Mai come oggi l’intelligenza artificiale applicata allo sviluppo del software ha un ruolo determinante nelle aziende: non esiste processo, sistema o servizio che non sia supportato in qualche modo da un’attività di programmazione.
Che si tratti di gestionali, programmi di monitoraggio e diagnostica, antivirus, content management system, browser, sistemi operativi e via dicendo, l’attuale panorama dell’offerta consente a ogni organizzazione di scegliere diversi scenari di utilizzo del software: modulari, app con soluzioni proprietarie oppure fruite in modalità As a Service.
Per chi deve guidare un’impresa, dunque, guardare al futuro delle applicazioni diventa fondamentale per definire strategie che contribuiscono a conferire maggiore velocità, agilità e competitività all’azienda.
Le nuove tecnologie devono fare i conti con quelle vecchie
Le nuove tecnologie si devono innestare su quelle esistenti, che sono state progettate quando le necessità erano diverse e la cultura del software meno evoluta. Secondo i dati raccolti da Accenture, ad esempio, il 70% delle transazioni di business è ancora processato in Cobol e molti protocolli di sviluppo legati al Web fanno uso di regole di sicurezza spesso obsolete, basate su criteri di cifratura deboli che oggi non hanno più senso di esistere.
Le aziende devono fare necessariamente i conti con:
- le criticità di gestione legate alla disomogeneità delle soluzioni in uso
- le difficoltà di manutenzione del parco installato, oltre che con il coordinamento degli aggiornamenti necessari e il mantenimento del censimento dei sistemi
- la coesistenza di diverse realtà non sempre integrate
La programmazione deve garantire sicurezza, governance, economia e agilità
Tra cloud, virtualizzazione, mobile e Internet of Things, imprese e organizzazioni devono aprirsi a nuove istanze per cambiare marcia e intraprendere un percorso evolutivo capace di assistere il business e supportare le nuove logiche di servizio.
Le ultime ricerche di Gartner raccontano come nel 2016 saranno oltre 6,4 miliardi gli oggetti connessi in uso in tutto il mondo a un ritmo di 5,5 milioni di oggetti al giorno, con una crescita del 30% rispetto al 2015. Da qui ai prossimi quattro anni, dicono gli esperti, la IoT genererà un mercato del valore pari 20,8 miliardi. Il mondo diventa intelligente e comunicante in virtù di una nuova potenza elaborativa data da software sempre più flessibili, distribuiti, pervasivi e capaci di adattarsi alle diversificate esigenze degli interlocutori con cui si relazionano.
Driver dello sviluppo, secondo le previsioni di Gartner, saranno le preferenze e l’uso dei servizi associati alla IoT da parte dei consumatori. Questo tenendo anche in considerazione il fatto che, solo nel mercato consumer, nel 2016 saranno 4 miliardi gli oggetti connessi.
Per far fronte a questi cambiamenti le aziende devono predisporre sistemi capaci di:
- gestire i flussi di informazioni crescenti attraverso nuove matrici di analisi e di rappresentazione dei dati davvero utili al business
- abilitare nuove modalità di ingaggio e di relazione con l’obiettivo di estendere l’ecosistema di partner e collaboratori sia internamente che esternamente all’azienda
- potenziare la qualità dei servizi e la velocità di rilascio delle applicazioni per rimanere allineati al time to market
Secondo Forrester solo 17% degli IT executive ad oggi dichiara di riuscire a rendere disponibili i nuovi servizi con una velocità adeguata a rispondere alle necessità del business aziendale.
«Oggi lo sviluppo delle applicazioni è trainato da due fattori – commenta Gianluca Secondi, Managing Director, Accenture Technology Advanced Technology & Architecture Lead per Italia, Europa Centrale e Grecia -: l’elevata velocità di implementazione e la performance del software. Imprese e organizzazioni dovrebbero porsi due domande fondamentali: quanto il software gioca un ruolo strategico nella mia azienda? Stiamo considerando il software come strumento per innescare un cambiamento proattivo, capace di creare nuovi mercati, nuovi clienti e nuove opportunità? Pensare alle applicazioni del futuro aiuta a definire strategie efficaci: servono nuovi modelli di riferimento incentrati su un approccio che apra le porte a un mondo sempre più interconnesso e mutevole».
