Con un “salto” del +28% rispetto al 2018, nel 2030 i data center europei rappresenteranno il 3,2% della domanda di elettricità dell’UE. Si tratta di una stima, decisamente credibile, di quello che siamo chiamati a gestire a livello di consumi energetici. Uno dei tanti numeri da inserire nella grande equazione del bilancio europeo i cui conti devono per forza tornare.
Guardando a questo imprescindibile obiettivo, la Commissione europea si sta muovendo per aumentare la trasparenza e potenzialmente promuovere nuovi progetti e sviluppi di efficienza nei data center. Ha lanciato un ampio programma mirato che spazia dal consumo di energia e acqua all’uso di rinnovabili, includendo anche temi quali la qualità della rete, i sistemi di raffreddamento e il riutilizzo del calore di scarto. Un piano variegato e in evoluzione, perché in evoluzione sono le tecnologie chiave e in evoluzione sono, soprattutto, gli equilibri geopolitici ed economici che sottendono ogni iniziativa di innovazione strategica.
Cosa e come monitorare: l’UE mette i paletti
Non stupisce, quindi, anzi rincuora, l’uscita di un nuovo regolamento delegato sull’efficienza energetica dei data center. La Commissione stessa lo ha reso pubblico a metà dicembre 2023. Ufficialmente, si deve parlare di un atto privo di carattere legislativo ma che, quando approvato, integrerà o modificherà alcuni elementi della direttiva sull’efficienza energetica (EED), entrata in vigore il 10 Ottobre 2023.
Questo passo di fine anno è fondamentale perché annuncia l’intenzione di creare per la prima volta uno schema di rendicontazione per i data center in materia di sostenibilità. Questo avverrà attraverso alcuni step.
Prima di tutto sarà necessario definire gli indicatori di sostenibilità, tenendo conto della legislazione, delle iniziative e degli standard esistenti nel settore data center, anche a livello nazionale. Tra quelli citati nel documento compaiono le caratteristiche strutturali e architettoniche dell’edificio, l’energia totale consumata, la qualità della rete, il consumo di acqua, il calore perso e riutilizzato, il tipo di sistema di raffreddamento e il consumo di energie rinnovabili, ma anche il traffico dati.
Tutti riferimenti importanti per una pianificazione e un processo decisionale trasparenti e basati su dati concreti. Un punto di partenza che ogni data center su territorio europeo deve avere ben presente per migliorare la propria efficienza.
Nello stesso documento, la Commissione indica con fermezza le informazioni che devono essere monitorate e comunicate dai centri dati da proprietari e operatori di data center attraverso una relazione dedicata. Ne dovrà ricevere una per ogni per ciascun centro dati, indipendentemente dal fatto che si tratti di un’unica struttura o di un gruppo di strutture nello stesso luogo.
Allo stesso tempo, l’Europa stabilisce anche una metodologia comune di misurazione e calcolo. Un’azione essenziale per poter contare finalmente su uno schema comunitario che permetta di valutare la sostenibilità di data center con una domanda di potenza installata pari ad almeno 500 kW.
Per garantire una uniformità di comunicazione e agevolare la successiva analisi delle informazioni, la Commissione, da parte sua, ha promesso di realizzare una banca dati europea sui data center dove confluiranno tutti gli indicatori chiave di prestazione resi pubblici. Questo grande e prezioso bacino di dati dovrà avere un’interfaccia utente comune ed essere facilmente accessibile e fruibile, in modo da rappresentare un agile strumento di lavoro per tutti i soggetti coinvolti.
Tempi stretti, per i data center e per l’UE
Ambizioso, dettagliato e frastagliato, l’atto emesso stabilisce anche alcune scadenze. Quella più importante è il 15 maggio 2026, giorno entro cui gli operatori di data center in colocation e co-hosting devono raccogliere, pubblicare e comunicare alla banca dati europea le informazioni e gli indicatori chiave di prestazione.
Un’altra data importante è la metà di gennaio 2024: questo regolamento delegato sull’efficienza energetica dei data center rimarrà infatti in consultazione fino a quel momento. Poi la Commissione pubblicherà il testo che, nei successivi 2 mesi, il Consiglio e i Parlamento europeo potranno controllare e decidere di adottare o “bocciare”. Una serie di passaggi democratici necessari che non dovranno rallentare le misure di un efficientamento urgente e doveroso.