La convergenza tra industrie tradizionali e tecnologie digitali è una assoluta necessità, e non solo in risposta alla pandemia. L’evoluzione del mercato globale procede a velocità crescente e solo investendo in innovazione e integrando tecnologie emergenti come AI, 5G, IoT e cloud computing si può riuscire a tenere il passo.
La rapida diffusione di questa consapevolezza ha portato a una “digitalizzazione di massa” e a una conseguente impennata della richiesta di potenza di calcolo, fattore chiave per la ripresa. Le “pretese” a livello di computing aumentano quindi di pari passo con il valore dell’economia digitale che, entro il 2025, sarà il 41,4% del PIL globale. Una percentuale che diventa il 44,6% per i Paesi sviluppati e il 24,8% per quelli in via di sviluppo, dove è però compensata da un tasso di crescita quasi doppio (4,7% vs 2,4%).
Italia “in fase di avvio” anche nella corsa ad AI e edge computing
Attraverso il “suo” Global Computing Index, IDC ha indagato come potenza di calcolo, PIL ed economia digitale crescano sinergicamente. Esplorando le dinamiche di 15 Paesi in sei continenti, li ha divisi in leader, in ascesa e in avvio (startup).
I primi sono USA e Cina, sempre più irraggiungibili da tutti gli altri e sempre più in concorrenza tra loro. Possono contare su una potenza di calcolo inedita, su un consolidato mercato e su solide infrastrutture. Puntano sull’edge computing, senza trascurare la sfida della sostenibilità degli hyperscale data center ospitati.
Tra i Paesi in ascesa ci sono Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Canada, Corea del Sud e Australia. Facendo leva su risorse economiche e tecnologie emergenti, implementano strategie di sviluppo digital first, spesso AI-based. L’Europa mostra maggiore sensibilità verso gli ESG: entro il 2023 investirà più di 60 miliardi di dollari in innovazione a supporto dello sviluppo sostenibile.
Sempre più alle “calcagna” dei Paesi in crescita, ci sono quelli “startup” che sfruttano i vantaggi da “late-mover”, migliorando la propria infrastruttura. L’Italia è l’unico paese sviluppato in questa categoria, con un ampio margine di miglioramento in investimenti in nuove tecnologie ma notevoli progressi in infrastrutture a supporto. L’India, intanto, con il suo primato mondiale per base di utenti, spesa e tasso di crescita, si prepara alla promozione a “Paese in ascesa”.
Ciascun gruppo presenta diversi approcci rispetto alle componenti del Global Computing Index, da analizzare singolarmente per meglio comprendere le dinamiche
- Capacità di calcolo: riguarda gli investimenti e mostra uno spostamento verso l’edge computing, piattaforma importante per 5G, IoT, robotica e AI. La spesa mondiale per i server a essa dedicati rappresenterà il 24,9% del totale entro il 2025, in Europa quasi il 30% delle organizzazioni implementerà applicazioni edge a breve, partendo da trasporti, logistica, produzione ed energia. A fianco c’è l’intramontabile AI su cui molti Paesi, Cina in primis, continueranno sempre di più a puntare: l’AI computing coprirà il 25% della spesa globale in potenza di calcolo entro il 2025.
- Efficienza IT: misura l’utilizzo della potenza di calcolo e mette in luce un boom degli investimenti in infrastruttura cloud nei Paesi leader e in crescita (rispettivamente 60,7% e 31,7%). Riguarda anche quelli in avvio la tendenza ad adottare architetture multi-cloud e hybrid cloud.
- Livello applicativo: sarà la principale voce di spesa in computing del futuro, per app di big data, IoT, blockchain e robotica. A prevalere sono però quelle AI-based, in forte e continua tra i leader, con il prevalere di modelli pre-addestrati, la nuova base per l’innovazione di scala.