Le applicazioni del futuro saranno liquide, intelligenti e connesse
Secondo gli specialisti, dunque, il futuro del business si giocherà sulla capacità dei manager di immaginare e plasmare le caratteristiche delle applicazioni del futuro. Questo significa imparare a ragionare ben oltre gli attuali modelli collaborativi, evolvendo a nuove strategie atte ad abilitare dei veri e propri ecosistemi di partner, ognuno specializzato in un’area di sviluppo precisa. Un esempio verso l’alto è quello di Microsoft che oggi può contare su un ecosistema di oltre 640mila referenze. C’è anche un altro aspetto che gli esperti mettono sul tavolo della governance.
«Le tecnologie non sono più argomento esclusivo delle divisioni IT – ribadisce Secondi -. Per sfruttarne tutto il potenziale devono essere sempre di più il risultato di una forte sinergia tra le varie linee di business. Attraverso metodologie Agile, DevOps, Big Data Management, analytics e collaboration con gli interlocutori interni all’azienda, ogni progetto applicativo deve diventare la risultante di un grosso lavoro di squadra aziendale».
A seguito di un’analisi delle esigenze di business e della definizione degli obiettivi, lo sviluppo deve essere fatto attraverso una road map caratterizzata da un ciclo di vita del software che deve includere momenti di confronto in real time per validare la qualità dei risultati e, nel caso, permettere di intervenire rapidamente con opportuni adeguamenti. Ma quali strategie si possono adottare per fare in modo che le applicazioni svolgano quel ruolo strategico che sono chiamate sempre di più ad assolvere? Bisogna essere più leggeri, fluidi, elastici, e reattivi.
«Le aziende devono reinventare il loro modo di sviluppare il software – prosegue Secondi – per riuscire a gestire al meglio la crescita della complessità e abbracciare le potenzialità del mondo della IoT. Per questo abbiamo identificato una strategia che può aiutare le imprese a impostare nuovi criteri di sviluppo e di rilascio per non perdere competitività. Come? Sviluppando applicazioni liquide, intelligenti e connesse. Questo significa progettare software in modo nuovo e diverso rispetto al passato, sfruttare una nuova intelligenza artificiale cognitiva capace di implementare applicazioni che capiscono, agiscono e imparano in modo autonomo rispetto alle attività di routine e, infine, far leva su una collaborazione estesa, capace di dialogare in sicurezza con ogni tipo di interlocutore aziendale: partner, dipendente, collaboratore, cliente, cittadino».
Anche il business diventerà resiliente, ubiquo e pervasivo
Governare il software, secondo Accenture, permetterà di governare il business. Liquido, infatti, non è soltanto un nuovo modo di definire le nuove applicazioni e il loro sviluppo. È la base su cui costruire la crescita dell’organizzazione (e del fatturato), guadagnando vantaggio competitivo. La capacità di rlasciare in modalità continua nuovi servizi e nuove procedure coerentemente con le necessità del business farà la differenza tra le aziende che sanno evolvere e quelle destinate a restare ferme.
La nuova intelligenza applicativa cambierà il modo con cui i brand interagiscono con i consumatori ma non solo: grazie al software e alle applicazioni di nuova generazione cambierà anche il modo di acquistare e vendere i prodotti o i servizi. Con nuove metriche e analisi sarà possibile progettare un’offerta innovativa e allineata alla domanda, basata su una profilazione più mirata dei bisogni e delle preferenze delle persone.
In un mondo caratterizzato dall’alta velocità, l’impresa deve rivedere le dinamiche su cui si basa lo sviluppo applicativo. Le architetture As a Service hanno cambiato il rapporto tra la domanda e l’offerta, inaugurando l’era dell’on demand e del pay per use. Dal possesso di un bene si è passati alla fruizione di un bene, con SLA (Service Level Agreement), meccanismi di CRM (Customer Relationship Management) e CEM (Customer Experience Management) concepiti sulla base di un’analisi accurata dei dati che contempli questo nuovo paradigma.
«Le nuove vision che fanno la differenza nel business – conclude Secondi – sono quelle che puntano a realizzare un ecosistema in cui il mondo esterno e interno al perimetro aziendale coesistono, gestendo tecnologie IoT che sono e diventeranno un imperativo categorico strategico per tutte le aziende, di qualsiasi dimensione e di qualsiasi settore».