In Italia il giro d’affari dell’Information
Technology supera i 20 miliardi di euro l’anno, ma sono
poche le società che fanno funzionare l’hardware, il
software e le soluzioni per la mobility sfruttandone tutte le
potenzialità. Si contano, infatti,
sulle dita di una mano le imprese italiane che hanno la
certificazione Iso 20000, l’unica che garantisce
l’utilizzo “buono” delle proprie risorse
informatiche. Sono quaranta volte tanto in
Inghilterra, dove il 70% del totale delle imprese utilizza le
procedure certificate ITIL (Information Technology
Infrastructure Library), adottate dal 30% degli spagnoli e da
numerose istituzioni pubbliche in Paesi Scandinavi, Gran
Bretagna e Stati Uniti.
Il 25,6% delle imprese italiane per aumentare il giro
d’affari pensa a investire di più in tecnologia (il
24,1% che si specializza e il 13,8% che va ad esplorare mercati
nuovi). La certificazione Iso 20000 si basa sull’adesione
a una serie di regole e procedure chiare e omogenee da adottare
nell’organizzazione e nella fornitura dei servizi
informatici, sia al proprio interno sia verso clienti e
fornitori. Sono le cosiddette “best practices”
regolamentate da un dipartimento del ministro del Tesoro
britannico. Infatti, proprio in Inghilterra era stata compilata
per la prima volta negli anni 80 l’ITIL, una raccolta di
volumi all’interno della quale sono descritti e
catalogati nel dettaglio i processi di gestione per
un’efficace erogazione dei servizi informatici
all’impresa e ai suoi clienti. Il risultato è una summa
delle linee guida da seguire che va dalla relazione con i
clienti alla pianificazione delle strategie, fino
all’adozione di un vocabolario comune (il cosiddetto
esperanto It), un glossario di concetti condivisi da tutti gli
operatori del settore. L’osservanza di questi parametri
internazionali ottimizza investimenti e procedure informatiche,
riducendo i tempi di risoluzione dei problemi tecnici. Senza
considerare che in questo modo i responsabili dei servizi IT
delle grandi aziende hanno finalmente a disposizione un insieme
di strumenti, di regole omogenee e universalmente riconosciute
come standard “de facto”, con valore contrattuale
nel caso si avvalgano di fornitori terzi. In Italia le PMI
possono essere il motore di questo cambiamento culturale nei
confronti dell’informatica: una struttura piccola è più
facile da cambiare e può adeguarsi a procedure e standard
internazionali in tempi più rapidi rispetto a una grande
struttura internazionale. Inoltre le PMI italiane sono
tradizionalmente attente al contenimento dei costi che deriva
dall’utilizzo intelligente dell’informatica. Quint
Wellington Redwood Italia, società che fornisce consulenza per
il conseguimento della certificazione Iso 20000, opera con
l’obiettivo di portare nel nostro Paese la cultura e
l’innovazione informatica che nei più importanti Paesi
europei sono una realtà consolidata. Una realtà che per le
imprese si manifesta nella riduzione dei consumi energetici,
nel risparmio sui costi di gestione dell’IT fino al 30%
del totale e nella riallocazione delle risorse rese disponibili
in altre attività strategiche. Un esempio di successo è Rete
Ferroviaria Italiana (Rfi) che ha conseguito nel 2007, con la
consulenza di Quint Wellington Redwood Italia, la
certificazione Iso/Iec 20000 in ambito IT Service Management.
L’osservanza delle “best practices” nella
gestione dei servizi informatici secondo quanto reso noto da
Corrado Cortoni, direttore Information & Commu-nication
Technology di Rfi ha consentito all’azienda di spostare
l’attenzione sulla programmazione del servizio con
interventi finalizzati ad azzerare le interruzioni dei sistemi.
Questo l’aumento della performance in numeri: meno 66% di
interruzioni dei sistemi nel 2007 rispetto al 2005 e una
riduzione del 40% di ore di fermo sull’infrastruttura di
comunicazione. Senza contare che con l’applicazione dei
parametri internazionali ITIL, Rete Ferroviaria Italiana ha
registrato una riduzione dei costi d’esercizio
dell’IT del 10%. Rete Ferroviaria Italiana, controllata
al 100% da Ferrovie dello Stato, è la società che progetta,
costruisce, mette in esercizio, e gestisce
l’infrastruttura ferroviaria. Inoltre cura i sistemi di
controllo e di sicurezza, i contratti con le imprese del
settore e definisce l’orario dei treni. Conta su circa
16mila km di linee in esercizio (di cui due terzi
elettrificati, 6.400 km a doppio binario, per uno sviluppo
complessivo di 22.400 km), 2.300 stazioni per i passeggeri e
500 impianti per le merci. Circa 35.000 persone assicurano
l’esercizio giornaliero di oltre 9.400 treni (con una
punta massima di 10.000 treni al venerdì e minima di 4.900 la
domenica).