Internet of Things e connettività, le telco scaldano i motori

Tra acquisizioni, sperimentazioni e nuove tecnologie, Vodafone, Telecom Italia e Huawei aprono la strada alla rivoluzione che sconvolgerà anche il loro mercato. Automotive, normativa e standard, e Smart Metering tra i temi più attuali di una tavola rotonda al convegno “Internet of things: l’innovazione che crea valore” del Politecnico di Milano

Pubblicato il 10 Lug 2015

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Convergenza degli standard, coinvolgimento delle startup – con le loro energie e le loro idee – e adeguamento normativo attraverso una regia interdisciplinare. Sono questi gli ingredienti che secondo gli operatori del mondo delle telecomunicazioni aiuteranno a espandere in Italia lo scenario dell’Internet of Things, con servizi e device in grado di pervadere ogni aspetto della vita dei consumatori: dallo sfruttamento delle risorse energetiche al mondo dei trasporti.

I rappresentanti di Vodafone, Huawei e Telecom Italia ne hanno discusso in occasione del convegno “Internet of things: l’innovazione che crea valore”, che si è tenuto al Politecnico di Milano per presentare l’Osservatorio Internet of Things della School of Management dell’ateneo milanese. È nell’automotive che Vodafone ha mosso i primi importanti passi per preparare il terreno rispetto a un mercato che si preannuncia redditizio quanto ipercompetitivo e complesso, visto che i tradizionali concetti di concorrenza saranno spazzati via dall’ingresso di player che provengono da altri settori o che, addirittura, ancora devono nascere.

«Vodafone ha creduto molto nell’IoT, tanto da fare una serie di acquisizioni (l’ultima è per l’appunto quella della società varesina Cobra, ndr) che vanno esattamente in questo senso: ci crediamo al punto che a livello globale abbiamo deciso di non fermarci alla fornitura della sola connettività per questi servizi», ha detto Michele Frassini, Sales and Marketing Manager M2M di Vodafone.

«Certo, si stanno attivando su questo fronte anche altri operatori, ma non sempre attraverso acquisizioni, più tipicamente ricorrono alle partnership. Noi invece pensiamo che, considerata la catena del valore, per Vodafone sia importante non entrare solo nella parte relativa alla connettività, ma anche nei servizi perché il vero valore non sarà concentrato solo nel traffico dati, ma nei servizi che si potranno abilitare sulla connettività».

Anche Huawei ha già cominciato a scommettere sulle quattro ruote. «Rispetto al mercato tedesco abbiamo stretto collaborazioni con due dei principali costruttori, con cui stiamo lavorando per produrre tutta la parte di IoT sulle loro vetture», ha spiegato Roberto Missana, Senior Channel and Global Alliances Sales Manager di Huawei Italia. «In Cina invece siamo molto avanti su sistemi di Smart city applicati a bus, treni e smart grid. In Italia stiamo ancora parlando con quelli che riteniamo essere i nostri interlocutori. Al momento non c’è una richiesta così forte che ci consenta di andare oltre la fase di dialogo. Ma a mio avviso, per un’azienda che produce tecnologia è molto importante adattare velocemente la tecnologia alle esigenze di business, in questo caso all’IoT, ed è per questo che sono convinto che i nostri sforzi in ricerca e sviluppo (70 mila risorse in tutto il mondo, con 46 brevetti depositati solo nel 2014, ndr) aiuteranno molti partner ad andare incontro alle nuove esigenze del mercato».

Telecom IOT

Le intenzioni di Telecom Italia non sono da meno, tanto è vero che il gruppo ha dato vita a una nuova società per indirizzare il business digitale, con l’obiettivo di offrire soluzioni complete per l’IoT. Mario Polosa, Marketing Manager Business Unit M2M & IoT Services di Telecom Italia Digital Solutions, è convinto che i ritmi di crescita del settore diano una misura degli ingredienti necessari per favorire lo sviluppo di questo mercato: «A partire dalla capacità di innovazione delle imprese, con un chiaro contributo delle startup. Le tecnologie che abiliteranno questa crescita vanno implementate su piattaforme orizzontali, generando soluzioni per macro-mercati verticali che non vanno radicalizzati e trattati singolarmente, o si rischierà di perdere le economie di scala, che sono fondamentali. Il secondo elemento – ha proseguito Polosa – è il Cloud: imprese anche piccole possono generare gettiti di informazioni importantissime, con ritmi di crescita mese su mese impossibili da gestire con i data center aziendali».

Per Polosa l’ultimo ingrediente che occorre per favorire lo sviluppo del mercato riguarda l’aspetto normativo e la creazione di standard condivisi. «È necessario lavorare su modelli di piattaforma aperti per gli sviluppatori e per gli ecosistemi, visto che l’IoT si crea in cooperazione con le eccellenze del settore. Per quanto riguarda la regolamentazione, che sta convergendo da varie angolazioni, come per esempio dall’Autorità delle Comunicazioni e da quella dell’Energia e del Gas, credo servirebbe un approccio alla regia più coordinato da parte dei vari soggetti chiamati in causa».

C’è anche un altro tema imprescindibile quando si parla di IoT. È lo smart metering, e sia Telecom che Vodafone stanno esplorando mercati e soluzioni per sviluppare la propria offerta in tal senso. «Noi, negli ultimi anni, ci siamo concentrati principalmente nell’offerta di servizi di connettività mobile, usando le reti disponibili – ha detto Frassini di Vodafone -. Ma siamo disposti a sperimentare anche altre tipologie di reti: siamo presenti per esempio sul 169 MHz, puntando però pure su evoluzioni tecnologiche che potranno rivelarsi ulteriormente utili in futuro, come il Cellular IoT, che stiamo sviluppando anche in collaborazione con Huawei. Questa tecnologia va a coprire alcuni degli elementi che in questo momento fanno zoppicare l’utilizzo del mobile, riducendo i consumi e migliorando la penetrazione indoor. Noi come operatori, ma in generale dovrebbero farlo tutti i vendor, per spingere l’IOT dobbiamo garantire costi di adozione sempre più bassi».

Come Vodafone, anche Telecom sta partecipando alle sperimentazioni dei progetti pilota multiservizio con le tecnologie 169 MHz, «da cui – ha precisato Polosa – ci aspettiamo di trovare qualche spunto su come andare avanti, perché i problemi che ha citato il collega di Vodafone sono quelli che oggi rendono difficile la scelta tecnologica. Credo che alla fine la soluzione infrastrutturale per lo smart metering gas sarà un ibrido, a meno che non si trovi una cellular line che riesca a fare tutto. Ma a quel punto bisognerà implementare le tecnologie di network con le reti cellulari. Di certo non aiuta il fatto che oggi ci sia poco hardware equipaggiato per fare tante sperimentazioni».

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