Di un IT che per ritrovare ‘il suo posto di valore’ nel Business deve ‘viaggiare’ a due velocità ne parlano da tempo gli analisti. Gartner, nello specifico, descrive un modello operativo dell’enterprise IT che da un lato deve essere ‘convenzionale’, lavorando sulla mitigazione dei rischi attraverso metodologie standard, vendor tradizionali e una forte governance, e, dall’altro, ‘non lineare’, con un modello veloce e agile adatto a progetti che richiedono ‘bassa latenza’, innovazione disruptive e la capacità di lavorare continuamente in uno stato di ‘incertezza’ o comunque di continuo cambiamento.
Ciò su cui gli analisti in generale stanno puntando oggi il dito è il fatto che molte aziende tendono ad abbracciare la seconda via dell’approccio ‘two-speed IT’ solamente in determinate occasioni d’urgenza (come quelle dettate dalla velocità di rilascio di un’applicazione); in realtà, dice Garnter, “il secondo modo di agire non è applicabile solo dove è richiesta velocità o dove si ‘fanno esperimenti progettuali’ ma anche in contesti IT Business di rilievo, anche su iniziative mission-critical”.
La parte più dinamica dell’IT ‘bimodale’ troverà infatti sempre più applicazione nelle realtà aziendali, soprattutto laddove l’IT gioca un ruolo determinante e di valore per il Business. Ed è forse qui allora il nodo della questione: l’IT è pronto per poter adottare un modello a due velocità che gli consenta di rimanere allineato al Business?
Un approccio di questo tipo, si legge nel white paper “Two-Speed IT: boosting business agility with converged infrastructure”, necessita di un IT basato su tecnologie infrastrutturali in grado di modellarsi dinamicamente alle esigenze delle architetture applicative; nella modalità ‘high-speed’, infatti, l’IT deve rilasciare rapidamente, ma in sicurezza, servizi applicativi e digitali ad utenti che sempre più richiedono velocità e flessibilità. Tutto ciò continuando a gestire, sia tecnologicamente sia a livello operativo, i sistemi infrastrutturali sottostanti.
Quale può essere allora la risposta a questa sfida? Come può l’IT organizzarsi e prepararsi al meglio per riuscire ad adottare un approccio bimodale, a due velocità, che risulti efficace sia sul piano tecnologico sia nell’annoso obiettivo di allineamento alle politiche di business?
Alcuni interessanti spunti di riflessione li ritroviamo nel white paper citato che, oltre a suggerisce un cammino graduale e incrementale al cambiamento, basato su step che guidano l’IT in un percorso di maturità passando da standardizzazione, consolidamento, virtualizzazione, automazione fino al raggiungimento di un modello cloud, focalizza l’attenzione sul substrato tecnologico infrastrutturale.
Se il goal del ‘two-speed IT’ è eliminare i silos e rendere le risorse disponibili dove e quando queste sono più richieste – si legge nel documento – l’elemento chiave abilitante sta in un approccio infrastrutturale che consideri server, storage e networking come una singola unità, in altre parole, una infrastruttura unica convergente.
Una risposta semplice nella sua formulazione quanto complessa nella sua realizzazione. Una strategia IT improntata sul concetto di ‘doppia velocità’ di azione/organizzazione – riporta il white paper – ha come minimo tre differenti aspetti critici:
- chiarezza: l’IT deve sviluppare un vero e proprio piano di business identificando per quali aree e servizi è richiesto l’approccio high-speed, con quali obiettivi e attraverso quali tecnologie (e risorse IT); allo stesso tempo deve governare quei progetti per i quali risultano ottimali o indispensabili le risorse ‘convenzionali’;
- consistenza: velocità non è sinonimo di fretta e ‘convenzionale’ non deve voler dire ‘fatto e dimenticato’; entrambi i modi dell’approccio IT a due velocità richiedono ambienti tecnologici ‘consistenti e coerenti’ quindi governati al meglio in tutte le loro evoluzioni;
- refactoring: non è detto che ciò che nasce con l’approccio high-speed (inteso sia come progetto, tecnologia/servizio ma anche come risorsa dedicata) non debba poi trovare collocazione in un ambiente ‘steady-state’ (gestito dall’IT ‘convenzionale’) e viceversa.
Ecco perché, dunque, un’infrastruttura convergente alla base di una strategia di questo tipo potrebbe risultare l’elemento differenziante. Da non sottovalutare, infine, anche il ritorno sull’organizzazione IT che un sistema convergente potrebbe generare, in particolare nel liberare risorse umane da destinare, per esempio, alla parte high-speed dell’IT.