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Il Core Banking verso il cloud: l’esperienza di Oracle e Mediobanca

L’evoluzione dei sistemi core verso i modelli cloud è un passo fondamentale per la competitività delle banche. Approfondiamo il tema per evidenziarne le sfide, le opportunità e come va affrontato il percorso

Pubblicato il 15 Feb 2023

banking

I sistemi di Core Banking sono la spina dorsale, i pilastri dell’operatività bancaria. TechTarget ne riassume la centralità in modo efficace, parlando genericamente di sistemi di backend che processano le principali transazioni bancarie. I sistemi di Core Banking sono il nucleo dell’infrastruttura bancaria e si basano spesso su tecnologie mainframe, solide ma soggette all’inevitabile trascorrere del tempo. Al di là dell’obsolescenza tecnologica e degli alti costi di gestione, le tecnologie legacy non sono in grado di assecondare le esigenze di aggiornamento, innovazione e time to market dell’era contemporanea.

Cloud Journey nel mondo bancario: l’esperienza Mediobanca

Di recente, Mediobanca (divisione Corporate & Investment Banking) ha annunciato l’evoluzione dei propri sistemi di Core Banking verso la piattaforma e le tecnologie di cloud pubblico Oracle. Per primo tra le grandi banche italiane, il Gruppo ha confermato l’impiego della soluzione Oracle Flexcube, l’ha completamente aggiornata e fatta evolvere verso Oracle Cloud Infrastructure (OCI), adottando un modello SaaS con tanto di logica pay-per-use.

I sistemi Core sono sempre stati soggetti a logiche di customizzazione e a grandi oneri a livello evolutivo. Tra le criticità che hanno spinto la banca sulla strada della modernizzazione, Gianluca Morello, Head of ICT Strategy and Digital Innovation di Mediobanca, parla di “difficoltà a mantenere aggiornato il sistema, sia dal punto di vista delle funzionalità che dell’obsolescenza tecnologica, oltre alle molte customizzazioni che diventavano sempre meno giustificabili dal punto di vista industriale. Contestualmente, assistevamo a una forte evoluzione del mercato, che si spostava sempre di più verso soluzioni standard e, per quanto concerne Flexcube, integrava nel pacchetto applicativo funzionalità che avevamo implementato negli anni in maniera custom. Abbiamo così deciso di far evolvere il sistema e di spostare su una partnership industriale gli oneri di evoluzione, di aggiornamento, di rapidità evolutiva e di flessibilità”.

Morello sottolinea come l’adozione del modello SaaS abbia un effetto di semplificazione non soltanto in termini di erogazione del servizio, ma anche per via della partnership con un unico interlocutore. Il tutto, in aggiunta ai benefici della modernizzazione del sistema.

Far evolvere il Core Banking, però, significa anche semplificare e rendere efficiente l’integrazione con i sistemi esterni. Le tecnologie legacy non supportano i metodi di integrazione più moderni, sui quali oltretutto il settore finanziario basa la propria spinta innovativa (si pensi all’Open Banking). L’architettura Flexcube è invece evoluta in una logica di esposizione a microservizi, che ha consentito integrazioni molto più semplici e veloci con i sistemi a contorno, siano essi contabili, regolamentari e molti altri, abilitando inoltre una logica di condivisione realtime del dato.

L’unico limite è la maturità digitale delle imprese

Il Core Banking ha bisogno di modernizzazione. Quando questo non accade, ci spiega Andrea Sinopoli, Vice President, Cloud Technology Country Leader di Oracle, la causa non sono i timori legati alla regolamentazione, bensì un vero e proprio tema di maturità digitale, legato quindi agli investimenti passati e alle strategie in essere.

Andrea Sinopoli, Vice President, Cloud Technology Country Leader di Oracle
Andrea Sinopoli, Vice President, Cloud Technology Country Leader di Oracle

“Alcune aziende hanno adottato ambienti chiusi mentre altre hanno fatto tempo addietro scelte pionieristiche e lungimiranti. Per esempio, il fatto di dotarsi di soluzioni su ambienti distribuiti e open dimostra una predisposizione ad adottare modelli cloud per far evolvere questi ambienti”.

