Non c’è la data precisa di quando i computer quantistici saranno in grado di sgretolare la maggior parte delle nostre difese crittografiche. O meglio, di date ce ne sono troppe, tanto che molti hanno deciso di preoccuparsene fin da ora. Gli USA sono in prima fila in questa sfida e, da tempo, sono impegnati a cercare algoritmi irrisolvibili per inaugurare per primi l’era della crittografia post-quantum. Parallelamente alle “call for new algorithms” del NIST, ora hanno avviato una nuova iniziativa: non vogliono sorprese, da alcun Paese e da alcun “computing”.
Tre strade diverse, per aumentare la sicurezza nazionale
La scorsa settimana la Defense Advanced Research Agency (DARPA) ha annunciato un nuovo programma, dall’esplicito nome “Underexplored Systems for Utility-Scale Quantum Computing”. L’acronimo è più criptico- US2QC – ma l’intento resta chiaro: la Casa Bianca intende far esplorare nuovi progetti quantistici, per evitare brutte sorprese da parte di sistemi di calcolo poco o non ancora noti. In particolare, avrebbe incaricato Microsoft, Atom e PsiQuantum, domandandone il contributo.
Nessun atto di patriottismo o di “charity” verrà loro richiesto, DARPA vi collaborerà fornendo anche dei finanziamenti, per lo sviluppo di un concept di progetto di computer quantistico “utility-scale”. Qualcosa di più di uno studio scientifico “da laboratorio”: ciò che cerca, infatti, è un vero e proprio sistema quantistico in grado di generare valori computazionali superiori al proprio costo.
Le tre aziende sono state selezionate in modo che ciascuna fosse in grado di contribuire attivamente, tempestivamente e con un approccio originale. Infatti, le strade che verranno esplorate risultano molto differenti, permettendo così a DARPA di ampliare il più possibile il proprio raggio di azione preventiva.
Atom, per esempio, sta realizzando una piattaforma scalabile di calcolo quantistico, costruita attorno a una serie di atomi intrappolati otticamente. PsiQuantum lavora con GlobalFoundries e punta sul silicio: sta adattando la sua fotonica all’informatica quantistica per ottenere la correzione degli errori utilizzando un reticolo di qubit fotonici. La più nota e grande azienda coinvolta, Microsoft, scommette invece sui qubit topologici. Sta sviluppando un sistema quantistico che utilizza un’architettura con questi qubit, convinta le permetta di poter ottenere un dispositivo con un milione di essi, da poter tenere in un comune armadio.
USA e Cina, rivali anche nel mondo dei quanti
Questa nuova mossa degli USA richiama, a livello strategico, la call to action tecnologica su chip e semiconduttori, con cui hanno inaugurato il nuovo anno. Il desiderio di non lasciare nulla di intentato e il coinvolgimento delle eccellenze del settore, caratterizzano infatti anche la “Future of Semiconductors” (FuSe) della National Science Foundation (NSF). Con quella iniziativa, il governo aveva similmente, infatti, messo in palio 50 milioni di dollari per invogliare big tech e ricercatori ad indagare nuovi materiali alternativi per semiconduttori, possibilmente sostenibili.
“Non farsi cogliere impreparati” sembra essere il nuovo mantra degli Stati Uniti, ben consapevoli anche delle mosse della rivale Cina. Da tempo impegnata nello sviluppo di propri sistemi quantistici, a gennaio ha fatto girare un documento di ricerca velatamente minaccioso. Tra le righe, si diceva in grado di rompere la crittografia RSA a 2048 bit, utilizzando un sistema con appena 372 bit quantici fisici, meno dei 433 del nuovo sistema Osprey di IBM.
Nonostante i dubbi di molti esperti attorno a questo ambiguo annuncio, resta la certezza che, nel Regno di Mezzo, cervelli e aziende sono alacremente al lavoro. Il quantum computing resterà anche nel 2023 uno dei tanti terreni di scontro tecnologico tra Cina e USA, da tenere monitorato.