Ci sono aziende nelle quali il software open source è accettato, apprezzato e implementato ampiamente. Organizzazioni dove i sistemi operativi, altri stack infrastrutturali e software applicativi a codice aperto sono largamente utilizzati. Una di queste realtà è la Banca Popolare di Sondrio. Fondata nel 1871 da un gruppo di imprenditori valtellinesi, oggi l’istituto di credito conta oltre 320 sportelli in Italia e due uffici di rappresentanza a Shanghai e Hong Kong. “Abbiamo iniziato a implementare il sistema operativo Linux nel 1999”, racconta a ZeroUno Piergiorgio Spagnolatti, Responsabile Infrastrutture dell’istituto di credito, in cui lavora dal 1995. A questo punto viene spontaneo chiedersi quale fu, nei primi tempi, la reazione da parte del top management della banca nei confronti di una scelta così poco “ortodossa”: “Abbiamo conquistato la fiducia – risponde il manager – tramite la dimostrazione sul campo della validità di questi progetti. Abbiamo iniziato a utilizzare Linux in implementazioni puntuali e urgenti o per applicazioni per le quali non esistevano alternative proprietarie. Le esperienze sul campo hanno convinto tutti. Oggi abbiamo un’ampia delega a valutare le soluzioni open source laddove abbia senso adottarle”.
Torniamo a Linux. “Per i primi anni – continua Spagnolatti – abbiamo utilizzato Red Hat Linux nella versione community. Abbiamo scelto Red Hat Linux perché a quel tempo Red Hat ci sembrava il più importante sviluppatore di una versione di Linux con caratteristiche enterprise. Man mano che sono cresciuti gli ambienti in cui installavamo questo sistema operativo, apprezzandone le innovazioni presenti, siamo passati alla sottoscrizione di distribuzioni Red Hat Enterprise Linux (Rhel) con il servizio di aggiornamenti e supporto offerto dal vendor”.
Una cosa tira l’altra
Spagnolatti concorda nel riconoscere che uno dei vantaggi offerti dalle distribuzioni di Rhel è la lunga durata del supporto di ciascuna versione: dieci anni. Un plus che permette a chi ha installato una determinata release, e ha acquistato o sviluppato software intimamente integrato o certificato per quella versione, non è obbligato a migrare a un’edizione successiva solo perché il vendor cessa di fornire patch, upgrade o supporto. Peraltro, proprio in un mondo pieno di tecnologie eterogenee come quello bancario, non è sempre facile avere tutti i fornitori di tecnologie hardware e software che si certificano rapidamente a ogni nuova release di una distribuzione Linux. “Tutte le volte che siamo passati a una versione successiva – afferma il responsabile infrastrutture di Banca Popolare di Sondrio – lo abbiamo fatto non perché ci fosse in qualche modo imposto da Red Hat. Solo adesso stiamo dismettendo le ultime macchine che utilizzavano la versione 4, ma si trattava ormai di poche installazioni. In questo momento, circa tre quarti dei server Linux utilizzano Rhel 6 e il restante quarto, Rhel 5. Attendiamo a breve la versione 7 e non vediamo l’ora di provarla”.
Nel corso dei primi anni di rapporto con Red Hat, la Banca Popolare di Sondrio ha iniziato ad apprezzare anche un altro aspetto del fornitore. “Con l’aumentare dell’installato – prosegue Spagnolatti – siamo riusciti a valorizzare anche la qualità del supporto dei servizi professionali di Red Hat, che è sempre stata di livello eccellente”. L’It manager dell’istituto di credito Valtellinese, comunque, ci tiene a precisare che “nel giro di dieci anni circa, avremo si è no aperto quattro o cinque ticket di una certa consistenza. Ma abbiamo preferito avere [con la sottoscrizione di una distribuzione enterprise comprensiva dei servizi – ndr] questa polizza di assicurazione, anche se poi l’abbiamo usata poche volte”.
L’esperienza positiva con Red Hat Enterprise Linux è servita poi a convincere Banca Popolare di Sondrio a passare dall’utilizzo del middleware JBoss community a JBoss Enterprise Application Platform fornito da Red Hat. “Anche nel caso di JBoss – racconta Spagnolatti – abbiamo iniziato a sfruttare questo application server open source, nella versione community, molto in anticipo rispetto alla firma di un contratto di sottoscrizione per questa piattaforma con Red Hat”.
JBoss debutta nell’istituto di credito di Sondrio all’incirca nel 2003, tre anni prima che Red Hat acquisisse l’omonimo provider fondato nel 1999 in Georgia (Stati Uniti) da Marc Fleury. “Sull’onda del successo di Linux – ricorda il responsabile infrastrutture della banca – abbiamo deciso di estendere l’uso dell’open source oltre il sistema operativo. E abbiamo iniziato dall’application delivery. Di qui la scelta di JBoss e di altre tecnologie correlate. In seguito, abbiamo visto con favore l’acquisizione di JBoss da parte di Red Hat, perché avrebbe significato l’estensione della garanzia della qualità del software e del supporto, già sperimentata con Rhel, anche all’application server”. La successiva novità importante di Red Hat non ancora adottata dalla Banca Popolare di Sondrio è il software di virtualizzazione Red Hat Enterprise Virtualization. Prima ancora che il vendor open source lanciasse, nel 2010, Rhev, l’istituto di credito aveva già ampiamente adottato l’hypervisor proprietario leader di mercato, ma “non è escluso che in futuro compieremo delle migrazioni a Rhev o degli affiancamenti”, precisa Spagnolatti. Buona parte delle macchine virtuali utilizzate dalla Banca Popolare di Sondrio girano comunque su server Rhel.
