In tema di digital transformation, uno degli aspetti fondamentali è la capacità di avere una visione a lungo termine. Anche se in molti casi le ricadute possono non essere immediate, perseguire un disegno preciso consente di introdurre elementi di forte innovazione nel corso degli anni.
Nel caso di Microsoft questa strategia viene applicata a un intero ecosistema, in cui l’azienda questo senso, ha dimostrato di voler aprire a una forte integrazione puntando all’allargamento verso soluzioni “esterne”. Basti pensare, limitandosi al sistema operativo, all’inclusione del sottosistema Linux, che oggi permette a Windows 11 di far funzionare nativamente le applicazioni Android, o all’integrazione fra Microsoft Teams, OneDrive e la gestione di Active Directory, che ha spostato più in alto l’asticella delle piattaforme collaborative (al punto che in molti ecosistemi il potenziale non è ancora sfruttato al 100%).
Microsoft Ignite, l’evento annuale in cui l’azienda racconta le principali novità in arrivo, conferma questa visione anche per quanto riguarda il contesto aziendale ed enterprise. La protagonista, in questo caso, Microsoft Azure, la piattaforma Cloud che si va ad ampliare di funzionalità e servizi.
Parola d’ordine: ottimizzazione
Kathleen Mitford, Corporate Vice President del Marketing Azure racconta, in uno degli speech di apertura di Ignite, come lo scenario negli ultimi anni sia cambiato. Se prima la spinta verso l’innovazione era il driver principale, oggi le aziende, soprattutto attraverso il Cloud, cercano soprattutto il modo di contenere i costi. Rispondere rapidamente, massimizzare il rendimento degli investimenti e risparmiare sono le tre missioni dei decisori IT.
Nella lettura di Microsoft, questo è possibile sfruttando una piattaforma Cloud con un ampio ecosistema e di proprietà di un partner tecnologico affidabile. A dimostrarlo sarebbero i numeri rilevati dalla stessa Microsoft. I partner portati ad esempio hanno ottenuto, con l’adozione delle soluzioni convergenti di Azure, riduzioni di costo del 37%, un aumento dell’efficienza del 53% e un incremento della produttività del 46%.
Uno dei punti chiave di questo risparmio si trova nella strategia di Microsoft che abbiamo citato in apertura: molte licenze On Premise possono essere migrate su Azure senza costi aggiuntivi. Questo consente una migrazione verso il Cloud molto più semplice per le realtà ancora indecise. Di contro, nel corso della presentazione, si parla spesso anche di Edge computing e, anche se non c’è nessuna novità specifica per questo ambito, il tema del ritorno dei server in azienda con una nuova veste è presente e non marginale, soprattutto in termini di orchestrazione e sicurezza.
Il ruolo fondamentale della convergenza
L’impressione è che Microsoft abbia adottato un approccio piuttosto chiaro: aprire il proprio ecosistema al maggior numero possibile di soluzioni di terze parti. Così scopriamo che l’NBA (National Basket Association) ha potuto utilizzare Azure come piattaforma per RISE With SAP, sfruttando più di 2000 API e integrazioni, non solo verso SAP ma anche verso prodotti di terze parti.
Analogamente, Microsoft ha chiuso accordo con partner di prima grandezza: oltre a SAP, Red Hat, VMware, NetApp e Oracle. Sempre dal caso studio di NBA emergono dettagli molto interessanti, come la possibilità di usare database Oracle in un contesto multicloud, a partire da un servizio Azure. Tornando su SAP, Azure offre macchine virtuali certificate fino alla considerevole dimensione di 12 Terabyte. Accanto a questo, spiccano progetti come l’integrazione fra SAP S/4HANA e Microsoft 365. Azure, insomma, sembrerebbe essere in grado di offrire nativamente quello che per molto tempo è stato il desiderata principale di numerosissime aziende: utilizzare i dati generati da SAP in un ambiente più facilitante per le operazioni quotidiane.
Ottimizzare anche le competenze
Non è un mistero che nel mercato di oggi gli skillset, in particolare quelli avanzati, siano un asset prezioso, e non sempre semplice o economico da ottenere. Per questo motivo sono anche uno dei principali driver di resistenza al cambiamento: un’azienda, soprattutto se non a vocazione digitale, che abbia sviluppato competenze specifiche su una piattaforma sarà meno propensa a cambiarla. Microsoft ha trovato una formula piuttosto semplice: accorpare le piattaforme all’interno di Azure. Così, per esempio, è possibile utilizzare Azure VMware Service per migrare le infrastrutture VMware all’interno della piattaforma, sfruttando le competenze già presenti ma cambiando infrastruttura. La stessa cosa è possibile con il Cluster Cloud di Nutanix, che possono essere spostati sugli host Azure.
Anche dal punto di vista delle architetture, Microsoft si avvia a diventare una realtà sempre più aperta. Già a livello di sistemi operativi sono stati fatti diversi passi verso le architetture ARM, che oggi entrano anche nel mondo Azure con un set di macchine virtuali dedicate all’ambiente Linux, che promettono un migliore rapporto prezzo prestazioni e una migliore efficienza energetica, anche in ottica di sostenibilità.
Affrontare la sicurezza in uno scenario sempre più complesso
L’orchestrazione dell’ecosistema IT non può prescindere dalla sicurezza, in questo caso intesa sia in senso stretto, con tutte le declinazioni della cybersecurity, sia in termini di tutela del dato e di compliance. Tema che oggi passa soprattutto attraverso il tema del confidential computing, in cui i dati sono criptati anche durante l’elaborazione e durante il trasferimento, non solo in fase di archiviazione. Per ottenere la potenza di calcolo necessaria, Microsoft ha scelto di lavorare con i principali produttori hardware: AMD, Intel e Nvidia. Il Confidential Computing è già disponibile per i servizi Kubernetes di Azure, per i desktop virtuali e per i server SQL basati su macchine virtuali AMD, che, naturalmente, possono essere migrate verso il Cloud Azure.
Un altro tema particolarmente interessante, che rischia di passare sottotraccia perché collocato nel contesto di sicurezza e compliance, è quello della necessità sempre più pressante di usare i dati per prendere decisioni. L’intelligence dei dati, insomma, diventa un tema di governance, non più esclusivamente di gestione e consultazione. E questo introduce un altro argomento fondamentale, ovvero la gestione dei dati secondo le diverse compliance nazionali e internazionali. La soluzione proposta si chiama Microsoft Intelligent Data Platform, lanciata a maggio. Anche in questo caso, come nella maggior parte dei prodotti e dei servizi presentati, è una soluzione organica che unisce tecnologia e organizzazione.
Dal punto di vista tecnologico, si tratta sostanzialmente di un’estensione di una delle specifiche fondanti di Azure, ovvero la possibilità di utilizzare diverse basi di dati come Postgres, MySQL, MariaDB, oltre ad Azure Cosmos DB. La novità è, appunto, Azure Cosmos DB for Postgres SQL, che per molti versi rappresenta l’anello di congiunzione fra il mondo dei database No SQL e dei database SQL.
Dal punto di vista gestionale e organizzativo, nella Intelligent Data Platform trovano posto una serie considerevole di connettori e integrazioni verso terze parti, soprattutto SAP, e molte possibilità di governance avanzata e intelligente attraverso la piattaforma Microsoft Purview, che si arricchisce con la possibilità di costruire business workflow che garantiscono la sicurezza dei dati lungo tutta la filiera digitale, anche ibrida. Anche in questo caso, cloud ibrido ed Edge computing tornano indirettamente nel contesto della governance, che deve essere centralizzata comprendendo sia il perimetro aziendale sia il perimetro effimero.