Nasce l’Osservatorio delle Competenze Digitali 2014: a seguito di un accordo siglato lo scorso aprile, Agid, insieme ad Assinform, Assintel e Assinter si uniscono in una nuova alleanza per dare un supporto coeso alla strategia digitale del Paese e collaborano da subito per la realizzazione della survey “La gestione del Capitale Umano nelle imprese Ict” realizzata con il supporto di Od&M Consulting (società di consulenza specializzata nell’area della gestione e valorizzazione delle risorse umane) e basata su 4.826 profili retributivi raccolti dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2013.
“La nascita di questo Osservatorio ha un grande valore”, ha detto Franco Patini, Coordinatore Gruppo e-Leadership di Agid, durante la presentazione del progetto, che si è svolta a luglio Milano, “perché vede la rara convergenza delle tre realtà che insieme raccolgono sostanzialmente tutto il mercato italiano dell’offerta It”. Anche secondo Giorgio Rapari, Presidente di Assintel, questa unione è il primo valore di questo progetto, e aggiunge: “Siamo riusciti ad attivare un dialogo fra pubblico e privato nell’Ict sul terreno comune della valorizzazione delle competenze digitali, un fattore strategico fondamentale per la reale evoluzione del nostro mercato”. Un’alleanza che potrà essere utile, in un momento di forte trasformazione come questo, a sostenere le imprese che stanno evolvendosi in chiave digitale.
“Seppur in ritardo rispetto al panorama europeo, questo cambiamento sta di fatto avvenendo: il nostro paese sta entrando nell’era digitale più di quanto non appaia”, ha detto Giancarlo Capitani, Amministratore Delegato di Netconsulting, società che ha curato per l’Osservatorio una sezione del report dedicata allo scenario di trasformazione Ict, all’interno del quale il tema delle competenze si inserisce: “La crisi sta lasciando nelle aziende che resistono un’eredità importante in termini di trasformazione strutturale del modo di fare impresa: stanno cambiando i processi, i modelli di organizzazione del lavoro e di governance; le imprese si trovano circondate da una popolazione digitale e hanno a disposizione un immenso patrimonio di nuove tecnologie che possono sfruttare. Le opportunità ci sono, serve ora trovare il modo di utilizzarle strategicamente, come altri paesi hanno già fatto”. Capitani introduce quindi il tema delle competenze sottolineando un aspetto in particolare: “L’entrata nell’era digitale creerà nel nostro paese delle criticità sul fronte occupazionale: da un lato ci saranno competenze obsolete, dall’altro avremo una forte domanda di figure con skill nuovi, e l’esigenza di aggiornare molto rapidamente questi stessi skill per rispondere alle esigenze di un mercato fortemente dinamico”.
Sul tema competenze Ict, i risultati della survey confermano l’esistenza di questo trend e in particolare evidenziano come le aziende lamentino la mancanza sul mercato delle professionalità necessarie: è la prima difficoltà riscontrata nel reclutamento di Manager e Professional rispettivamente nel 55% e nel 64% dei casi (figura 1) – [la survey divide i lavoratori Ict in Manager, Professional, Neoassunti – ndr]. I ruoli strategici più richiesti risultano essere Account Manager e Project Manager. I più difficili da reperire sono invece, in ordine decrescente, Account Manager, Software Developer e Business Analyst. Mancano anche i Mobile Application Developer, molto richiesti dagli Hardware Vendor e gli Ict Security Manager, utili alle aziende di Digital Solutions. “Si assisterà a fenomeni quasi schizzofrenici da questo punto di vista”, commenta Simonetta Cavasin, Amministratore Delegato di Od&M Consulting, che ha presentato i risultati della ricerca. “Ci saranno ruoli e competenze molto pagati, altri sempre più superflui e dunque sempre meno retribuiti”.
La survey ha poi suggerito riflessioni interessanti sul tema del recruiting:
- i dati rilevano che il 68% delle aziende non è dotato di modelli di analisi di bisogni di Workforce nel medio-lungo periodo. Per gestire il dinamismo crescente in ambito competenze, focalizzarsi sugli aspetti strategici sarebbe invece quanto mai indicato.
- Molto sfruttato il canale dei social: per il 43% dei casi l’assunzione dei Manager avviene utilizzando un network professionale o personale, percentuale che sale a 49% quando si parla di Professional. Diversa la situazione per i Neoassunti: al primo posto si trova il contatto con scuole e università (54%), anche se proprio lo scollamento fra le esigenze aziendali e le competenze sviluppate nel percorso di studi rappresenta la prima difficoltà di reclutamento di neoassunti per la metà delle aziende Ict. “È necessario che scuole e università trovino il modo di allinearsi con le reali esigenze per far sì che i giovani entrino molto più velocemente nel mercato del lavoro – commenta Cavasin – Mancano prima di tutto corsi di formazione mirati” (a questo proposito è stato fatto riferimento alla nascita quest’anno di Assinter Accademy, che propone un programma di formazione permanente sul management e la gestione dell’Ict nella Pubblica Amministrazione).
- Sul tema dell’employer branding [la reputazione che un’azienda si costruisce come datore di lavoro e le strategie che adotta per acquisire e fidelizzare candidati e lavoratori – ndr], infine, i dati fanno emergere come, soprattutto le Pmi, debbano lavorare su questo fronte per migliorare la loro visibilità e attrarre i talenti, accostando questo lavoro a una presa di consapevolezza di quelle che sono le leve di maggiore attrazione. A questo proposito, in particolare, Cavasin sottolinea come la retribuzione fissa, generalmente in testa all’elenco, per quanto rimanga rilevante, non sia considerata di primaria importanza: per i Manager è l’autonomia e il livello di delega nelle decisioni la leva principale, per i Professional e i Neoassunti è il contenuto del lavoro. “Anche l’ambiente ha un ruolo di rilievo”, aggiunge Cavasin, che quindi ricorda come resti di grande attualità il tema dello smart working.
L’incontro di Milano è stata anche l’occasione per parlare dell’European e-Competence Framework (e-Cf) a cui è dedicata una parte del report dell’Osservatorio; nato nel 2008, giunto ora alla sua terza versione, è uno schema che elenca 40 competenze richieste e praticate nel contesto lavorativo dell’Ict. Utilizzando un linguaggio condiviso per descrivere skill e livelli di preparazione, risulta facilmente comprensibile in tutta Europa. Questo documento dovrebbe consentire una miglior comunicazione tra lavoratori, aziende ed enti, offrendo un riferimento comune per l’analisi delle competenze e divenendo una guida sicura a supporto delle decisioni sia nel processo di selezione e reclutamento dei candidati, sia in quello di assessment e formazione di professionisti Ict. “E-cf è stato recepito dall’Agenda digitale europea e, di conseguenza, anche dall’Agid”, racconta Clementina Marinoni, Hr Project Promotion and Development della Fondazione Politecnico di Milano, che poi spiega: “Sarà certamente un supporto utile per affrontale le problematiche legate al recruitment, alla formazione, alla crescita dei lavoratori Ict”.