Il marchio commerciale Telecom Italia non esiste più. Il brand esiste ancora solo in Borsa, ma anche in questo caso avrà vita breve. D’ora in poi il principale carrier telefonico italiano si chiama solo TIM: un cambiamento segnato anche da un nuovo logo, e da un nuovo quartier generale che verrà costruito a Roma nel quartiere EUR. Il nuovo corso di TIM verrà pubblicizzato da una campagna sui principali media, già in corso, che vede come protagonisti Fabio Fazio, Pif (l’attore e conduttore reso famoso dal programma Le Iene e dal film “La mafia uccide solo d’estate”, e da tempo testimonial di TIM), e soprattutto Tim Berners-Lee, famoso a livello mondiale per aver inventato il World Wide Web.
«Oggi celebriamo una tappa importante del percorso di rinnovamento della nostra identità aziendale – ha detto alla conferenza stampa di presentazione del nuovo corso Marco Patuano, amministratore delegato del Gruppo Telecom Italia -. Abbiamo deciso da tempo di far convergere tutte le offerte commerciali dei nostri segmenti di mercato verso TIM, costruendo una brand experience capace di unire la solidità e la grandezza di Telecom Italia alla personalità innovativa di TIM. Un’operazione di sintesi che riflette un fenomeno concreto: la convergenza fisso-mobile abilitata da Internet, dai nuovi device, dalla tecnologia e dalle piattaforme digitali. Saremo il meglio di TIM e di Telecom Italia, da oggi con un nuovo logo che segna anche un importante cambiamento nella ridefinizione del nostro ruolo, da puro operatore telefonico a player industriale e tecnologico in grado di offrire prodotti e servizi innovativi mediante lo sviluppo di piattaforme abilitanti: dalle reti ultrabroadband fisse e mobili, al cloud computing fino all’information technology di nuova generazione».
Per quanto riguarda la nuova sede del gruppo (qui a fianco un rendering), Patuano ha precisato che accoglierà oltre 5000 persone, e sarà pronta tra fine 2016 e inizio 2017, e sarà la sede «a minor impatto in Europa». «Applicheremo il concetto di smart working con flessibilità – ha detto -. Inseriremo nei centri le palestre, i delivery dei supermercati per una maggiore qualità della vita. Poi, avremo anche una parte per poter sperimentare la tecnologia».
Sorgerà a Roma dal recupero delle Torri nel quartiere EUR realizzate negli anni Cinquanta dall’architetto Cesare Ligini, e sarà progettato dallo studio di architettura UNO-A, che si è aggiudicato un bando rivolto ad architetti italiani under 40. Verranno adottati – spiega un comunicato stampa – i più avanzati principi di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, nel rispetto delle nuove linee guida definite dal Gruppo Telecom Italia. Rappresenterà uno dei complessi edilizi più all’avanguardia dal punto di vista architettonico e bioclimatico in Italia, realizzato appunto in funzione delle tendenze più attuali dello smart working per garantire flessibilità organizzativa e qualità degli ambienti di lavoro.
Il nuovo marchio identificherà il Gruppo presente in Italia con 30 milioni di linee mobili e 12 milioni di collegamenti alla rete fissa, e in Brasile con oltre 72,6 milioni di clienti. Il programma di investimenti per il triennio 2015-2017 prevede 10 miliardi di euro, di cui 5 dedicati alle tecnologie innovative digitali fisse e mobili e alla realizzazione di data center e infrastrutture Cloud.
Grazie a questo impegno, spiega un comunicato, TIM ha raggiunto oggi una copertura delle unità immobiliari oltre il 41% con la fibra, e oltre l’87% della popolazione con la tecnologia LTE, con l’obiettivo di raggiungere nel 2017 il 95% della popolazione con LTE e il 75% con la fibra ottica. Anche se, come ha detto Patuano nella conferenza stampa, «lo sforzo sulla banda larga sarà un pochino superiore, questo grazie ad efficienze su altri aspetti: possiamo andare oltre questi obiettivi (copertura del 75% della popolazione in fibra e del 95% in Lte al 2017, ndr) e puntare a qualcosa di più ambizioso».
Sono molti ovviamente i commenti sul nuovo corso. Riportiamo a titolo di esempio alcune considerazioni di un editoriale del direttore del CorCom, Gildo Campesato, che evidenzia prima di tutto un parallelo con ciò che è accaduto in Francia, dove l’incumbent France Telecom è diventato Orange, assumendo il nome della sua controllata Mobile anche nelle quotazioni della Borsa di Parigi.
«Certo, le strategie delle due aziende sono molto diverse: tanto Orange è diventata ultimamente aggressiva con i suoi tentativi di aumentare la massa d’urto con l’acquisizione di Bouygues Telecom o di attività bancarie di Groupama, altrettanto cauta è la prospettiva di Telecom che punta soprattutto alla crescita organica», scrive Campesato.
Non grandi acquisizioni, quindi (per cui tra l’altro mancano le risorse finanziarie), quanto focalizzazione sui core business Mobile e banda ultra-larga, con annessi servizi legati alla rete. «Su di essi il management sta puntando ed investendo sempre di più, sia per la clientela business (si pensi a Impresa Semplice o a Nuvola Italiana) sia per quella consumer (offerte integrate fisso/mobile, Tim premium, smart life)».
Il cambio del logo diventa dunque una testimonianza che va oltre il restyling grafico, osserva Campesato. «Rappresenta una certificazione dell’abbandono definitivo dei rimpianti per le glorie degli anni Novanta, importanti ma ormai sepolte, per guardare a un futuro dove conteranno sempre più qualità e nuovi servizi oltre la voce». Un terreno di gioco dove la competizione non sarà solo fra operatori telefonici ma anche tra fornitori di contenuti e prodotti “over-the-top”. «Non è un salto nel buio, ma certamente è una scommessa tutta da vincere: nel nome di TIM».