.

Lo shock della pandemia e il suo impatto

ZeroUno: Dopo l’emergenza legata alla pandemia da Covid 19, che ha obbligato tutte le aziende a puntare con forza sullo smart working e sull’uso intensivo degli strumenti tecnologici, il ruolo del CIO ha assunto una visibilità diversa.

Andrea Provini: Chi fa questo lavoro difficilmente si scompone di fronte a un’emergenza, anche perché ogni “go live” è, da sempre, un’emergenza. Possiamo dire che i CIO, nel nostro paese, hanno dimostrato un’ottima capacità di gestire una situazione tutt’altro che semplice. Sotto un certo punto di vista, la categoria ha dimostrato di avere un ruolo di primo piano tra i C-Level e che il percorso che i CIO hanno compiuto negli ultimi anni ha fornito loro quelle competenze che li rendono protagonisti nel percorso di digital transformation. In questa fase, come categoria abbiamo la possibilità di valorizzare ulteriormente il ruolo.

ZeroUno: Un altro cambiamento che stiamo attraversando è quello geopolitico. Le tensioni internazionali sembrano aver definitivamente disarticolato quel quadro di “globalizzazione felice” che ormai davamo tutti per sedimentato. In che direzione è probabile che vada questo cambiamento?

Andrea Provini: La guerra in Ucraina porta necessariamente a rivedere determinate logiche anche nel mondo della tecnologia. Paradossalmente, il cambiamento non è necessariamente in peggio. Il modo in cui è stata interpretata la globalizzazione, e in particolar modo la fortissima spinta verso l’esternalizzazione off shore, ha avuto una serie di conseguenze che abbiamo messo a fuoco troppo tardi.

Il risultato è stato un sistema complessivo che non corrispondeva alle attese, sia sotto il profilo della gestione delle risorse, sia sotto quello sociale. L’adozione dell’esternalizzazione del lavoro, per esempio, non ha portato i risultati immaginati. Da un lato ha impattato sui paesi in cui le aziende hanno deciso di spostare produzione e servizi all’estero, dall’altro ha spesso disatteso le previsioni di ricadute positive sui “nuovi” lavoratori. Certo: gli impatti, anche a lunga scadenza, ci saranno. Soprattutto per chi opera in più paesi e si trova improvvisamente “orfano” di quel processo di espansione globale che ha caratterizzato gli ultimi anni. Penso però che sia necessario analizzare quello che sta succedendo per capire come adattarci al nuovo quadro.

Innovazione e sostenibilità

ZeroUno: Parlando di cambiamenti, oggi sul tavolo c’è la crisi climatica e ambientale. Anche qui, serve uno scatto deciso.

Andrea Provini: Il tema della sostenibilità non è rimandabile e, anche in questo caso, dobbiamo per prima cosa ragionare sugli errori che sono stati commessi in passato. Un esempio banale è quello dell’uso dei sistemi di communication and collaboration: quando ci siamo trovati obbligati a usarli nel periodo pandemico, ci siamo resi conto anche che non aveva senso attraversare l’Atlantico in aereo per partecipare a un meeting.

Lo abbiamo fatto tutti, ma di fronte alla consapevolezza di dover reinventare l’intero sistema in un’ottica sostenibile, nessuno può più ignorare questa prospettiva. Il rischio, in caso contrario, è che la reazione alle varie crisi assuma caratteri aggressivi come quelli cui stiamo assistendo oggi. Chi lavora nel settore dell’innovazione ha la responsabilità di facilitare questa trasformazione non solo fornendo gli strumenti necessari, ma anche contribuendo alla formazione di una cultura diversa.

Un processo collettivo per definire la trasformazione digitale

ZeroUno: Quella che descrivi è una sorta di agenda, per lo più con aspetti decisamente ambiziosi. Come portarla avanti?

Andrea Provini: La dimensione associativa, nella categoria, ha un valore fondamentale. Eventi come quello in programma a fine settembre a Lazise, che vedrà le associazioni raccolte intorno al CIO SummIT e al Digital360 Awards, sono un’occasione per ragionare collettivamente sul ruolo di chi lavora nell’innovazione attraverso prospettive diverse: CIO, esperti di comunicazione, sviluppatori e fornitori di tecnologie e soluzioni. Insomma, è un ecosistema che permette di mettere a valore esperienze diverse e arricchire tutti i partecipanti. Se torniamo ai temi di cui abbiamo parlato, la presenza di una community diventa fondamentale per poter affrontare in maniera efficace le difficoltà, anche quando hanno caratteri straordinari come quelle di cui abbiamo trattato.

ZeroUno: Oltre all’aspetto strettamente legato alla vita associativa, che cosa ti ha dato in questi anni rivestire il ruolo di presidente di un’associazione come AUSED?

Andrea Provini: Una delle cose che mi ha insegnato l’attività associativa è imparare a gestire meglio il tempo. Spesso, anche senza rendercene conto, gestiamo male il tempo a nostra disposizione. Avere il carico di lavoro ulteriore legato all’associazione mi ha obbligato a diventare più efficiente, definendo le giuste priorità per garantirmi il tempo necessario per gestire i diversi piani. È una capacità terribilmente utile, soprattutto nei momenti “critici” in cui gli impegni si cumulano.

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