Due biografie, uscite qualche mese fa, a poca distanza l’una dall’altra, esaminano con 800 pagine in tutto (risultato di una grande ricchezza informativa ma anche di una certa prolissità di esposizione) la vita privata e quella imprenditoriale di Larry Ellison, l’ideatore e il padre-padrone di Oracle. Due letture curiose, date le caratteristiche del personaggio, che costituiscono però un buon aiuto anche per capire certi comportamenti di un’azienda mossa da un leader tanto agguerrito da puntare a distruggere Peoplesoft, a vincere Sap, ad eliminare il mondo dei Pc di Microsoft (la sua nemica di sempre), e, perché no? a superare anche Ibm.
La prima biografia è la più imponente delle due (509 pagine) ed ha tutti i crismi dell’ufficialità. Scritta da Matthew Symonds, redattore della prestigiosa testata «The Economist», e pubblicata con note a pie’ di pagina dello stesso Ellison, si intitola significativamente Softwar. Edita da Simon & Schuster, costa 28,00 dollari. La seconda, scritta da Karen Southwick, una giornalista che ha lavorato per «Forbes» e per diverse testate statunitensi, dal «San Francisco Chronicle» alla specializzata «CNet», ha un titolo ancora più provocatorio: Everyone else must fail, tratto da una frase attribuita a Genghis Kahn e che Ellison citerebbe spesso. Edita da Random House–Business books, conta ‘solo’ 307 pagine ma costa quasi come la prima: 27,50 dollari.
Larry Ellison, nato nel 1944 a Manhattan, abbandonò presto gli studi universitari per dedicarsi all’attività di programmatore. Può sembrare strano, ma per anni questo grande tycoon lavorò con scarsa convinzione, prevalentemente nei fine settimana, preferendo dedicarsi a passioni quali il kayak e la bicicletta. Solo nel 1977, all’età di 33 anni, decise di sviluppare un database e di fondare una sua società per metterlo sul mercato. L’idea dell’architettura da seguire gli venne dalla lettura di due documenti prodotti dai ricercatori Ibm. Uno, dell’ormai celebre Ted Codd, era sulla struttura relazionale: l’altro sulla definizione di un linguaggio strutturato per la ricerca, ed è curioso notare come l’acronimo di questo strumento (Sql, cioè Structured query language) avrebbe anni dopo contraddistinto l’offerta database dell’arcinemico. La prima versione del database Oracle vide la luce nel 1979, implementata su piattaforme Digital: dapprima sui minicomputer Pdp-11 e successivamente sui sistemi Vax. Il primo grande cliente di Ellison fu la Cia.
Il grande successo di Oracle, però, giunse qualche anno dopo, quando il database venne riscritto completamente in linguaggio C (Oracle 3, rilasciato nel 1983), e fu concepito in modo da poter essere successivamente adattato a diversi sistemi operativi. La grande e monolitica Ibm di quegli anni, vuoi per lentezza decisionale, vuoi per lo scetticismo nei confronti delle teorie dei propri ricercatori, era rimasta indietro. Il rilascio di Db2, il database relazionale di ‘Big Blue’ avvenne infatti soltanto nel 1985, sei anni dopo il primo varo di Oracle e due dopo la versione multiplatform.
Nel 1986, quasi contemporaneamente a Microsoft, Oracle fece il proprio ingresso in Borsa, con l’obiettivo dichiarato di raddoppiare il fatturato ogni anno. In effetti, tra il 1986 e il 2001 le entrate di Oracle si sono moltiplicate a dismisura, passando da 20 milioni di dollari a 11 miliardi. Oggi il valore della società, che ha più di 40 mila dipendenti, è di circa 70 miliardi di dollari.
In questi anni Oracle ha attraversato alcune crisi, la più grave nel 1990, mentre Ellison è passato attraverso tre divorzi (si è sposato per la quarta volta nello scorso febbraio) ed ha acquisito tutti i tic caratteristici del miliardario (ivi compresa la sostituzione del kayak con la costosissima partecipazione all’avventura della Coppa America). Forse anche perché accusato da sempre di essere un accentratore e di avere spinto Oracle verso politiche commerciali troppo aggressive, all’inizio di quest’anno Ellison ha lasciato il posto di presidente della società a Jeff Henley, il Cfo che aveva chiamato per salvare Oracle dalla crisi del 1990 e che dev’essere davvero bravo per essere riuscito, con un ‘boss’ del genere, a rimanere in sella.
Ma, presidente o non presidente, Larry Ellison, con la carica di Ceo che continua ad avere e con in mano circa una quarto delle azioni, è ancora e sempre la mente e l’anima della società. Né potrebbe essere altrimenti. Oracle è la sua creatura e secondo chi ha lavorato con lui è indissolubilmente legato all’azienda, tanto che molti dicono: «Larry is Oracle and Oracle is Larry».