Oltre ad assistere a quello spostamento verso il multi-cloud a tratti meno massivo di quanto non si pensasse, è fondamentale comprendere per quali ragioni si decida di compiere questo “grande passo”. Si tratta di un trend di mercato, infatti, ma non solo. Il multi-cloud rappresenta anche una scelta strategica che svela il tipo di approccio e di prospettive che ciascuna organizzazione vuole sposare nel presente e nel futuro. Le dinamiche che la spingono verso un paradigma ampio, complesso e da gestire con impegno come il multi-cloud sono indizi di un mindset che sta evolvendo tra desideri e paure.
Accogliere DORA (Digital Operational Resilience Act) con il multicloud
La prima evidenza contenuta nel report promosso da Cockroach Labs è che i motivi per cui molti utenti passano al multi-cloud sono meno legati alla tecnologia di quanto non si possa pensare. A prevalere sono infatti le esigenze di business e aziendali che, oggi, guidano verso una posizione di apertura e di sicurezza.
Realizzata in Germania, UK e USA, la ricerca fotografa le spinte al multicloud di numerose realtà di diversa natura. Il timore per il cloud vendor lock-in e l’urgenza di rimanere conformi alle normative prevalgono tra tutti i motivi possibili, rispettivamente con il 41% e il 42%. La resilienza operativa nel caso in cui qualcosa vada storto si arresta al 32%.
Questa “fuga in avanti” della conformità tra le ragioni citate è sorprendente fino a un certo punto. Nasce dalla preoccupazione per la futura entrata in vigore del Digital Operational Resilience Act (DORA) dell’UE prevista per l’inizio del 2025. Questa nuova norma riguarderà tutte le aziende che operano in Europa, comprese quelle statunitensi e britanniche. Si rivolge in particolare alle istituzioni finanziarie, ma richiede la resilienza digitale a tutte e molte si stanno preparando già ora ad essere compliant. La maggior parte anche optando per il multi-cloud.
Dal report, sembra che i più preoccupati per il DORA siano gli inglesi (46%), ben poco sensibili, invece, al tema della resilienza (26%). Anche i tedeschi ci pensano, mentre gli statunitensi sono particolarmente impegnati a evitare il vendor lock-in. Questo è ciò che in USA spinge al multi-cloud e in una particolare versione: ci si rivolge a un singolo fornitore di cloud con alcuni servizi specifici eseguiti altrove.
Più nuvole, più provider, più grattacapi
Nel processo di adozione del multi-cloud, entrano in gioco alcune altre leve, impossibili da ignorare, sia per le organizzazioni stesse, sia per chi le osserva e analizza. In primis, da considerare, c’è quella finanziaria, citata infatti dal 38% degli intervistati. Si tratta di un fattore che influisce pesantemente sulla scelta e ne tengono conto anche i Cloud Services Provider che confezionano le offerte.
Un timore, quello di gestire i costi, che si unisce ad altri come il dover avere a che fare con le peculiarità di ciascun fornitore di cloud e con i diversi approcci alla privacy e alle normative.
Immancabile, poi, il tema delle competenze. Molte organizzazioni si rendono conto che, con più cloud, molto probabilmente dovranno procurarsi più specialisti. Un’ulteriore complessità che non preoccupa molto la Germania (33%), ma che per quasi la metà degli intervistati UK rappresenta una sfida da non ignorare (48%).
Ciascun Paese, a modo proprio, appare ben consapevole del fatto che la scelta del multi-cloud possa essere vincente, ma senza dubbio anche impegnativa. Come suggerisce il report, ciò non deve portare all’immobilismo, ma occorre riflettere sul perché questo approccio possa essere adatto (o meno) a un determinato scenario. “Le organizzazioni che riescono a trovare gli strumenti e i metodi giusti per adottare il multi-cloud senza introdurre troppa complessità continueranno a trarne profitto”, si legge nel report. Le altre, quelle che seguono l’hype d’istinto, potrebbero pentirsi e trovarsi spiazzate.