Quando i numeri della migrazione cloud hanno mostrato una improvvisa impennata, potenziata e accelerata dal Covid, il settore è apparso in parte impreparato. Sicuramente lo era dal punto di vista della comunicazione dei costi e della fatturazione.
La mancanza di una specifica adottata in modo ampio e diffuso sul mercato ha spinto ogni provider di infrastrutture e servizi a ricorrere a schemi di fatturazione e terminologia proprietari. Una reazione “impulsiva” e inevitabile per non perdere tempo e opportunità di business, ma che ha creato una totale assenza di conformità ancora oggi in larga parte presente tra generatori di dati di fatturazione.
Chi si trova a subirla e doverla gestire sono gli operatori FinOps, costretti a mettere in campo gli schemi più disparati, speso anche da sviluppare ad hoc per ogni provider per l’esecuzione delle funzionalità FinOps più essenziali come il chargeback, l’allocazione dei costi, il budgeting e la previsione.
FOCUS, un framework per parlare la stessa lingua
Per evitare che questa criticità diventi intrinseca in un mercato promettente come quello del cloud, danneggiandolo, la FinOps Foundation ha lanciato un progetto che promuove la collaborazione tra i principali fornitori di cloud, di FinOps, di SaaS e le imprese FinOps lungimiranti. Si chiama FinOps Open Cost and Usage Specification (FOCUS), inizialmente rientrava nell’ambito del gruppo di lavoro Open Billing della FinOps Foundation ma, a gennaio 2023, è passato nelle mani della Linux Foundation, più tecnicamente adeguata alla sua natura.
L’obiettivo del progetto è quello di far accrescere la fiducia nei dati, rendendo più facile la comprensione del valore della spesa nel cloud.
Sembrerebbe un sogno, a molti, ma la FinOps Foundation crede sia possibile realizzarlo creando un quadro unificato e utilizzabile per i dati di fatturazione del cloud. Questo framework costituirebbe il lessico fondamentale di FinOps e fornirebbe una specifica open source e indipendente dai fornitori, con uno schema e un linguaggio unici e chiare linee guida per i generatori di dati di fatturazione che potrebbero così produrre dati meglio utilizzabili da FinOps.
Allineando la terminologia e definendo un insieme minimo di requisiti per i dati di fatturazione, si vogliono rendere gli operatori FinOps in grado di eseguire funzionalità FinOps comuni, come il chargeback, l’allocazione dei costi, il budgeting e le previsioni, ecc. utilizzando un insieme generico di istruzioni, indipendentemente dall’origine del dataset compatibile con FOCUS.
Prima di sviluppare la versione 1.0 di questa novità disruptive, tutti i membri del progetto puntano a poterla utilizzare per offrire una libreria di casi d’uso reali curata da professionisti FinOps. Renderebbero più fruibili ed evidenti i vantaggi dell’iniziativa.
Competitor uniti per una fatturazione più semplice
L’unicità del progetto sta anche nella presenza al tavolo di società tipicamente concorrenti che hanno ampiamente riconosciuto la pervasività del problema e decidendo di collaborare. Si parla di big cloud provider come AWS, Microsoft, Google, Oracle Cloud, IBM, Meta, VMware da un lato, e di grandi utenti come Walmart e Capital One, oltre a fornitori di servizi come Atlassian, Twilio e Datadog.
FOCUS è un progetto di ampia portata che coinvolge tutti tipi di generatori di dati di fatturazione. Oggi ce ne sono diversi e con diverse esigenze, non è banale rivolgersi a tutti con una proposta efficace. Si possono considerare come suoi destinatari, infatti, fornitori di servizi cloud (CSP), piattaforme software come servizio (SaaS), fornitori di servizi gestiti (MSP), piattaforme interne di infrastrutture e servizi e le organizzazioni che forniscono strumenti di assistenza o che usano dati di fatturazione per fare FinOps.
Questo ampio target alza l’asticella, ma anche il valore del progetto che la FinOps Foundation sta mettendo a terra dopo anni di sforzi. Data la partecipazione quasi unanime del settore, spera di portarlo avanti con slancio, non solo nei primi mesi dopo il lancio.