La gestione delle applicazioni è uno degli ambiti più impegnativi per le aziende che stanno affrontando il passaggio alla gestione multicloud, o che lo stanno prendendo in considerazione. Ci sono molti fattori da considerare quando si gestiscono le applicazioni in un ecosistema complesso, tra cui compatibilità, prestazioni e sicurezza. Può trattarsi di un processo laborioso, ma che è possibile ricondurre a due driver principali. Il passaggio alla gestione multicloud, infatti, deve avere come finalità quella di supportare l’obiettivo aziendale, dal punto di vista tecnico e da quello economico.
Tutte le criticità che possono emergere si riconducono, in ultima analisi, proprio a queste due sfere di competenza. Ecco perché l’approccio più moderno ed efficace alla gestione delle applicazioni su cloud multipli deve prevedere una componente sempre più strategica, che passa proprio per la costruzione di uno scenario in cui la mission sia chiara e definita.
Certo, esistono best practice e liste di controllo, ma come vedremo si tratta di un piano diverso, subordinato e successivo alla fase di analisi preliminare, che invece è fondamentale.
Lo scenario globale della gestione multicloud di applicazioni e servizi
Secondo uno studio recente, il mercato della gestione dei servizi multicloud è destinato a decuplicare il suo valore entro il 2030, passando dai 4.585 milioni di dollari attuali a 49.894. Una transizione importante per molte organizzazioni, che comporta una serie di sfide, declinabili secondo la logica vista in apertura.
Per quanto riguarda i servizi “out of the box” (per esempio, posta elettronica e storage), la gestione multicloud introduce senza dubbio qualche elemento di complessità, ma non richiede accorgimenti estremamente avanzati dal punto di vista tecnico. Il driver di scelta in questo caso può essere principalmente quello economico, in assenza di esigenze specifiche.
La gestione delle applicazioni aziendali, però, presenta un livello di complessità e di sfida maggiore. Per questo motivo, nella pianificazione di una strategia, bisogna tenere soprattutto del driver tecnico, in termini di compatibilità, specifiche e competenze.
Un approccio strutturato e razionale alla gestione multicloud delle App
Per approfondire il tema dal punto di vista di una voce autorevole, abbiamo intervistato Emanuele Bergamo, Business Technology Transformation, District Sales Director – Cloud Native di Maticmind, azienda leader nella gestione dei servizi multicloud, caratterizzata da un centro di competenza applicativo che conta più di 100 persone.
Una delle idee alla base della gestione multicloud è quella di rendersi indipendenti dai vendor: a oggi, le aziende che usano in modo prominente i servizi gestiti dei singoli attori del mercato sono di fatto vincolati a quella specifica piattaforma. Invece, grazie anche alle possibilità di astrazione offerte da tecnologie come i microservizi e i container, la tendenza è quella di muoversi verso lo sviluppo indipendente dalla piattaforma.
In pratica, ci si muove dai contesti single cloud od on-premises sia per migliorare le prestazioni e usare il servizio migliore nell’offerta di ciascun vendor, sia per contenere e governare i costi.
Prima di tutto, la costruzione dello scenario
“Per gestire le applicazioni in chiave multicloud – continua Bergamo – sono necessarie numerose competenze. Bisogna, infatti, avere capacità di sviluppo multi-linguaggio e multi-deployment, e skill per l’application maintainance. Non solo: è anche necessario saper curare l’aspetto di developing operation. Diversamente dal passato, la questione applicativa richiede anche competenze nell’infrastruttura.”
Inoltre, spiega Bergamo, è indispensabile che sviluppo e placement siano perfettamente concertati. Proprio per questo, in Maticmind sta emergendo la figura dell’Application Architect, una figura dotata di competenze più orizzontali e di ampio respiro, che deve avere una visibilità globale e competenze sull’intero progetto.
Nell’approccio di Maticmind, infatti, anche le competenze entrano in gioco nella costruzione dello scenario. Si tratta del primo e fondamentale passaggio in cui si decide come le diverse piattaforme possono conciliare l’obiettivo aziendale, analizzandole dal punto di vista tecnico e da quello dei costi. Per esempio, si può optare per una soluzione “as a service” di un determinato vendor se il carico di lavoro o i costi per svilupparne una internamente superano i benefici (pensiamo, per esempio, ai sistemi di autenticazione a più fattori). Una volta che l’azienda ha delineato questo scenario, è possibile selezionare le piattaforme coinvolte e i servizi utilizzati, costituendo al meglio l’ecosistema applicativo o il miglior rapporto fra effort e prestazioni.
Superare il vendor lock-in e l’incognita dei costi
Per le aziende che stanno valutando il passaggio alla gestione multicloud delle proprie applicazioni, è necessario considerare due temi di fondamentale importanza: il primo è senza dubbio quello del vendor lock-in, ovvero il rischio di rimanere vincolati a un servizio specifico a causa di scelte strategiche e tecniche poco lungimiranti. Questo è il motivo per cui la concertazione fra sviluppo e progettazione è essenziale: bisogna evitare, per esempio, di scegliere implementazioni che si affidano a piattaforme proprietarie di un vendor specifico, anche se apparentemente più rapide ed economiche, perché questo non permette una migrazione agile nel caso in cui i costi vadano fuori controllo.
“La gestione della spesa è fondamentale” sottolinea Bergamo. “In Maticmind suggeriamo l’adozione di piattaforme che permettano un’analisi puntuale, approfondita e soprattutto dettagliata dei costi. Solo così, infatti, è possibile evitare che una gestione malsana delle risorse li faccia esplodere, vanificando uno dei presupposti fondamentali della gestione multicloud.”
La giusta attenzione per le competenze esistenti
In questo approccio alla gestione delle applicazioni, non bisogna naturalmente dimenticare le competenze e le professionalità interne all’azienda, che nella maggior parte dei casi seguiranno le operazioni day by day una volta terminato il progetto di migrazione.
Una scelta poco ragionata in questo senso può rivelarsi controproducente: se i team interni dispongono di competenze su qualche piattaforma specifica, vale sicuramente la pena di valutarne la conservazione, o per lo meno una dismissione ispirata a una certa gradualità.
“Si tratta di un aspetto che spesso viene trascurato” conclude Bergamo. “Costringere l’intero team a una rivoluzione improvvisa, di fatto obbligando tutti i tecnici a confrontarsi con un nuovo ambiente in cui devono partire da zero, può però incidere significativamente sui costi, riducendo l’efficienza e la profittabilità del passaggio alla gestione multicloud”.