L’Internet of Things fa sperare: in Italia vale già 900 milioni

Il valore del mercato cresce dell’11% mentre gli oggetti connessi salgono a 6 milioni (+20%). L’ambito Smart Car esplode (+35%), lo Smart Metering & Asset Management nelle utility si conferma, e lo Smart Home & Building si estende alle applicazioni consumer. Luci e ombre dal comparto Smart City, che rimane il più ricco di opportunità. Tutti i responsi dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano

Pubblicato il 07 Feb 2014

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Il 2013 ha confermato i segnali incoraggianti per il mercato italiano dell’Internet of Things (IoT): in un anno infatti il valore di questo mercato è cresciuto dell’11%, salendo a 900 milioni di euro, mentre gli oggetti “intelligenti” dotati di SIM e connessi via rete cellulare – dalle automobili ai lampioni, dagli ascensori ai contatori del gas – sono aumentati del 20%, raggiungendo i 6 milioni di unità.

Sono essenzialmente tre gli ambiti applicativi che più contribuiscono a questi andamenti, in decisa controtendenza rispetto al mercato ICT complessivo (in calo di oltre il 4%). Il più consolidato è lo Smart Metering (telelettura dei consumi con contatori “intelligenti”) e Asset Management nel settore utility, che è un’eccellenza italiana a livello internazionale grazie alla normativa e ai 36 milioni di contatori intelligenti già installati. Quello più in crescita è lo Smart Car, con oltre 2 milioni di auto connesse e un fatturato in crescita del 35%, e quello più in espansione in termini di applicazioni è lo Smart Home & Building in cui, accanto alle classiche soluzioni di domotica e automazione industriale, iniziano a emergere molte soluzioni per il comfort e la sicurezza rivolte direttamente al consumatore.

L’ambito con le maggiori potenzialità, in termini sia di benefici sia di ampiezza delle applicazioni, è però quello delle Smart City, che per ora in Italia registra molte iniziative sperimentali ma pochi progetti consolidati e dai ritorni certi, specialmente di illuminazione pubblica e di raccolta dei rifiuti.

Sono questi i principali responsi della terza edizione dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, presentato ieri presso l’ateneo milanese, e realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e con il supporto di Accenture, Engineering, Siemens, Snam, Telecom Italia, Vodafone, Ariston Thermo, Cisco Systems, Enel ed Ericsson. Ne approfondiamo qui velocemente alcuni aspetti, rimandando al sito Osservatori.net per l’intero Report, che sarà disponibile tra breve.

Oggetti intelligenti, uno su due è un’automobile

Alessandro Perego, Responsabile scientifico dell'Osservatorio Internet of Things

«L’IoT si conferma un percorso di sviluppo tecnologico articolato, con innumerevoli ambiti di applicazione e diverse tecnologie abilitanti – ha detto Alessandro Perego, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. Un mondo, quindi, difficile da delimitare, ma su cui l’interesse cresce continuamente: lo confermano gli stanziamenti di fondi nazionali ed europei, il numero di startup in Italia e all’estero, e i responsi degli analisti, come Gartner, che ha inserito l’IoT tra i “Top Ten Strategic Technologies Trend” per il 2014, stimando che nel 2020 gli oggetti connessi nel mondo saranno 26 miliardi, per un valore di mercato di 1900 miliardi di dollari, mentre IDC per lo stesso anno prevede dati di quasi un ordine di grandezza superiori: 212 miliardi di oggetti per un valore di mercato di 8900 miliardi di dollari».

Scendendo nel dettaglio dei 6 milioni di oggetti connessi, ben il 47% di essi fa capo all’ambito Smart Car: nella stragrande maggioranza (95%) si tratta di autoveicoli dotati di box GPS/GPRS per applicazioni di localizzazione e di registrazione dei parametri di guida a scopo assicurativo. Segue, con circa 1,6 milioni di oggetti connessi (26%), lo Smart Metering e Smart Asset Management nelle Utility, con forti crescite soprattutto nei contabilizzatori di calore e nello Smart Metering gas (rispettivamente +57% e +37% rispetto al 2012).

Si consolida anche lo Smart Asset Management in contesti diversi dalle Utility, principalmente per il monitoraggio di gambling machine e ascensori (10% del totale degli oggetti connessi), mentre più graduale risulta la crescita di Smart Home & Building (9% degli oggetti totali), Smart Logistics (5%) e Smart City & Smart Environment (2%).

