Collaboration at Work: da Italtel un nuovo motore di Ucc

Un’architettura che fa leva su una piattaforma di integrazione di diversi protocolli e servizi di comunicazione, derivata dal mondo Tlc, e sulla tecnologia WebRtc, che rende accessibili molteplici servizi di collaborazione semplicemente attraverso browser. Per abilitare l’Unified Communication & Collaboration nelle aziende.

Pubblicato il 29 Apr 2014

MILANO – La possibilità di comunicare e collaborare attraverso l’integrazione fra diversi servizi web e mobili, e utilizzando device personali eterogenei, che connota la vita quotidiana nostra e dei nostri figli, deve essere al più presto replicata anche all’interno delle aziende e nel contesto della cosiddetta “azienda estesa”. È mirando a rendere possibile questa rivoluzione che Italtel, uno dei fiori all’occhiello dell’Ict “Made in Italy”, sbocciato nuovamente negli ultimi tre anni, ha lanciato sul mercato l’architettura Collaboration at Work.

Maurizio Tondi,

Responsabile Market Development Emea, Italtel

Di cosa si tratta? “Il termine inglese Work – spiega Maurizio Tondi, Responsabile Market Development Emea di Italtel – implica un duplice significato: modelli (di collaborazione) per il lavoro ma anche modelli che funzionano. Oggi, quando la collaboration entra nei processi aziendali, si trova dinnanzi delle barriere: le imprese sono piene di tecnologie eterogenee e multivendor; hanno centralini, o Pabx, di diversi brand; usano client di produttività di diversi vendor; gli addetti hanno cominciato a usare i social. Il rischio, come minimo, è che si creino isole tecnologiche”. Collaboration at Work, sviluppato nei laboratori della Italtel di Settimo Milanese, mira a fare interoperare in modo fluido tutti questi strumenti, senza alterare o rendere più complessa l’esperienza utente. Come afferma Stefano Pileri, Amministratore Delegato Italtel, “non vogliamo che il mondo della telefonia e quello dell’It si sovrastino l’un l’altro, ma che si integrino perfettamente. E nel perseguire questo obiettivo, Italtel capitalizza sia sulla propria esperienza di produttore di soluzioni di Tlc sia sulle competenze di integratore”.

Stefano Pileri, Amministratore Delegato Italtel

Su cosa si basa Collaboration ad Work e a quali mercati è rivolto? “I componenti fondamentali – risponde Tondi – sono due: NetMatch-S e Embrace. Il primo è un Session Border Controller (Sbc), uno strumento che normalmente gestisce il ‘matching’, ovvero fa interoperare network di diversi operatori, permettendo nel contempo la gestione della qualità dei servizi (QoS) e della compliance alle normative di sicurezza. Embrace è invece una piattaforma basata sulla tecnologia open WebRtc, o Web Real Time Communication, che consente di accedere e attivare set estesi di servizi di comunicazione e collaborazione direttamente dai browser, senza che sui device utilizzati siano presenti particolari client o app”.
NetMatch-S, già presente sul mercato da quasi un anno, rappresenta quindi una declinazione a livello aziendale – o on-premise – di una tecnologia già utilizzata dagli operatori di Tlc. Oltre a favorire, per esempio, l’integrazione fra i servizi erogati dagli Ip-Pbx di Cisco e la piattaforma di Unified Communication & Collaboration Lync di Microsoft, offre agli utenti anche un ulteriore importante vantaggio: la possibilità di connettersi al proprio operatore esclusivamente attraverso il protocollo Ip, abbandonando la tecnica tradizionale Tdm (Time-division multiplexing). Grazie anche a questo, secondo Italtel, Communication at Work può garantire risparmi sui costi di comunicazione fra il 30-50%. Risorse reinvestibili nell’acquisto o nello sviluppo di nuove tecnologie o modelli Ucc che "mettono il turbo" al business.

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