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Vetrya in Borsa per esportare piattaforme “made in Italy” per servizi digitali: dal Mobile Payment al digital advertising

La quotazione serve a continuare il cammino rafforzando i progetti di espansione, spiega il numero uno Tomassini. «Si è dimostrato vincente il posizionamento su tool di distribuzione di servizi su reti broadband, supportando contenuti di qualunque tipo, video in particolare, e su qualunque tipo di device: smartphone, smart watch, tablet, connected TV»

Pubblicato il 01 Giu 2016

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Luca Tomassini,  presidente e amministratore delegato del Gruppo Vetrya

Il concetto che un ambiente di lavoro bello e confortevole favorisca i buoni risultati di un’azienda è molto americano e nordico, e in Italia purtroppo è decisamente poco condiviso. Le eccezioni però esistono, e Vetrya è una di queste. L’azienda infatti – che si occupa di piattaforme broadband per la distribuzione di contenuti multimediali e servizi digitali a valore aggiunto – si è piazzata al secondo posto in Italia nella classifica “Great Places to Work” nella categoria small, grazie a un “corporate campus” a Orvieto che sa molto di Silicon Valley e non ha niente a che vedere con i classici capannoni di periferia “da PMI italiana”, 7000 metri quadri con spazi verdi, asilo per i figli dei dipendenti, palestra, campi da calcetto e da tennis, lavanderia, centro estetico, sale per iniziative culturali e ludiche, opere d’arte alle pareti, e niente badge.

E poche settimane fa ha varato un aumento di capitale per quotarsi in Borsa sul listino AIM: «Contiamo di approdare a Piazza Affari entro l’estate”, conferma in un’intervista al CorCom Luca Tomassini, Presidente e amministratore delegato della società.

«La chiave è mettere le persone al primo posto, il nostro successo dipende soprattutto da loro – spiega Tomassini -. Sono le persone a rendere unico il mio gruppo. Lavoriamo con persone intelligenti e determinate, privilegiando le capacità all’esperienza. L’età media è di 30 anni, il 95% sono ingegneri o laureati in scienze della comunicazione».

La quotazione in Borsa, sottolinea il numero uno di Vetrya, non è affatto da vedere come una “exit”, cioè un’uscita dalla società da parte dei fondatori. Anzi. «Con la Borsa finanzieremo il nostro futuro. Diventeremo una piccola public company internazionalizzata, anche come presenze nel capitale. La quotazione è un modo di continuare il cammino percorso accentuando e rafforzando i progetti di espansione e di crescita». In particolare sui mercati esteri. «Le nostre piattaforme garantiscono ai nostri clienti entrate provenienti da broadband services, m-commerce, digital advertising, smart mobile hub distribution, second screen platform, Ottv distribution, mobile payment da qualsiasi device. Sono business che si prestano al mercato globale. Con servizi di mobile payment già operiamo in Portogallo, Spagna, Sudamerica e fra breve in Turchia, Egitto e a Dubai; entro fine anno in altri 6 Paesi europei».

A proposito di Mobile Payment, al di là della tecnologia, NFC o no, osserva Tomassini, la sfida è creare canali di pagamento complementari agli attuali. «E il mobile si presta molto. Continuiamo a crederci: abbiamo sviluppato una piattaforma, Digitalpay, per gestire i micropagamenti. Ma senza una legislazione che consideri l’evoluzione tecnologica l’Italia avrà difficoltà a fare passi avanti significativi».

Vetrya ha chiuso il 2015 con 37 milioni di euro di ricavi e un Ebitda di 5 milioni, investendo mediamente il 5% dei ricavi in innovazione. «Siamo cresciuti con un tasso medio annuo del 154%. I primi mesi del 2016 confermano la crescita. Si è dimostrata una scelta vincente il posizionamento su piattaforme che distribuiscono servizi su reti broadband, supportando contenuti di qualunque tipo, video in particolare, e su qualunque tipo di device: smartphone smart watch, tablet, connected TV».

Più in dettaglio si tratta di servizi di encoding, sistemi di pagamento, protezione, storage, DRM, interattività, sviluppo applicazioni e servizi correlati. «Tutte le nostre piattaforme sono in cloud, progettate per essere scalabili e disponibili in qualsiasi parte del mondo – sottolinea Tomassini -. Ciò faciliterà la nostra espansione internazionale. Lavoriamo sul digital advertising con piattaforme che aggregano i flussi di profilazione distribuendoli sui portali di interesse o gestiscono il pre-roll della pubblicità sui video. Ad esempio, contribuiamo alla piattaforma Lena del Gruppo L’Espresso per lo sharing dei contenuti tra le principali testate giornalistiche europee. Ci occupiamo di tante altre cose, come media asset management, mobile entertainment, mobile payment, servizi a valore aggiunto per reti broadband, digital advertising, big data, internet tv, internet of things e applicazioni consumer».

Nel 2014 tra l’altro è iniziata l’attività negli USA. «Abbiamo creato Vetrya Inc., basata a Palo Alto, nella Silicon Valley. Serve a dare valore sui mercati internazionali alle tecnologie alle applicazioni che sviluppiamo in Italia nel nostro corporate campus. Abbiamo lanciato Blabel, una piattaforma di instant messaging multidevice che incontra un buon successo in zone come India, Sud America, Afghanistan, Azerbaigian. Paesi in cui non avremmo mai pensato di avere utenti. È la forza delle applicazioni con store globali».

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