Il 2014 secondo Akamai: tra innovazione e sfide alla sicurezza

In un mondo iper-connesso, aumentano le opportunità per generare nuovi modelli di business, ma per contro aumentano anche le minacce e il numero di attacchi informatici. Le previsioni del vendor per i prossimi mesi.

Pubblicato il 14 Feb 2014

MILANO – Mentre il 2013 ha da poco chiuso i battenti, si aprono nuove frontiere sul piano dell’innovazione. La digitalizzazione imperversa nell’esperienza quotidiana e il web abilita nuovi modelli di business. In questo scenario dinamico si inserisce Akamai, pioniere nell’offerta di soluzioni cloud per la distribuzione di contenuti online e applicazioni a tutto vantaggio della user experience. Perché, come spiega Luca Collacciani, Regional Manager della multinazionale, “la fruizione del web deve essere immediata e intuitiva, mentre ogni disservizio viene pagato con l’abbandono (spesso definitivo) da parte dell’utente”.

Luca Collacciani, Regional Manager di Akamai

Sono le regole della Rete, che troveranno un’applicazione sempre maggiore alla luce dei trend tecnologici prospettati dal vendor per il 2014, Internet of Things in primis. “Oggi – cita il manager – sono 1,9 miliardi i dispositivi connessi: per Abi Research saranno addirittura 30 miliardi nel 2020. Un trend che può avere risvolti positivi nei settori di pubblica utilità, come la gestione di acqua, energia, rifiuti, traffico”. Ma tutta questa “iper-connettività” mette a dura prova l’efficienza della rete e implica un panorama web sempre più frammentato, che richiede la capacità di ottimizzare in modo intelligente l’erogazione di contenuti e applicazioni a seconda di dispositivo, browser e connessione.

Chi però sarà in grado di cogliere la sfida, darà vita a nuove forme di business disruptive in grado di scardinare i modelli tradizionali: “È il caso di Uber – cita Collacciani -, una app che consente di chiamare un taxi privato e compete con la lobby dei taxisti”. Tra i simboli dell’innovazione tecnologica, Collacciani ricorda bitcoin, la cyber moneta che permette transazioni peer-to-peer senza il controllo di un’autorità centrale.

Una nuova difficile sfida sul fronte della sicurezza, dove Akamai prospetta un panorama a tinte fosche caratterizzato da un +30% di attacchi DDoS nel 2013 rispetto all’anno passato.

Rodolfo D’Agostino, Partner Solutions Engineer di Akamai

La stima arriva dal report trimestrale State of the Internet, che raccoglie i dati estratti dalla Akamai Intelligent platform, l’infrastruttura cloud del vendor composta da 141.000 server localizzati in 90 Paesi, che gestisce quotidianamente dal 15 al 30% del traffico web globale. “Tra le ultime tendenze – racconta Rodolfo D’Agostino, Partner Solutions Engineer della società -, abbiamo rilevato il sorpasso dell’Indonesia sulla Cina come principale Paese responsabile degli attacchi malevoli. Gli attacchi si stanno spostando sempre più dalla porta 445 Microsoft-Ds, prima bersaglio principale, verso le porte 80 (http) e 443 (https) per l’accesso al web”. Si alzano dunque i livelli di allerta su Internet, mentre gli attacchi sono sempre meglio targettizzati e le tecniche DDoS si fanno più smart: “Non puntano più sui volumi di traffico – dice D’Agostino, e impiegano meno risorse per generare maggiori effetti. Il traffico malevolo è mascherato e non si distingue da quello legittimo, mentre cresce il numero di minacce: le richieste di intervento da parte dei nostri clienti sono aumentate da 230 nel 2010 a 1000 nel 2013. In Italia [dove il vendor sostiene di gestire il 90% e l’80% del traffico rispettivamente nei settori Media ed eCommerce, ndr] ci sono più attacchi contro le istituzioni govenative, soprattutto in occasione di eventi con maggiore visibilità politica”.

Ed è proprio alla luce di questi dati allarmanti che, lo scorso 2 dicembre, Akamai ha siglato per 370 milioni di dollari l’acquisizione di Prolexic, società specializzata nella protezione contro gli attacchi di DDoS con l’obiettivo di un’offerta di sicurezza sempre più completa.

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