Spinte dalla politica governativa di investimenti su settori manifatturieri innovativi, e di incentivi alla ricerca e sviluppo, molte fabbriche cinesi stanno spostando il loro focus da prodotti semplici e piccoli componenti, a manufatti di alto valore unitario e sofisticata tecnologia. Tra il 2003 e il 2012 l’export cinese di prodotti high-tech è quadruplicato, da 150 a 600 miliardi di dollari, diventando il più grande del mondo. Un fenomeno che comincia a mostrare anche le prime collaborazioni dei contract manufacturer cinesi con i loro clienti in aree come la progettazione dei prodotti e il monitoraggio delle operazioni nelle supply chain.
Fabbriche Cinesi
Un esempio viene da un interessante articolo della MIT Technology Review che analizza il caso dei due stabilimenti a Suzhou di Flextronics, multinazionale di Singapore tra i più grandi produttori per conto terzi del mondo, con i suoi 200mila dipendenti in 30 Paesi e clienti grandi e piccoli in un’amplissima gamma di settori del manifatturiero. Nati per fabbricare piccoli prodotti elettronici, i due impianti hanno visto gradualmente ridursi i margini per l’aumento dei costi del lavoro, degli overhead e per l’intensificarsi della concorrenza. Nel 2006 sono stati quindi riconvertiti su produzioni più complesse per aerospazio, robotica, automotive e medicale, con forti investimenti in automazione, formazione dei lavoratori e supply chain management.
Nelle fabbriche Flextronics di Suzhou, scrive la rivista, l’automazione è evidente in ogni attività, con trolley automatici che trasportano i componenti ai vari punti della catena di montaggio, rilevazioni in tempo reale degli avanzamenti delle lavorazioni, mostrati a ogni reparto mediante schermi LCD, e controlli di qualità basati su tecnologie ottiche. Fanno ormai parte del passato i processi in cui i vari step venivano registrati su fogli di carta e poi inseriti a mano in fogli elettronici, molto costosi in termini di tempi e di errori.
I clienti possono tracciare gli avanzamenti mediante varie applicazioni sviluppate da Flextronics, che offrono varie opzioni. Una per esempio, chiamata Elementum, in caso di possibilità di ritardi nelle consegne propone ai clienti scenari alternativi per approvvigionare componenti lungo supply chain diverse o spostare le produzioni in un altro dei 30 stabilimenti dell’azienda sul territorio cinese.
Questo è un esempio dei servizi offerti da contract manufacturer come Flextronics, che oggi propone tra l’altro consulenza su progettazione, ingegnerizzazione, metodi di produzione basati sull’IoT con case history sempre più significative, e sta ampliando il suo ambito d’azione anche con iniziative come l’investimento che uno degli stabilimenti di Suzhou ha fatto in un’azienda francese che ha progettato un piccolo robot ad alta sofisticazione tecnologica, che utilizza anche tecnologie di riconoscimento facciale, per la terapia ai bambini autistici. Flextronics ha progettato un processo di organizzazione del manifatturiero che ha permesso di fabbricare 1400 robot in sei mesi, soddisfando una domanda che è raddoppiata tra il primo e il secondo trimestre di produzione.
La MIT Technology Review si sofferma anche sul tradeoff tra automazione e occupazione, sottolineando la convinzione di Flextronics che l’una non necessariamente va a scapito dell’altra, e che in molte attività e operazioni la flessibilità degli operatori umani rimane preferibile. Il robot in joint-venture con l’azienda francese per esempio viene montato da 28 operai, e in generale il contract manufacturer di Singapore sta aumentando gli investimenti in formazione, ma anche in dormitori, attività di svago e di pausa, trasporti e tempo libero al di fuori del lavoro, nel tentativo di ridurre i costi crescenti di sostituzione del turnover.
In questa parte della Cina, sottolinea l’articolo citando il caso di uno dei 28 operai di cui sopra – che a 20 anni e con sei mesi di esperienza sulla linea di montaggio del robot prende circa 570 dollari netti al mese -, il costo del lavoro è raddoppiato rispetto al 2005, dal 2 al 4% dei costi totali dello stabilimento di Suzhou, ma rimane comunque molto basso rispetto ai costi dei materiali che ne costituiscono l’80-85%.
L’obiettivo di Flextronics, conclude la MIT Technology Review, è di mostrare che dopo anni di produzione in base alle specifiche di clienti estremamente esigenti, come General Electric e Philips, può fare un salto di qualità. Dopo vent’anni di esperienza le fabbriche cinesi possono proporsi come centri d’innovazione nel manufacturing e nel supply chain management, e non più soltanto come posti dove fabbricare e assemblare prodotti a bassi costi.