Oltre il 70% del valore di mercato da Smart Car, Smart Home e Smart Metering

Lo Smart Car è l’ambito che cresce di più anche in termini di fatturato (31% dei 900 milioni che costituiscono il valore totale del mercato, +35% rispetto al 2012), superando quest’anno lo Smart Home & Building (21%). A breve distanza troviamo l’ambito Smart Metering e Smart Asset Management nelle Utility (19%), seguito dalle applicazioni di Smart Logistics per il trasporto (13%) e dalle altre applicazioni di Smart Asset Management (8%).

Il 73% del valore di mercato (circa 660 milioni di euro) deriva da soluzioni basate solo su rete cellulare (Smart Car, Fleet Management, molte applicazioni di Smart Asset Management), mentre il restante 27% è legato invece a soluzioni “miste”, che usano le reti cellulari insieme a diverse tecnologie di campo, quali PLc − Power Line communication (nella maggior parte delle applicazioni di Illuminazione intelligente), e radio (Wireless M-Bus per i contabilizzatori di calore, Zigbee in alcune recenti applicazioni di illuminazione intelligente, Bluetooth in ambito eHealth, ecc.).

«Tirando le somme, l’Italia in ambito IoT mostra una crescita rilevante anche su scala europea, dove si colloca ai primi posti per numero di oggetti dotati di SIM, e si profilano diverse linee di tendenza molto interessanti anche per i prossimi anni – ha spiegato Giovanni Miragliotta, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things insieme ad Angela Tumino -. In ambito Smart Car per esempio stimiamo che nel 2016 le macchine connesse in Italia saranno circa il 20% del totale del parco auto, con un significativo aumento di veicoli “nativamente connessi” anche grazie allo stimolo della normativa eCall, secondo la quale da ottobre 2015 tutti i nuovi modelli dovranno poter effettuare chiamate automatiche di emergenza».

In ambito Smart Home & Building invece, ha aggiunto Miragliotta, sarà determinante l’impatto della tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE), che abilita la connessione di oggetti intelligenti di uso quotidiano e dispositivi mobili in ambito domestico. «Oggi circa l’1% delle abitazioni in Italia è dotato di dispositivi di telecontrollo del riscaldamento e/o antintrusione, ma con l’affermarsi delle tecnologie wireless all’interno dell’abitazione e la crescente disponibilità di dispositivi BLE, nel 2016 in Italia si arriverà a più di 3 milioni di oggetti domestici connessi: il problema quindi sarà garantire l’interoperabilità tra soluzioni di fornitori diversi, sia in fase di sviluppo e configurazione che nella gestione degli oggetti intelligenti».

Smart City, l’illuminazione intelligente fa da traino

Infine un elemento centrale del rapporto di quest’anno è un’indagine su 116 città (51 in Italia, 65 all’estero), per un totale di 258 applicazioni Smart City abilitate dalle tecnologie IoT. L’illuminazione pubblica “intelligente” (telemonitoraggio e telecontrollo dei lampioni) risulta l’ambito trainante, con il 13% delle applicazioni totali (30% delle città), per un totale di oltre 400.000 lampioni connessi a fine 2013 e 12 milioni di euro di valore (18% del valore complessivo dei progetti Smart City in Italia). Seguono le applicazioni di raccolta rifiuti per l’identificazione dei cassonetti e il supporto alla tariffazione puntuale (13% delle applicazioni, 28% delle città).

Si evidenzia una crescente multifunzionalità, con oggetti che condividono la dotazione tecnologica tra più applicazioni: oltre il 30% dei progetti avviati in Italia e all’estero in ambito Smart City dal 2012 tocca almeno due ambiti applicativi, il 12% almeno tre.

«Sulla Smart City in Italia siamo ancora nella fase iniziale – ha sottolineato Perego -: continuano purtroppo a incidere negativativamente gli effetti della crisi economica, in particolare modo sulla capacità di spesa delle Pubbliche Amministrazioni, ma un elemento positivo è che sempre più spesso emerge una ‘regia comune’ cittadina, entro cui si inseriscono diverse applicazioni avviate anche da attori distinti».

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