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Data Center e adattamento climatico: a Strasburgo un esempio di iper-resilienza e sostenibilità

Può raffreddare un server per 10 ore con l’acqua contenuta in un bicchiere, ha pareti resistenti al fuoco per due ore e componenti smontabili e ricondizionabili al 100%. A Strasburgo un nuovo modello di data center iper-resiliente e sostenibile mostra come rispondere alle emergenze attuali, energetiche e ambientali, senza rinunciare a performance e innovazione. 

Pubblicato il 07 Ott 2022

data center iper resiliente

Sul sito di un incendio del 2021 che aveva distrutto un data center e danneggiato alcune parti di un secondo, ne nasce uno completamente nuovo, iper-resiliente e sostenibile. SBG5, realizzato da OVHCloud, è un concentrato di innovazione soprattutto nei campi della prevenzione incendi e riduzione di consumi idrici ed energetici. È una risposta al passato e alle attuali più forti emergenze, declinando su questo tipo di infrastruttura quell’adattamento climatico oggi sempre più necessario. Rappresenta un potenziale modello per le future generazioni di data center europei, la stessa azienda ha intenzione, infatti, di replicarlo nei 15 siti che aprirà entro il 2024.

Mura, architettura e servizi a prova di fuoco

SBG5 è il primo data center inaugurato da quando, a un mese dall’incendio, OVHCloud aveva adottato un piano di hyper-resilience da 30 milioni di euro. La resistenza al fuoco non può che esserne la protagonista a partire dalle barriere che reggono le fiamme per 2 ore e circondano tutti i 1.700 metri quadrati del sito con le sue 19 sale. Anche la struttura architettonica è stata ripensata, imponendo una rigida separazione degli spazi. Le batterie sono racchiuse in container antincendio all’esterno, separate dal data center anche le “stanze dell’energia” con trasformatori e altre apparecchiature elettriche, le sale rete e quelle con il kit di telecomunicazione che collega SBG5 al mondo. Percorsi separati per minimizzare il rischio, come anche gli apparecchi per il rilevamento precoce dei fumi e gli sprinkler per spegnere eventuali incendi.

Figura 1: Principi di hyper-resilience adottati nel datacenter SBG5

“Antincendio” anche i servizi collegati al nuovo data center. Da novembre sarà possibile archiviare nel lungo periodo i “dati freddi” in 4 mini data center distribuiti con distanza minima di 200 km e meccanismi di ridondanza garantiti. Già ora sono invece disponibili un remote storage dedicato al backup di situato, in remoto, e servizi di backup e disaster recovery pensati per diffondere un mindset iper-resiliente a tutte le aziende, anche a quelle meno consapevoli dei rischi climatici e accidentali a cui si è sottoposti.

Poca acqua, poca energia, pochi rifiuti elettronici per data center al passo coi tempi

Altra emergenza che i data center del futuro non possono ignorare è quella idrica, soprattutto se dotati di sistemi di raffreddamento ad acqua. Quello di SBG5, a circuito chiuso, è in grado di mantenere a basse temperature un server per 10 ore con l’equivalente di un bicchiere d’acqua. Questa performance si traduce in un rapporto di efficacia di utilizzo dell’acqua (WUE) inferiore a 0,2l/kWh da confrontare con la media del settore cloud pari a 1,8l/kWh.

Questo risultato, unito all’utilizzo di dry cooler e all’assenza di aria condizionata nelle sale server, riescono a ridurre il PUE del data center del 36% rispetto alla media del settore (1,1 vs 1,57).

Un altro aspetto importante, in chiave ambientale, è quello delle emissioni di CO2, secondo l’autorità di regolamentazione francese ARCEP e l’Agenzia francese per la transizione ecologica ADEME legate soprattutto all’hardware (78%). Una possibile risposta a questa stima, quella scelta per SBG5, è la possibilità di ricondizionare e smontare il 100% dei componenti estendendo il loro ciclo di vita. Un accorgimento che garantisce anche aggiornamento continuo, dimostrando come un approccio resiliente e sostenibile non impone alcun rallentamento all’innovazione, anzi: “rischia” di accelerarla.

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