Trace ID Fashion: la supply chain nella moda passa dall’IoT

Con il ciclo di vita dei prodotti che diventa sempre più breve, cresce la necessità di portare intelligenza con l’Internet of Things presso tutti i componenti della filiera produttiva, nella prospettiva di una integrazione completa con i punti vendita. «La supply chain deve entrare in negozio e avvicinarsi al cliente», spiega Alessandro Brun del Politecnico di Milano

Pubblicato il 17 Nov 2015

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La sala di Trace Id Fashion

La supply chain in generale e nel mondo della moda in particolare passerà sempre di più attraverso l’utilizzo massiccio di IoT o di soluzioni che si rifanno al dell’Internet delle cose. Si tratta di una grande opportunità ma anche di una innovazione sempre più necessaria.

Il tema è stato affrontato nel corso della IV edizione di Trace Id Fashion l’evento dedicato alla ottimizzazione della supply chain nell’industria della moda. La premessa ai lavori non poteva essere più efficace: Alessandro Brun, Professore Associato presso Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano sottolinea che “con la tecnologia oggi si può fare praticamente tutto” e che il vero tema è primariamente legato alla chiara definizione degli obiettivi, delle priorità e dell’organizzazione.

In altre parole occorre avere le idee chiare sugli obiettivi che si vogliono conseguire non solo in termini di miglioramento delle performance di filiera ma, con lo sguardo proiettato in avanti, in termini di servizi ai clienti. Anche perché il contesto sta cambiando e occorre tenerne conto: “Il ciclo di vita dei prodotti si è, in generale, ridotto – prosegue – e il mondo della moda guida questa tendenza”. E questo è certamente un primissimo fattore da tenere in considerazione per quanto attiene l’organizzazione della supply chain. Un altro aspetto che caratterizza il fashion è il fenomeno trading up, con il lusso che allarga il suo raggio d’azione e con la middle class che aspira a permettersi sempre più spesso questi prodotti di lusso. E questo è un altro tema che impone una evoluzione alla supply chain. Nella fattispecie la Supply chain è chiamata a dare risposte sempre più puntuali in termini di disponibilità, di qualità nelle consegne, di servizio al cliente.

Supply Chain Fashion

Un altro aspetto attiene infine al rapporto tra supply chain e Retail: “Se controlli le operation – ricorda Brun -, controlli la qualità, se controlli il Retail controlli l’immagine”. Questa considerazione porta direttamente al tema delle sinergie tra canali offline e online e ai nuovi modelli di servizio che stanno sotto il cappello dell’omnicanalità. Ancora una volta la supply chain è chiamata in causa perché i modelli misti impongono una nuova modalità organizzativa in grado di assolvere a un crescente numero di opzioni: il cliente sceglie in negozio e il prodotto arriva a casa, oppure sceglie online e la consegna avviene nel punto vendita o ancora l’acquisto si svolge nel punto vendita ma su Mobile e l’acquisto mi arriva dal negozio più vicino. Se da una parte l’omnicanalità è una delle migliori risposte strategiche alla customer experience, ed è comunque un fenomeno ineludibile, anche per la crescente attitudine dei consumatori a utilizzare il Mobile per una o più fasi del processo d’acquisto, dall’altro impone la necessità di nuovi modelli di gestione della supply chain.

Provocatoriamente Brun ricorda che non ci si può dimenticare che esiste Internet, non solo per la spinta che arriva dai clienti in termini di conoscenza e di nuove modalità di relazione, ma come nuove modalità di gestione della filiera, sempre e comunque con grandissima attenzione agli standard. In altre parole la supply chain deve riprendere possesso dei processi decisionali e deve vivere in modo integrato con tutto il sistema retail. Semplificando, la supply deve entrare in negozio e deve avvicinarsi al cliente. Brun sottolinea anche il fattore velocità. La supply chain non deve essere una funzione che risponde alle richieste ma una opportunità, deve anzi deve puntare a dare risposte e soluzioni in modo sempre più veloce. Per questo è necessaria una maggiore focalizzazione, un maggior controllo della filiera che solo la tecnologia digitale può dare.

Il caso Colmar, la catena controllata con la RFID

Laurent Antonioli, Operations Director di Manifattura Mario Colombo & C. Spa racconta in particolare l’esperienza supply chain di Colmar che gestisce un modello produttivo totalmente delocalizzato con ideazione e progettazione centralizzati nella sede italiana. La filiera produttiva deve fare i conti con attività da svolgere strutturalmente con terzisti, con una struttura che coinvolge materiali, componenti, prodotti assemblati, prodotti finiti e attività di spedizione e controllo.

La scelta di appoggiare tutto il controllo della supply chain sull’adozione di una strategia Rfid consente di avere un chiaro punto di appoggio per quanto attiene alla “testa” e alla “coda” del processo produttivo, con un flusso di informazioni che consente di controllare attentamente tutti i passaggi per tutti i capi. Questa soluzione permette di avere sotto controllo tutta la gestione dello stock con la precisione e la tempestività del dato che permette di avere la visione dalla produzione al magazzino, alla consegna al cliente. La sfida, sottolinea Antonioli è anche quella di riuscire a portare queste informazioni nel punto vendita e far parlare i “tag” anche a beneficio dei clienti. Ma questo tema apre a una nuova prospettiva di supply integrata con i punti vendita che è un po’ la filosofia e la strategia di Zebra Technology rappresentata al convegno da Ugo Mastracchio, Sales Engineer Manager della società.

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