- Infrastrutture: fattore essenziale che abbraccia forma e PUE dei data center, infrastruttura di rete e di storage. Tutto ciò che garantisce capacità di calcolo, efficienza e alta qualità applicativa. Due sono le sfide in corso, quella degli hyperscale, da rendere green, e quella dei data center modulari, da raffreddare in modo più efficiente.
Finanza, manufacturing, Telco e sanità: dove il computing disegna il futuro
Patrimonio di alcuni ma necessità di tutti i Paesi, la capacità di calcolo impatta trasversalmente anche dal punto di vista settoriale. Nel mondo internet in primis: le imprese hanno utilizzato il 90% dell’infrastruttura IT acquistata per implementare il cloud computing, spingono sulle tecnologie emergenti e coprono quasi il 30% della spesa globale per i server.
Ci sono però anche altri ambiti che sembrano aver compreso in fretta il peso competitivo del computing.
Finanza: ha adottato l’IA molto presto per ottimizzare il controllo dei rischi, la collaborazione artificiale e i chatbot per il servizio clienti. Investe in potenza di calcolo sia per ridurre i costi di gestione, sia per migliorare i tassi di fidelizzazione e conversione.
Manufacturing: superato dalla finanza, resta il settore tradizionale che utilizza il più alto livello di potenza di calcolo. Nel 2021 i suoi investimenti sul computing erano il 12% del totale mondiale. Una scelta mirata a supportare gli ERP e a introdurre IoT e robotica su cui il settore ha già investito nel 2021 rispettivamente il 37% e oltre il 60% del totale mondiale.
Telco: tra le tecnologie predilige 5G e cloud computing, per potenziare sistemi di supporto al business (BSS), aumentare la fidelizzazione dei clienti e ottimizzare sistemi di supporto alle operazioni (OSS). Obiettivo finale: efficienza. Con nuovi orizzonti in vista, dai trasporti smart al gaming, dalle connected car alle app AR/VR.
Sanità: più la popolazione mondiale invecchia, più serve potenza di calcolo per assicurare alti livelli e ampia diffusione delle cure. IDC in questo settore rileva una crescita degli acquisti di infrastrutture IT con un focus sui sistemi informativi e sull’interoperabilità dei dati. Le priorità sono migliorare la capacità operativa e la continuità dei servizi, assicurare risposte tempestive h24 e mantenere elevati livelli di sicurezza.
Collaborazione aperta: la to do list dei leader per evitare futuri colli di bottiglia
Diventata uno degli indicatori principali per misurare lo sviluppo dell’economia digitale di un Paese, la potenza di calcolo è fondamentale anche per migliorarne la competitività. La pandemia ha dimostrato quanto siano oggi interconnesse le economie nazionali, tanto da costringere a un “altruismo interessato”. Per il settore computing, IDC fornisce addirittura una dettagliata lista di “TO DO” per i Paesi leader e in crescita.
Il paradigma da implementare è quello di una cooperazione aperta e attenta ai rischi politici internazionali che impattano sulle sinergie tra Paesi. Non mancheranno le sfide nella condivisione transfrontaliera delle informazioni, nella localizzazione delle infrastrutture, nella regolamentazione internazionale e nella governance. I Paesi leader, però, avviata la propria strategia, secondo IDC devono costruire un nuovo meccanismo per guidare la globalizzazione attraverso l’economia digitale. Ecco come:
- formazione di un meccanismo di cooperazione e scambio diversificato e multilivello
- creazione di una piattaforma open-source
- partecipazione alla formulazione di standard internazionali e meccanismi di governance dei dati
- rafforzamento della cooperazione per la formazione e la ricerca di talenti IT
- potenziamento dello sviluppo green
- fornitura di infrastrutture digitale per il mondo
- miglioramento del sistema di governance globale
Compiti ambiziosi, obiettivi non scontati che richiedono una buona dose di capacità di visione, oltre che di calcolo. Saranno però i paesi più attivi in questi frangenti con poco ritorno di business immediato, ad avere una maggiore prospettiva di sviluppo digitale negli anni.