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Dal cloud al monitoring, i tanti modi per affiancare la trasformazione digitale di aziende e PA

Sebbene i trend di migrazione sulla nuvola siano costantemente in crescita, ciò non toglie che le imprese abbiano necessità di essere accompagnate per comprendere come modernizzare infrastruttura IT e applicazioni. GCI System Integrator spiega in che modo aiuta PMI ed enti della pubblica amministrazione nell’affrontare questo percorso

Pubblicato il 31 Mag 2023

migrazione in cloud

Da qualche anno la migrazione in cloud delle architetture IT appare inarrestabile. Lo si ricava da diverse ricerche come quelle condotte a livello internazionale da Gartner o in Italia dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano. L’organizzazione statunitense, ad esempio, sostiene che la spesa globale per i servizi di public cloud crescerà nel 2023 del 20,7%, raggiungendo un valore che si avvicina ai 600 miliardi di dollari.

L’Osservatorio, nel confermare una crescita robusta degli investimenti italiani nella nuvola, distingue tra la propensione ormai certa delle grandi imprese ad adottare il cloud e una maggiore “timidezza” da parte delle PMI. Queste ultime, comunque, nel 52% dei casi hanno optato almeno per un servizio cloud. Che si tratti di una large enterprise o di un’azienda di dimensioni più ridotte, l’importanza di un partner con cui intraprendere il cloud journey resta fondamentale.

Costi e sicurezza al centro della scelta per la migrazione in cloud

Lo spiega bene Massimo Cucchi, Solution Architect di GCI System Integrator, società nata nel 2017 come Business Unit di General Computer Italia per poi diventare autonoma nel 2020: “Molti clienti al giorno d’oggi hanno la necessità di essere accompagnati per capire se il cloud possa essere la soluzione giusta per loro. Gli argomenti più sentiti sono soprattutto due: i costi e la sicurezza. Lo spostamento del business sul cloud se da una parte è allettante da diversi punti di vista, dall’altra comporta dei costi. Per questo bisogna accompagnare i clienti nel fare la scelta giusta, aiutandoli a identificare in che modo il cloud possa essere la soluzione migliore per loro. Per quanto riguarda la sicurezza, i carrier o comunque chi fornisce servizi cloud devono rispettare determinati requisiti, a cominciare dal GDPR, e quindi la verifica dell’infrastruttura cloud e dei workload che possono migrare sulla nuvola è un altro aspetto di cui tenere assolutamente conto”.

“Abbiamo accompagnato una industry a passare da una soluzione on-prem al cloud per superare i limiti di una infrastruttura installata in locale, a cominciare dai costi di aggiornamento e dai problemi di affidabilità” aggiunge Rocco Rizzelli, Pre-Sales Engineer di GCI. In pratica, è una conferma di quanto emerge dai risultati dell’Osservatorio. A fronte di chi decide di spostarsi sulla nuvola, molte delle organizzazioni che si rivolgono al system integrator hanno ancora la propria infrastruttura on-premise. Ma quasi tutte utilizzano almeno un servizio in cloud specialmente per la parte di collaboration, tra cui i classici Microsoft Teams o Cisco Webex offerti in modalità SaaS (Software-as-a-Service).

Dall’analisi iniziale al monitorig, il valore aggiunto del system integrator

Il valore aggiunto del system integrator, anche quando c’è un legame diretto del cliente con un vendor che offre questo tipo di prodotti SaaS, anzitutto risiede nell’indirizzare l’azienda verso ciò che sarebbe più utile in base alla sua operatività quotidiana.

“Alcuni hanno ad esempio la necessità di gestire le chiamate e allora si propende per la soluzione dove la parte di calling è predominante” dice ancora Cucchi. Per quelli che, invece, nella loro attività giornaliera ricorrono spesso ai meeting o si servono del desktop, la scelta può essere diversa. In entrambi i casi l’analisi iniziale è essenziale per ottenere le corrette informazioni sulle caratteristiche del modello di business. Inoltre, è sempre su queste caratteristiche che vengono sviluppati add-on specifici quali app o servizi collegati ai software SaaS.

C’è un ulteriore contributo che il system integrator può dare in maniera trasversale, come ad esempio le attività di monitoring. Su queste Rizzelli sottolinea che il monitoring garantisce “affidabilità e resilienza, poiché può essere erogato in continuità h 24 su più sedi del cliente e, quindi, è scalabile in termini di servizio e di volumi. In questo modo soddisfa sia la piccola realtà industriale sia realtà più complesse che hanno svariati indici da monitorare da cui estrapolare reportistiche per analisi successive”.

La versatilità di un servizio come il monitoring, che può diventare cloud monitoring qualora ci siano anche ambienti in cloud da tenere sotto osservazione, si presta a coprire situazioni molto differenti: dal capire semplicemente se degli apparati sono ancora attivi perché magari remotizzati, eliminando così la necessità di dover far intervenire un tecnico in loco, a un monitoraggio più profondo che, oltre a verificare lo stato di salute di hardware e software, permetta di conoscerne l’effettivo livello di utilizzo. Quest’ultima funzionalità permette a sua volta di innescare tutta una serie di successivi processi, come la notifica automatica di risorse in esaurimento, la prenotazione automatica di altre risorse o la riduzione automatica di alcune funzionalità per dare priorità ad altre.

I fattori oggettivi che indirizzano la scelta della piattaforma di monitoraggio

“Il monitoraggio più profondo abilita il cliente in primis, ma anche noi di GCI-SI, a un livello di analisi che permette di valutare l’eventuale crescita dell’infrastruttura o il suo rinnovamento se è diventata ormai obsoleta” continua Rizzelli, ricordando che nell’aderire alla particolare esigenza di ciascun cliente ci sono dei fattori oggettivi da considerare.

Il primo di questi è rappresentato ovviamente dai costi delle piattaforme di monitoring, che cambiano da vendor a vendor, ma ciò non esclude che si possa trovare la giusta mediazione in grado di soddisfare fabbisogni molto eterogeni. Possono esserci poi altri elementi oggettivi, come ad esempio la circostanza che il cliente appartenga alla pubblica amministrazione e in quel caso il fornitore deve essere presente nella Consip, la centrale acquisti della PA.

“Per il monitoring nella pubblica amministrazione locale in questo momento ci serviamo della soluzione OpManager di ManageEngine, un vendor con cui abbiamo un ottimo rapporto che risponde a quei requisiti di efficienza oggi indicati anche dal PNRR” esemplifica Rizzelli. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza apre prospettive enormi per la digitalizzazione, e di conseguenza per il monitoraggio nella PA. Basti pensare alla sanità e alla nuova frontiera dell’Internet of Medical Things (IoMT) che porterà il monitoring su una pletora sempre più numerosa di dispositivi connessi. Un futuro nel quale i system integrator come GCI potranno mettere in campo competenze e partnership per offrire le migliori soluzioni.

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