Scelta per soluzioni mission-critical
Ma quali sono le applicazioni dell’istituto di credito che fanno affidamento sull’abbinata Red Hat Enterprise Linux e/o Red Hat JBoss Eap? “Buona parte, direi il 90% delle applicazioni che hanno tutto o la maggioranza dei componenti installati in ambito dipartimentale girano su Rhel e, molto spesso, con JBoss”, risponde Spagnolatti. “Per la precisione di tratta delle piattaforme di sportello, che rappresentano una categoria di applicativi core per una banca, delle piattaforme per i pagamenti e dell’Internet banking”. Data la quantità di installazioni di Rhel, nella seconda metà dello scorso decennio il dipartimento It dell’istituto si dota della soluzione di system management open source Red Hat Satellite. “Abbiamo iniziato – spiega Spagnolatti – a sentire il bisogno di strumenti di gestione dei sistemi più evoluti e pervasivi. Con Satellite riusciamo a gestire da un’unica console attività quali il patching management, la distribuzione di installazioni con kickstart [l’implementazione e la configurazione “unattended” dell’Os sui singoli host – ndr]”.
Dalla migrazione all’open source restano, almeno per ora, esclusi i desktop. “Non perché non ci si sia mai ragionato – sottolinea l’infrastructure manager – ma a causa dei vincoli imposti dai produttori di software di produttività individuale e di molti device tipicamente utilizzati dalle banche. Ad ogni modo, gli stessi vendor open source enterprise preferiscono investire nelle tematiche più legate al mondo infrastrutturale che a quello client”. Rimangono, per ora, soprattutto a livello di “osservazione delle tecnologie emergenti” temi come il bring-you-own-device (Byod) e i big data. “Al momento non sono ancora emerse significative esigenze in questi ambiti”, spiega Spagnolatti. Qualora dovessero sorgere, il suo staff sarebbe pronto ad accettare queste sfide, sapendo di poter contare anche sulla disponibilità di tecnologie open source. Un mondo di cui il responsabile infrastrutture ammira lo spirito di community e la filosofia: “Apprezzo il grado di libertà concessa da questo tipo di soluzioni, che per qualche magia sembrano pensate per lasciare le strade libere e permettere di cogliere ogni nuova opportunità”.
Le soluzioni Red Hat adottate a Sondrio Il sistema operativo Red Hat Enterprise Linux, il middleware JBoss Enterprise Application Platform e la suite di system management Satellite sono le tre soluzioni di Red Hat utilizzate dalla Banca Popolare di Sondrio a supporto di applicazioni mission-critical quali le piattaforme di sportelli, dei pagamenti e dell’Internet banking. Red Hat Enterprise Linux (Rhel) è implementato presso numerosi server dipartimentali sui quali girano applicazioni tradizionali e virtualizzate con un hypervisor pre-esistente non Red Hat. Presto saranno dismesse le ultime installazioni di Rhel versione 4, di cui agli inizi del prossimo anno cesserà l’ultimo stadio del supporto decennale: quello dell’Extended Life Phase (tre anni, dopo sette di Production). La maggior parte delle installazioni dell’open source nella banca è costituita da Rhel 6, mentre una quota molto minore da Rhel 5. Lo staff infrastrutture dell’istituto sta aspettando con ansia il debutto di Rhel 7. Questa release conterrà numerosi miglioramenti. Il kernel, per esempio, sarà in grado di mappare e stabilire un’integrazione con l’hardware, sfruttandone meglio determinate caratteristiche, una fra tutte la non-uniform memory architecture (Numa). Altre feature velocizzeranno la migrazione dalle versioni precedenti dell’Os. JBoss è un middleware open source che ha riscosso grande successo fin dalle sue origini, al punto che si era aperta un’aspra battaglia tra diversi vendor per acquisirne il produttore. Nel 2006 l’ha spuntata Red Hat. Tra le caratteristiche più apprezzate, le sue capacità di velocizzare il lavoro di sviluppo dei dipartimenti It grazie alla maggiore economicità e alla grande apertura verso gli standard. Red Hat Satellite, infine, è un’applicazione che permette agli amministratori di sistema di distribuire, gestire e monitore le applicazioni su tutti gli host Rhel da una singola console. Fra le sue feature peculiari il kickstart, l’implementazione e la configurazione “unattended” del sistema operativo sui singoli host; nelle ultime release è stato rafforzato il supporto alle architetture virtualizzate. |