Mobile Video Sharing

Cynny, l’App per creare video “collettivi” sui social prova l’Equity Crowdfunding all’italiana

La startup dell’imprenditore “seriale” Stefano Bargagni lavora a una soluzione per iOS e Android che permette di creare video e condividerli in rete con altri utenti che li possono a loro volta modificare e arricchire. E’ una delle prime realtà a sperimentare la raccolta di fondi in rete regolamentata dalla Consob

Pubblicato il 27 Mag 2015

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Stefano Bargagni, fondatore di Cynny

Come noto ormai a molti, il termine Crowdfunding indica la possibilità per chiunque di finanziare anche con somme piccolissime dei progetti o startup interessanti descritti in appositi siti web, ottenendone vantaggi o privilegi. Se il vantaggio è la partecipazione azionaria alla startup si parla di Equity Crowdfunding, recentemente oggetto nel nostro Paese (il primo in Europa in questo caso) di una normativa apposita, nell’ambito del decreto “Crescita Bis” e della definizione di “start-up innovative”.

Una delle prime realtà a sfruttare questo nuovo meccanismo, racconta il sito EconomyUp, è Cynny Spa, fondata dall’imprenditore fiorentino Stefano Bargagni, che sta lanciando la Mobile App Cynny, soluzione per condividere online con altri utenti foto, video e materiali in una maniera che i suoi ideatori definiscono «particolarmente innovativa».

La società di Bargagni – imprenditore “seriale”, che nel 1993 fondò una delle prime piattaforme al mondo di eCommerce, Chl Spa, poi quotata in Borsa – ha già raccolto negli ultimi 18 mesi 3 milioni di euro da imprenditori del settore, alcuni anche della Silicon Valley, altri provenienti da realtà toscane. Ora il consiglio di amministrazione di Cynny ha deliberato un ulteriore aumento di capitale da 600mila euro e il management ha deciso di riservare all’equity crowdfunding una quota di 300mila euro, offrendo così a chiunque la possibilità di diventare socio.

La raccolta è partita il 15 maggio tramite la piattaforma StarsUp, primo portale in Italia autorizzato dalla Consob per la raccolta online di capitale di rischio da parte di startup innovative. L’operazione è rivolta a un target indistinto e prevede che il numero minimo di azioni acquistabili sia 4 – al prezzo di 24 euro ad azione. Il taglio minimo di sottoscrizione è quindi di 96 euro. Il capitale raccolto sarà impiegato per lo sviluppo e lancio dell’App Cynny per la condivisione di contenuti sul web.

L’App – che nei piani dell’azienda dovrebbe essere disponibile su iOS e Android indicativamente da settembre 2015 – offre la possibilità di creare video live in cui qualsiasi tipo di file (foto, video, documenti o altri dati internet) può essere “vissuto” e condiviso sulle odierne piattaforme social network, applicazioni di messaging, email ecc. Dopo aver scaricato l’app, l’utente può selezionare foto, musica o filmati suoi personali o anche presi da internet e trasformarli in un video show interattivo da diffondere su Internet. Esempio: l’utente è in viaggio in un determinato luogo, scatta alcune foto, poi tramite un apposito pulsante aggiunge un sottofondo musicale (prelevato dai suoi file personali o trovato sul web), crea un video e lo condivide su varie piattaforme social. Gli utenti con cui lo condivide hanno la possibilità di modificare quel video, aggiungervi contenuti, ecc. ecc., attraverso una sorta di regia collettiva. L’app per creare i livecast è gratuita, per vederli è sufficiente un browser e non occorre autenticarsi.

La novità rispetto ad analoghe applicazioni è nella modalità in cui il filmato si personalizzerà in base a chi lo sta visualizzando, mentre lo sta guardando. «Cynny – si legge in un comunicato – renderà gli spettatori protagonisti. La condivisione non sarà più statica ma dinamica, attiva, come una conversazione tra amici. Non saremo più solo narratori o solo pubblico. La viralità del prodotto sarà sostenuta sia dalla forte rilevanza del contenuto, sia dalla facilità di condivisione su tutti i social o app di messaggistica». La tecnologia è brevettata e in fase di sviluppo.

Analogie con Periscope? «Non direi – spiega a EconomyUp Stefano Bargagni -. Periscope consente di realizzare un vero e proprio film, noi facciamo circolare contenuti adattabili a ogni singolo utente».

Questa la sfida per l’immediato futuro. Ma in prospettiva c’è la realizzazione di un altro tipo di app che ha del fantascientifico. «Andremo a rilevare – spiega ancora il founder – la lettura del volto di chi guarda e saremo in grado di creare un video personalizzato in base alle espressioni di quel volto. Se la persona che lo guarda ha 16 anni, il video avrà una scansione più rapida, se ne ha 60 sarà più lenta. Se ride o sorride, il video cambierà in base al riso o al sorriso. Ovviamente dopo che l’utente ci darà l’accesso alla telecamera frontale e il consenso alla privacy. Abbiamo algoritmi in grado di leggere alcuni movimenti del sopracciglio, del naso e dei muscoli facciali».

Questo tipo di tecnologia si chiama face recognition emotion, è un settore esploso da un paio d’anni ed è studiato soprattutto nell’automotive, per esempio per leggere il volto del guidatore per capire se si sta addormentando mentre è alla guida. «Cynny sta costruendo un pezzo importante del futuro: l’interattività con le emozioni dello spettatore – spiega Bargagni -. “Il Livecast, dominato dai contenuti dell’autore si adatta allo spettatore ed interagisce su un piano nuovo e fantastico, sul piano delle sue emozioni”.

Quale modello di business per Cynny? «Per ora non c’è – dice Bargagni – ma è ipotizzabile che la fonte principale di ricavi sia la pubblicità, come accade per Youtube». Ad oggi Cynny conta 108 soci, è basata in Italia ma ha una controllata commerciale Cynny Inc. in Silicon Valley, California, un polo di sviluppo software Cynny Social Cloud Srl a Iasi, Romania e un partner per la realizzazione e commercializzazione dell’hardware a Taipei, Taiwan.

Perché la scelta dell’equity crowdfunding? «La trovo un’ottima legge, che probabilmente non è stata capita – afferma l’imprenditore, in controtendenza con i tanti che la criticano perché considerata complicata e, per certi versi, limitante per gli investitori -. Ammetto che ancora l’equity crowdfunding non funziona ma io l’ho scelto per vedere come va e anche per solidarietà verso questo mondo».

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