Il workshop ‘Il mio nome e nessuno. Identità e contraffazione nei mercati moderni’, organizzato dall’Accademia Italiana AIDC (Automatic Identification and Data Capture) con GS1 Italy/Indicod-Ecr e Cognex è stato l’occasione per una panoramica dei più recenti sviluppi delle tecnologie di tracciabilità dei prodotti di largo consumo a fini di garanzia della qualità e lotta alla contraffazione.
Uno dei casi più interessanti presentati in chiave di tutela del ‘made in Italy’ è stato il progetto Wine Traceability, basato su tecnologia RFId (sistema EPCIS), che ha seguito il percorso di otto pallet contenenti 630 colli e 3.780 bottiglie di vino pregiato, identificati appunto tramite etichette Rfid (tag), nel loro viaggio dall’Italia a Hong Kong.
L’obiettivo era duplice. Da una parte ovviamente garantire l’autenticità del prodotto: sulle singole bottiglie, unità d’imballo e pallet sono infatti stati applicati tag rilevati dai varchi installati presso i magazzini dei produttori, i magazzini dei distributori e i punti vendita. Dall’altro i tag hanno permesso anche di monitorare le temperature a cui sono state sottoposte le bottiglie nelle varie fasi del viaggio, rilevazione cruciale perché gli sbalzi termici possono danneggiare il vino. Le informazioni registrate con sistemi EPCIS tra l’altro possono anche essere messe e disposizione anche dei consumatori finali, magari utilizzando un’App scaricabile con smartphone che dia la possibilità d’accedervi con la semplice scansione di un codice a barre (GS1 QRCode, GS1 DataMatrix).
Restando nell’alimentare, Valentina Pizzamiglio, food safety expert del Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano, ha invece illustrato i vantaggi dell’identificazione univoca delle forme di formaggio tramite marchiatura con codici DataMatrix applicati su placca di caseina. «Al progetto DataMatrix finanziato dalla Regione Emilia-Romagna – ha spiegato Pizzamiglio – artecipano 20 caseifici che comunicano per via telematica al Consorzio numero e codice delle forme prodotte. Ciò ci consente di monitorare in tempo reale la produzione, ma anche di combattere la contraffazione: tramite il codice DataMatrix possiamo infatti verificare l’autenticità della forma anche dopo che è entrata nel circuito distributivo”.
Nell’abbigliamento invece Imperial, produttore di fast fashion ‘made in Italy’, ha individuato nella tecnologia RFId uno strumento non soltanto per migliorare la sua efficienza, ma anche per fornire garanzie d’autenticità a una clientela attenta all’origine italiana dei capi. Affidandosi a Smart Res, produttore emiliano di tag RFId passivi, Imperial ha installato varchi RFId fissi e mobili nei propri negozi all’ingrosso e applicato ai cartellini dei propri capi dei tag RFId che si sono evoluti nel tempo.
Originariamente l’azienda tramite RFId intendeva velocizzare e rendere più accurate le attività di vendita dei commessi anche nei momenti di picco d’affluenza, ma in un secondo tempo l’azienda ha deciso di sfruttare la cosa anche per pubblicizzare il fatto che la presenza del tag RFId sui cartellini dei capi era prova della loro autenticità, aiutando così i clienti a distinguere i capi originali da quelli contraffatti.
Infine in un settore completamente diverso, quello farmaceutico, la normativa Ue renderà obbligatori a partire dal 2016 sistemi d’identificazione e tracciabilità, che però si possono usare anche per impostare strategie d’anticontraffazione. Come ha spiegato Adriano Fusco, marketing director di Antares Vision, che produce sistemi di controllo visivo di linee di produzione e confezionamento di farmaci, oggi le tecnologie OCR (optical character recognition) e OCV (optical character verification) permettono mediante telecamere di registrare e inviare in tempo reale al sistema informativo dell’azienda farmaceutica le informazioni su ciò che avviene su ogni linea produttiva, informazioni che possono essere convidise con partner commerciali e pubblica amministrazione.