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Perché integrare CDN e funzionalità cloud

I nuovi servizi cloud con elaborazione di prossimità promettono di dare un supporto più efficace alle applicazioni online interattive che richiedono bassissime latenze. Il progetto di Akamai per unire insieme le capacità delle content delivery network (CDN) con i servizi cloud Linode, basati sull’open source.

Pubblicato il 17 Gen 2023

Perchè integrare CDN efunzionalità cloud

Un numero sempre crescente di servizi online richiede la vicinanza con i fruitori per poter garantire la velocità e l’interattività nell’erogazione dei contenuti. Parliamo delle applicazioni di streaming multimediale, di gioco online, di collaborazione, di alcuni sistemi di e-commerce (con aste o compravendite di titoli, per esempio), per cui poche decine di millisecondi di latenza possono fare la differenza. Un campo nel quale trovano impiego le content delivery network (CDN) per avvicinare i dati agli utilizzatori finali e dove sta crescendo la domanda di più sofisticate capacità d’elaborazione di prossimità. Un interesse di mercato che ha convinto Akamai, noto fornitore a livello globale di CDN, ad acquisire nel marzo scorso la rete cloud di Linode per realizzare, sul piano delle tecnologie e dell’offerta commerciale, una sintesi delle tipologie di servizi a vantaggio delle applicazioni esigenti in termini di latenza e interattività.

Per capire le potenzialità che l’unione tra servizi CDN e di cloud per lo sviluppo dei servizi a supporto dei progetti online più innovativi, abbiamo approfondito il tema con Nicola Ferioli, Head of engineering di Akamai Italia.

Il problema di ridurre la latenza delle applicazioni online

I servizi di cloud hanno la capacità per supportare la gran parte delle applicazioni online, ma presentano problemi quando sono richiesti bassa latenza e interazioni in tempo reale. “Se per la maggior parte delle applicazioni i ritardi dell’ordine delle decine di millisecondi non sono rilevanti, per quelle che prevedono, per esempio, comunicazioni vocali, il tempo di trasferimento dei dati pregiudica l’utilizzo” spiega Ferioli. “Un limite che accomuna molti dei servizi di cloud di provider che hanno le server farm nel Nord Europa”.

Se, da un lato, per le applicazioni di streaming audio-video è possibile impiegare alcuni protocolli standard supportati dai servizi di distribuzione CDN, “per videoconferenza e altre applicazioni, che richiedono real-time, operazioni di caching e transcoding, servono protocolli custom e capacità elaborative vicine agli utilizzatori” continua Ferioli. “Capacità ottenibili solo con progetti custom alla portata delle sole grandi aziende (tra quelli realizzati da Akamai c’è la rete di iCloud Private Relay di Apple, n.d.r.), ma che prevediamo possano presto diventare più accessibili e diffusi”.

Linode e il progetto Akamai per sviluppare i servizi cloud di prossimità

In continuità con la strategia adottata in passato per lo sviluppo di prodotti e linee di business, nel marzo scorso Akamai ha acquisito il fornitore di servizi cloud Linode. “Tra tutte, Linode è la nostra operazione più costosa (circa 900 milioni di dollari – ndr)” commenta Ferioli. “L’abbiamo affrontata con obiettivo di crescere nel cloud computing, affiancare i servizi di cloud a quelli esistenti nell’ambito delle CDN e di cybersecurity per mettere a frutto le possibili sinergie”.

Linode è un cloud che utilizza in modo esclusivo tecnologie software open source, caratteristica che ha valso gli apprezzamenti di molti clienti, in particolare da parte di sviluppatori e medie e piccole imprese. “Linode offre in modo semplice i servizi infrastrutturali di base, di cui necessitano anche molte grandi imprese: macchine virtuali, elaborazioni su GPU, archiviazione a blocchi e altri”. spiega Ferioli. “Un cloud realizzato con una tecnologia che si presta a essere distribuita su rete globale”.

