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Salesforce: attenti al gap generazionale nell’uso dell’AI

Gran parte della Gen Z utilizza l’AI generativa mentre la Gen X e i Boomers non la capiscono, men che meno la apprezzano. Tutti, però, sono sorpresi dalle performance dei suoi modelli che stanno impattando sul futuro del pianeta. Nel suo nuovo report, Salesforce racconta come questa tecnologia si rapporta con le diverse fasce di popolazione mondiale

Pubblicato il 05 Ott 2023

Immagine di Andrey Suslov su Shutterstock

Ci sono modelli generativi che risalgono addirittura agli anni Settanta, secondo alcuni esperti, ma oggi se ne parla così tanto che sembrano una novità. Tutto merito (o colpa) dell’irruenza con cui strumenti come ChatGPT e MidJourney sono entrati nella quotidianità di molti, e non solo in ambito lavorativo.

Nonostante sia spesso descritto come un fenomeno fortemente pervasivo che non lascia via di scampo, la sua penetrazione tra i cittadini del mondo non è per nulla omogenea. Vi si nascondono disuguaglianze, scelte, punti di vista e rischi potenzialmente molto importanti per chi si occupa del mondo della tecnologia e per chi si preoccupa del futuro del pianeta.

Si può ignorare l’AI gen?

Con un nuovo sondaggio, Salesforce si è presa l’onere di indagare tra le pieghe del fenomeno “generative AI”, interrogando un pubblico di 4.041 persone di età pari o superiore ai 18 anni distribuite tra Stati Uniti, Regno Unito, Australia e India, tutte parte di un panel di YouGov.

Lo scenario che ne è emerso è caratterizzato da quattro dati fondamentali: il 75% di chi utilizza questa tecnologia lo fa per lavoro, ma solo il 49% della popolazione l’ha usata almeno una volta in vita propria. Si tratta soprattutto di appartenenti alla Generazione Z, che l’ha utilizzata nel 70% dei casi mentre il 68% di coloro che non l’hanno mai sperimentata è della Gen X o un baby boomer.

È evidente, e nemmeno molto sorprendente, un forte gap generazionale: con l’andare degli anni non si percepisce l’eventuale valore aggiunto che l’AI generativa potrebbe portare (90%) e in alcuni casi se ne ignora quasi l’esistenza (40%).

Ciascuno è libero di prendere la propria posizione, ma ciò che preoccupa, da un punto di vista etico e sociale, è il fatto che questa tecnologia sta plasmando il mondo in cui tutti abitano. Anche quello in cui i più anziani si trovano a vivere e a doversi difendere da fenomeni come i deepfake creati con l’AI generativa per le truffe finanziarie e politiche. Non conoscendoli, diventano più vulnerabili di quanto già non lo siano.

Perché l’entusiasmo della Gen Z

Anche di fronte a tali pericoli, per ora c’è comunque chi ritiene, avendo “una certa età”, di potersi tenere lontano dall’AI generativa (30%) mentre gli altri si dicono disposti a iniziare a usarla, con dei “se” impegnativi. Se fosse più sicura e protetta, se sapessero come funziona e se fosse integrata nella tecnologia che già utilizzano.

Nell’altra parte di mondo, quella che utilizza la nuova tecnologia, la maggior parte lo fa almeno settimanalmente, soprattutto cercando di automatizzare i processi e le attività lavorative più noiosi. C’è anche un 30% che la sfrutta per divertirsi e altrettanti sperano li aiuti a diventare ferrato su nuovi argomenti in modo più veloce.

I principali vantaggi che suscitano entusiasmo in questa fascia di “frequent users” sono infatti il risparmio di tempo (46%) e la facilità d’uso (42%) ma anche il divertimento (37%). Molti ammettono anche di contare sull’AI generativa per prendere decisioni più rapide e consapevoli, organizzare le proprie giornate e trovare ispirazione. Solo il 22% è fermamente convinto che la propria vita sia cambiata in meglio con l’AI generativa ma, secondo Salesforce, quasi tutti (90%) ammettono che i risultati dei modelli di AI generativa hanno superato le loro aspettative.

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