Il cloud è ormai un fenomeno consolidato nell’esperienza di moltissime imprese italiane, soprattutto di grandi dimensioni. Direttori It e amministratori delegati oggi guardano la nuvola come un’opportunità strategica per razionalizzare i processi, migliorare la sicurezza, diventare sostenibili e supportare l’innovazione. Anche le tecnologie considerate business critical come i sistemi Erp stanno evolvendo sulla spinta inarrestabile dell’as-a-service.
Il tema è stato approfondito durante la tavola rotonda “Primavera dell’Innovazione”, organizzata nel padovano dal gruppo Digital360 in collaborazione con SAP e il Gold Partner Anda, che ha offerto una chiave di lettura sul tema del gestionale in cloud.
Moderata da Arianna Leonardi, giornalista di ZeroUno, la tavola rotonda è stata un’interessante occasione di confronto, arricchita dall’intervento di Umberto Lombardi, Sales Manager Mid-Market, SAP Italia; Giovanni Marta, Sales Director, Anda. Hanno partecipato al dibattito i C-level di importanti realtà del tessuto imprenditoriale italiano, appartenenti alla zona del Triveneto e operanti in diversi settori industriali.
In questa prima parte del reportage, riportiamo quanto emerso dall’intervento di apertura di Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation, School of Management, Politecnico di Milano, ha delineato il mercato nazionale della nuvola.
Il mercato italiano del cloud cresce a due cifre
“Gli investimenti nel cloud computing – dichiara – crescono in modo interessante. In base alle statistiche 2022 di Assinform, il mercato dell’Information Technology in Italia vale circa 70 miliardi di euro. Se si circoscrive la stima alla sola componente Enterprise, il totale arriva a 20 miliardi. Pesa quindi la spesa destinata alle soluzioni cloud, che, secondo l’Osservatorio, ammonta a 4,56 miliardi, in crescita anno su anno del 18%”.
La componente di Public & Hybrid Cloud ha totalizzato un fatturato di circa 3 miliardi di euro, in rialzo del 22%, mentre la spesa in soluzioni di Virtual Private Cloud e Data Center Automation si attesta rispettivamente a 933 e 680 milioni di euro, con tassi di crescita del 15 e 8%.
Come sottolinea Mainetti, la catastrofe Covid-19 ha sdoganato tanti falsi miti sul cloud, accelerando soprattutto l’adozione di tecnologie SaaS (Software-as-a-Service) a garanzia della continuità operativa. Tra il 2019 e il 2020, gli investimenti in cloud pubblico e ibrido sono aumentati del 28%, a fronte di una spesa IT che cresce tipicamente di pochi punti percentuali all’anno.
“Visti i vantaggi del modello as-a-Service – chiede Mainetti – perché i sistemi ERP dovrebbero rimanere inchiodati dentro a un desktop? Se le aziende avessero adottato il gestionale in cloud già prima del 2020, avrebbero continuato a fruire correttamente delle informazioni anche durante il lock-down”.
Nel biennio successivo all’emergenza, la nuvola ha sempre confermato una crescita a doppia cifra. “È un’onda inarrestabile” commenta Mainetti, accingendosi a dettagliare le strategie cloud delle aziende italiane.
Le scelte aziendali in materia di cloud computing
Quando si muovono le applicazioni sulla nuvola, la scelta più intuitiva rimane la fruizione nella modalità Software-as-a-Service. Il segmento SaaS ha così assorbito il 43% della spesa in Public & Hybrid Cloud, per un totale di 1.268 milioni di euro. Il resto del mercato è conteso tra le soluzioni di Infrastructure-as-a-Service (IaaS) (39%) e Platform-as-a-Service (PaaS) (18%).
Qualora vengano attivati nuovi progetti digitali, le aziende preferiscono attuare una strategia selettiva nella maggioranza dei casi (40%), valutando l’alternativa migliore tra cloud e on-premise di volta in volta. Il 36% delle iniziative prevede un approccio cloud-first (che privilegia la modalità as-a-service), il 16% contempla il cloud come unica via e solo l’8% rimane ancorato all’on-premise.
“Per i nuovi progetti digitali – commenta Mainetti – il cloud sembra la mossa del cavallo per tutta una serie di vantaggi, a partire dagli updates automatici. Fruire in streaming di una tecnologia sempre aggiornata, in linea con le ultime best-practice internazionali, conferisce all’azienda maggiore agilità, resilienza e capacità di evolvere”.
Un altro dato rilevante emerso dall’Osservatorio è la divisione della spesa cloud tra large enterprise e Piccole Medie Imprese (PMI) italiane. L’88% degli investimenti è imputabile alle aziende con oltre 250 dipendenti, ma la spesa delle organizzazioni medio-piccole ha registrato un maggiore tasso di crescita annuale (+24% rispetto a +18% delle grandi organizzazioni). Secondo le statistiche 2022, il 52% delle PMI adotta almeno un servizio cloud (+7% rispetto all’anno precedente).
Verso la modernizzazione dello ERP
I campi che si prestano maggiormente al paradigma del cloud pubblico e ibrido sono la posta elettronica, l’Office Automation, la gestione documentale e la collaboration in ambito SaaS, mentre sul fronte IaaS si trovano la virtualizzazione degli ambienti di produzione, sviluppo e test, ma anche il backup e lo storage.
