artendo dal presupposto che il Cio deve necessariamente trasformarsi in ‘Chief Innovation Officer’, secondo la visione di Rosagrazia Bombini, Vp & Managing Director per l’Italia di Qlik, affinché si possa in qualche modo dare inizio ad un concreto percorso di cambiamento dei business model delle imprese italiane, queste “devono puntare, in prima battuta, su un’accelerazione degli investimenti volti a standardizzare e strutturare i processi e le architetture”.
Tuttavia, di per sé, questa direzione non risulta sufficiente per innescare un meccanismo virtuoso di innovazione volto alla crescita sia delle imprese sia del Sistema Paese. L’opinione di Bombini, infatti, è che sia il dato il vero motore di sviluppo e crescita: “A fronte della centralità dell’informazione come elemento cardine per l’innovazione aziendale diventano importanti tutti gli investimenti che supportano la gestione e l’analisi dei dati”, commenta a riguardo Bombini. “A mio avviso ci si dovrebbe concentrare sulle tecnologie più moderne che mettono nelle mani degli utenti – non esperti di Ict – potenzialità di Data Discovery e di visualizzazione avanzata dei dati. Solo così è possibile attuare l’auspicata democratizzazione del dato e aiutare tutti gli utenti a essere davvero di supporto al processo decisionale”.
Secondo la visione di Qlik “tutti devono avere la possibilità di accedere ai dati aziendali (seguendo ovviamente le dovute policy in merito a ruoli, responsabilità e competenze di funzione) e per poterlo fare è necessario che abbiano gli strumenti adatti, senza però dover dipendere dall’It o dagli esperti per poterli poi analizzare”.
Il che non significa affatto ‘disintermediare’ l’It, tutt’altro. Certamente, in un quadro evolutivo di questo tipo che mette il dato al centro dell’intero ‘universo’ della digital enterprise, “la governance dei dati sarà una delle sfide principali che anche i vendor dovranno affrontare con l’obiettivo di fornire sia capacità di analisi rivolte all’utente business, sia controllo e gestibilità per l’It”, fa notare Bombini. “Se da un lato è quindi importante che le aziende acquisiscano al loro interno competenze nel trattamento dei dati e che si strutturino al meglio per dare a tutti la possibilità di analizzare i dati pertinenti alla propria funzione, dall’altro dovranno pensare di dotarsi di tecnologie che le supportino al meglio in questo senso, garantendo il rispetto della privacy e della sicurezza”.