Entro il 2016 nel mondo ci saranno 5 miliardi di utenti
Mobile e 50 miliardi di dispositivi connessi alla rete.
Questa la previsione con cui Hans Vestberg, amministratore
delegato della finlandese Ericsson, ha aperto il suo keynote nel
corso del Mobile World Congress di Barcellona.
“Io stesso – ha continuato Vestberg
– possiedo due telefoni smartphone, un tablet, un laptop,
una TV, un sistema di sorveglianza e una bilancia da bagno
connessi alla rete, a cui potrebbero presto aggiungersi la mia
automobile, il mio frigorifero, i miei occhiali e il mio
orologio”.
Ad oggi, solo il 10% degli utenti a
livello globale possiede uno smartphone, il che lascia
un ampio margine di opportunità di business sia per i produttori
di dispositivi, che per le telco e gli altri service
provider.
La domanda di connettività dati è in continua
crescita: le persone utilizzano sempre meno il telefono per
parlare e sempre più per navigare su internet.
Secondo Eric Schmidt, chairman di Google, anche
lui presente all’evento di Barcellona, “Fra
12 anni i telefoni che oggi costano 400 dollari ne costeranno
20 e se Google fa la cosa giusta, si vedrà un
dispositivo Android in ogni tasca”. Il sistema operativo di
Google viaggia già oggi a un ritmo di 850 mila attivazioni al
giorno.
Schmidt spiega che la rivoluzione Mobile
riguarderà tutti, seppure non perdendone di vista i limiti. Il
digital divide infatti esiste e continuerà a crescere, ma la
cosa importante, nella visione del CEO, è che nel corso dei
prossimi anni la tecnologia agirà a tutti i livelli: ci sarà
chi accederà al web per la prima volta mentre nel mondo più
sviluppato si assisterà alle prime proiezioni olografiche e
all’avvento delle auto driverless (su cui Google sta
lavorando). Internet sarà veramente ubiquo e la
penetrazione sulla popolazione si avvicinerà al
100%.
Fornire una risposta a questo bisogno in termini
di infrastrutture costituisce sicuramente una sfida, ma quello
che la rende ancora più dura da affrontare è la crescente
urbanizzazione. Fra cinque anni il 30% della popolazione
vivrà in centri urbani, generando il 60% del traffico dati nel
mondo. E non è ancora tutto: l’80% di loro
accederà alla rete da luoghi chiusi, dove è più difficile
raggiungerli con le tecnologie wireless.
“E’ chiaro che per rispondere a questa
sfida – ha continuato Vestberg – è necessario che
Ericsson e le altre aziende del settore inizino a cooperare,
insieme e con l’appoggio dei legislatori”.
Schmidt si è inoltre soffermato sul ruolo sociale della rete,
per esempio nei moti della Primavera Araba: “Le élites non
scompariranno, ma la tecnologia agirà come un livellatore: chi
è debole diventerà più forte, mentre chi non ha nulla otterrà
qualcosa”.
Ciònonostante, i governi tenteranno sempre di porre un
freno controllando la Rete: oggi sono 40 i paesi nel
mondo che regolamentano la sua diffusione, mentre i servizi di
Google sono bloccati in 20 paesi.