Il modello cloud è stato sdoganato anche per le applicazioni business-critical già da diversi anni, più precisamente con le prime piattaforme di Customer Relationship Management (CRM) sulla nuvola. Anche i sistemi di Supply Chain Management e i verticali di settore hanno intrapreso e consolidato il percorso di modernizzazione.
Le soluzioni di Enterprise Resource Planning, invece, stanno vivendo oggi la trasformazione cloud, con un ritardo imputabile a diversi fattori.
“Il gestionale – sostiene Mainetti – è innanzitutto una scelta strategica che impatta profondamente sui processi e sulle logiche dell’impresa. Ha una pervasività capillare all’interno dell’organizzazione e, in alcuni casi, può presentare anche un certo lock-in. Finora, il mercato e gli stessi vendor non erano effettivamente pronti per un cambio così radicale. Oggi però, dopo l’esperienza pandemica, si sono allineati gli astri ed è iniziata la vera competizione tra i fornitori, il che significa, per le aziende utenti, beneficiare di ulteriori innovazioni”.
Le opportunità della modernizzazione
Il consiglio è cavalcare l’onda. “Costruire data center e gestire le applicazioni – dichiara Mainetti – sono compiti estremamente complessi, che sarebbe meglio affidare agli specialisti per concentrarsi invece sulle attività aziendali core. I fornitori di soluzioni cloud devono garantire livelli di sicurezza e continuità operativa decisamente più elevati, perché anche una minima interruzione del servizio potrebbe compromettere reputazione e business. Insomma, la capacità di erogare correttamente servizi informatici è essenziale per i cloud provider al fine della competizione internazionale, mentre è meno importante per un’azienda operante in altri settori”.
Interessante è osservare i vantaggi derivanti dai percorsi di modernizzazione delle applicazioni, secondo una prospettiva multidimensionale.
- PIATTAFORMA – Dall’infrastruttura fisica, passando attraverso la virtualizzazione delle macchine, si arriva ai sistemi in cloud, che ribaltano sul fornitore gli oneri di maintenance tecnologica.
- ARCHITETTURA – La concezione monolitica dei software legacy viene gradualmente sostituita dalla nuova struttura a microservizi, che permette di accelerare lo sviluppo di applicazioni innovative combinando le singole unità funzionali.
- DATI – I dati non vengono più organizzati in silos, ma gestiti centralmente grazie alla combinazione di data lake e data warehouse. Così le informazioni possono essere fruite con maggiore efficacia e permettere di concretizzare il tanto auspicato modello di azienda data driven, dove tutte le decisioni vengono prese in base alle evidenze analitiche.
- ORGANIZZAZIONE – Cambiano i processi di gestione del software, dal modello waterfall ai paradigmi Agile, basati su cicli di rilascio brevi e iterati, fino alla concretizzazione del DevFinOps, che facilita la collaborazione tra team di sviluppo, Operations e divisione Finance.
“Il passaggio da legacy a modern è complicato – evidenzia Mainetti -. Appoggiandosi sulle spalle dei giganti, si possono fare dei salti evolutivi. Tuttavia, per beneficiare appieno della competizione globale e delle continue innovazioni dei vendor, bisogna essere disposti a rinunciare alle personalizzazioni”.
Tipicamente, infatti, le applicazioni on-premise venivano declinate secondo i desiderata dell’azienda, ma le eccessive customizzazioni limitavano la possibilità di recepire gli aggiornamenti, portando alla rapida obsolescenza del software. Con il cloud, invece, le aziende devono adattare i processi interni all’applicativo, ma possono sfruttare le moderne interfacce di programmazione per integrare funzionalità specifiche e verticalizzare la soluzione.
La sostenibilità ambientale del cloud
Un altro vantaggio del cloud computing riguarda il tema della sostenibilità ambientale. Negli ultimi anni, le certificazioni ESG (Environmental Social Governance) stanno acquisendo una sempre maggiore rilevanza come strumento per rafforzare la compliance normativa e l’attrattività dell’azienda sul mercato.
“Fare leva sul consumo di un servizio – afferma Mainetti – significa ereditare le certificazioni ottenute dal provider. Considerando che oggi tutti i fornitori cloud aspirano a essere carbon-neutral, per le aziende utenti è un gran vantaggio”.
In Italia, infatti, soltanto il 14% delle imprese, su un campione di 120 grandi organizzazioni, ha attivato da tempo una strategia di Green IT ottenendo già significativi risultati. Il 45% invece non ha in previsione alcuna azione, mentre la restante percentuale include imprese che hanno appena introdotto o stanno per avviare iniziative di sostenibilità.
Con il cloud, quindi, le organizzazioni avrebbero l’opportunità di desumere la carbon-footprint che il provider ha dichiarato e che può essere inserita a bilancio.
La nuvola come leva strategica aziendale
Mainetti conclude sottolineando che il cloud rappresenta oggi una leva strategica imprescindibile per la digitalizzazione delle organizzazioni.
“All’interno delle grandi imprese italiane – asserisce – il 44% delle applicazioni, quindi quasi la metà, è consumato dal cloud e nel 56% delle realtà sono i C-level a spingere l’adozione della nuvola. I vantaggi ottenuti sono significativi: la nuvola ha permesso di sviluppare rapidamente nuove iniziative digitali (63% dei casi), recepire rapidamente le esigenze di clienti e utenti interni (55%), supportare un cambiamento nella cultura aziendale incoraggiando la digital transformation (54%)”.
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Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con SAP e Anda.