Nel 2023, quindi, la stretta regolamentazione non è un limite: i cloud provider possono soddisfare requisiti di localizzazione del dato e implementare, in caso di esigenze specifiche, modelli ibridi performanti.

Al pari delle questioni regolamentari, anche la sicurezza non è più un ostacolo. “Oggi non c’è dubbio che andare su modelli cloud porti a un significativo aumento di sicurezza nella gestione di servizi che oggi le aziende hanno nei loro data center” spiega Sinopoli, che sottolinea la sicurezza built-in nell’infrastruttura Oracle e l’importanza dell’effetto scala che si verifica applicando tecniche di AI e Machine Learning su un ecosistema cloud di estensione mondiale. Sulla stessa lunghezza d’onda si pone Morello, secondo cui oggi c’è piena “consapevolezza di poter accedere a investimenti che nessuna banca, neanche le più grandi, potrebbero permettersi per competere con i grandi provider”.

Il percorso verso il cloud e la standardizzazione

Un progetto di cloud transformation del core banking è complesso e porta a una certa discontinuità dovuta al passaggio dalle logiche custom di partenza alla standardizzazione tipica del SaaS.

Al di là della creazione di un team esteso di lavoro, della condivisione degli obiettivi e dell’identificazione delle opportunità di evoluzione tecnologica, secondo Sinopoli è essenziale “un’attenta analisi dei gap funzionali, che inevitabilmente si riscontrano quando si va verso una soluzione standardizzata. In alcuni casi, le nuove funzionalità della piattaforma vanno bene per portare dei cambiamenti, in altri è stato opportuno mantenere le customizzazioni”. Un corretto bilanciamento tra il nuovo e l’esistente è quindi alla base del successo di questi progetti.

Per agevolare la modernizzazione dei sistemi core, Oracle sviluppa le proprie soluzioni applicative basandosi su alcuni pilastri: l’adozione di un approccio modulare, la garanzia di integrazione profonda tra i moduli e la scelta di favorire il più possibile il framework di sviluppo. In questo modo, l’azienda fornisce una piattaforma applicativa nativamente integrata con le componenti tecnologiche e infrastrutturali, e consegna agli sviluppatori gli stessi framework che essa utilizza per realizzare le sue soluzioni, così da semplificare gli sviluppi custom.

Secondo Mediobanca, inoltre, la standardizzazione tipica del SaaS è tutt’altro che un limite. Al contrario, è una grande opportunità per le banche, che oggi hanno estremo bisogno di flessibilità e rapidità di innovazione, ma non le possono raggiungere adottando soluzioni totalmente personalizzate e accollandosi del tutto l’onere delle evoluzioni. “Dal mio punto di vista, è fondamentale standardizzare maggiormente la parte più commodity del core banking e concentrare gli sforzi di flessibilità nelle aree di vero valore aggiunto. Un tempo, la customizzazione era fatta a 360 gradi, ma questo approccio è sempre meno sostenibile”.

I benefici percepiti e le prospettive future

L’esperienza di Mediobanca e Oracle può fungere da riferimento per la modernizzazione del core di altri istituti bancari. Il sistema è in produzione da qualche mese e, a giudicare dai benefici percepiti, rappresenta un solido avanzamento. In particolare, Mediobanca ha rilevato una forte semplificazione della gestione operativa e apprezzato il fatto di disporre di una roadmap ben definita rispetto alle evoluzioni e agli aggiornamenti, su cui costruire un’esperienza sempre migliore e il vantaggio competitivo. Il tutto, in aggiunta ai benefici “standard” del cloud in termini di scalabilità, resilienza ed efficienza e, soprattutto, al forte vantaggio dell’interlocutore unico, che rappresenta una rassicurazione di grande valore.

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