VmWare: ampliare le opportunità con la Software Defined Enterprise

Un’azienda configurabile via software per garantire la flessibilità necessaria e cogliere a pieno le opportunità di una realtà in costante trasformazione. È stato il tema principe della tappa milanese del roadshow europeo dell’azienda intitolato al tema “Amplify the Possibilities”

Pubblicato il 28 Lug 2014

MILANO – Nella giornata milanese del roadshow europeo Vmware dedicato al tema “Amplify the Possibilities” Alberto Bullani, Regional Manager Italia dell’azienda, ha ribadito l’importanza della Software Defined Enterprise, ormai vero e proprio mantra dell’azienda: una enterprise configurabile, grazie a un software che è “sempre più piattaforma separata rispetto ad hardware e applicazioni” .

Alberto Bullani, Regional Manager Italia di VmWare

Solo la configurabilità software in tutti i suoi comparti consentirà all’azienda di perseguire con successo la continua rincorsa del cambiamento. Bullani cita i risultati della ricerca commissionata da VmWare a Vanson Bourne: è di almeno quattro mesi lo scollamento tra le richieste del business e le risposte che l’It può offrire, lo dice la maggioranza assoluta dei decisori Emea (una fascia tra il 65 e l’80%) che la ricerca ha analizzato (coinvolti 1800 It decision makers e 3600 office workers). Un Time to market perdente in un mercato dove le aziende prosperano solo se business centriche, capaci cioè di cogliere le opportunità che si presentano sempre più solo come “business moment”, effimeri se non colti subito. La Software Defined Enterprise è abilitata da una virtualizzazione capace di eseguire applicazioni praticamente ‘a risorse infinite’ per inseguire la domanda, e cogliere in modo cost effective le opportunità dei business moment. Ma come? La risposta la sviluppa il Senior VP e General Manager Emea, Maurizio Carli: con un outsourcing dinamico dal data center verso il cloud che insegua la domanda e vi si adegui. L’outsourcing dinamico si regge, spiega Carli, su tre funzionalità generali (Extract, Pool e Automate), che consentono di dimensionare il data center su un livello medio di utilizzo e non sui picchi di domanda. Queste funzionalità abilitano una “flessibilità In ed Out”: in presenza di picchi di domanda, il data center ricorre con Out a capacità esterne (cloud) per sopperire al delta di applicazioni (e risorse al loro servizio); quando si ridiscende verso valori medi, “riadotta” con In il delta applicativo, in modo graduale e del tutto trasparente. È quindi la Software Defined Enterprise che può abilitare un reale data center ibrido.

Maurizio Carli, Senior VP e General Manager Emea di VmWare

Ed è nell’offerta Market cloud che Vmware sostanzia la capacità di esecuzione duale inhouse e cloud. Partita nel 2013 in Usa, in partnership con 5 data center gestiti da cloud provider basati sull’hypervisor Vmware, nel febbraio 2014 ha visto ampliarsi il bacino dei partner con due cloud Provider Uk e “ci si può attendere”, ha anticipato Carli, un terzo contratto nell’anno in Germania e un quarto a inizio 2015 in Francia.

VmWare vede un mercato Ict in evoluzione irreversibile verso la “separazione” delle piattaforme hardware da quelle logiche e software (le Virtual machine) e di queste dalle piattaforme applicative, con il software che va oltre la virtualizzazione, verso la gestione automatica delle componenti hardware. Di più, la “forte convinzione personale” di Carli è che presto assisteremo nel networking a un’accelerazione verso la virtualizzazione simile a quella già vista nell’universo server, arrivando ai network virtualizzati tra computer.

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