Nei mesi successivi all’acquisizione, Akamai ha investito sulla tecnologia di Linode per mettere a punto un insieme di servizi di cloud scalabili e capillari, che possono essere usati sia in modo indipendente sia in congiunzione con le CDN, ottenendo una serie di benefici specifici.

Le possibilità applicative di un cloud distribuito

Bassa latenza e prossimità nel delivery traggono vantaggi dal cloud. Rispetto al modello tipico di d’erogazione dei servizi online a bassa latenza, con il data center che ospita l’applicazione e l’infrastruttura CDN che distribuisce dati in prossimità, un cloud distribuito avvicina l’esecuzione del codice applicativo ai fruitori finali. “Le elaborazioni stateless (o quasi stateless) sono già realizzabili con soluzioni di computing all’Edge, come Akamai Edge Workers. Sono molto veloci e idonee, per esempio, all’adattamento dei contenuti, a opzioni di redirect o unione di sorgenti dati differenti”, spiega Ferioli. “I nuovi servizi di cloud computing permettono invece di portare vicino all’utente finale anche funzionalità più complesse e gravose dal punto di vista computazione, nonché di distribuire in modo capillare applicazioni pienamente stateful”.

Portare le capacità d’elaborazione in cloud vicino ai fruitori consente d’indirizzare non solo le esigenze di bassa latenza, ma anche di security. “Ad esempio, consente di supportare proxy distribuiti per avere più velocità e scalabilità nelle funzioni di content filtering, di anonimizzazione dei dati e nei controlli anti-malware”, precisa Ferioli.

Altre applicazioni riguardano il supporto delle piattaforme di gioco online, “in particolare dei giochi multiutente, dove pochi millisecondi di differenza possono penalizzare gli utenti più distanti dai server” aggiunge Ferioli. “Nell’ambito del gaming abbiamo all’attivo alcuni progetti che stimiamo possano avere ulteriori sviluppi a fianco di nuove applicazioni e modelli di business”.

L’e-commerce risulta meno critico sul fronte dei millisecondi, “ma anche in quest’area una rete distribuita di server in cloud può risultare più conveniente di una tradizionale per ospitare reccomendation engine in real time oppure per generare pagine dinamiche a bassissima latenza, sfruttando copie locali della piattaforma di e-commerce” continua Ferioli.

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Il futuro di Linode sulle infrastrutture distribuite

Con Linode, Akamai ha acquisito le componenti infrastrutturali per abilitare i servizi di cloud più adatti al supporto delle applicazioni distribuite. “Abbiamo scelto il modello dei servizi Linode perché molto adatto a essere propagato sulla nostra rete” spiega Ferioli. “A partire dagli 11 data center Linode già esistenti, abbiamo in piano investimenti importanti per portare i servizi Linode su altri data center della nostra rete”.

Il cloud distribuito rappresenta un work in progress per Akamai che ha in “programma l’attivazione, entro il 2023, di oltre 60 nuovi datacenter abilitati a erogare i servizi cloud”, precisa Ferioli. “Abbiamo identificato per questo sviluppo i nostri punti di presenza situati in 50 città a livello globale. Già a partire dal prossimo anno prevediamo di avere data center abilitati a Linode sia in Europa, sia in Italia”.

Nei mesi passati, gli specialisti Akamai si sono impegnati per migliorare la piattaforma Linode e renderla riproducibile. “Abbiamo creato un modello che rendere più semplice e veloce portare dov’è più richiesta la piattaforma di servizi cloud”, precisa Ferioli. Akamai sta lavorando allo sviluppo di nuove funzioni Linode utili alle grandi imprese. “Dall’offerta attuale di servizi cloud di tipo IaaS prevediamo l’aggiunta di componenti PaaS. Un cloud basato su componenti open source, come Linode, rende per noi facile sviluppare nuovi servizi, così come dà ai clienti la flessibilità per spostare servizi dentro e fuori dal loro data center” conclude.

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