Basta che una Mobile App venga utilizzata tre volte per ridurre drasticamente il rischio che finisca nel dimenticatoio. Attenzione però: le tre sessioni devono essere svolte dall’utente entro i primi tre giorni dopo il download. Questo permette di abbattere il tasso di utenti inattivi fino al 29%. Un risultato di tutto rispetto, se si considera che in media, dopo il primo mese, il 58% degli utenti smette di utilizzare l’applicazione, mentre nei successivi 90 giorni il software cade nell’oblio addirittura per tre utenti su quattro.
Le stime del problema, così come una sua possibile soluzione, sono fornite da Localytics, società del Massachusetts specializzata in digital marketing e strumenti di analisi per la app economy, che in una nuova ricerca evidenzia le buone pratiche che gli sviluppatori di Mobile App dovrebbero adottare per prolungare la vita delle proprie creazioni.
Secondo Josh Todd, chief marketing officer di Localytics, esiste infatti una precisa correlazione tra il successo di una app e quanto spesso viene lanciata nei primi giorni dopo il download. «La nostra ricerca dimostra che oggi le discipline di app marketing dovrebbero focalizzarsi più sull’intero ciclo di vita del software che non sul semplice atto del download», ha spiegato Todd in un’intervista concessa alla testata americana Mobile Marketer. «E i primi giorni sono cruciali: il 75% di chi avvia la app una sola volta nel primo mese diventa inattivo, mentre segue la stessa sorte solo il 14% di chi effettua undici accessi in più nello stesso periodo di tempo».
Il manager sostiene che gli sviluppatori dovrebbero sfruttare tattiche predittive basate sugli analytics per diffondere notifiche e ingaggiare gli utenti subito dopo il download dell’app. «Più sono le attività a ridosso dell’installazione del software, minore è il tasso di abbandono», assicura Todd, che ammonisce: «Di solito si prende in considerazione una finestra di 30 giorni per valutare l’adozione o meno dell’App. Ma il nostro studio dice che occorrono un’analisi e un’azione più tempestive, condotte per l’appunto nei primi tre giorni. I dati ci dicono tra l’altro che le applicazioni che inviano notifiche e messaggi all’interno della piattaforma stessa generano una user retention di circa tre volte superiore e un 27% di avvii in più rispetto a quelle che non lo fanno (vedi il grafico, ndr)».
Ma non bisogna agire soltanto con una logica in-app. Per quanto accattivante, usabile e utile possa essere il nostro software, non dobbiamo dimenticarci che l’utente medio passa l’80% del tempo che dedica allo smartphone su un massimo di cinque applicazioni, tra le quali Facebook fa di solito la parte del leone. Per questo promuovere l’uso della nostra App può e deve anche passare dai social network e dalle piazze virtuali in cui gli utenti sono più disposti ad accettare consigli e a intraprendere nuove esperienze.
Qui si aggancia il tema della personalizzazione. Riuscire a creare messaggi indirizzati a specifici cluster di utenti o sfruttando le reti dei social network aumenta sensibilmente la possibilità di fare breccia nell’esperienza di chi ha scaricato l’applicazione. «L’importante», sottolinea Todd, «è muoversi con velocità per perseguire la regola del 3X3, cioè incoraggiare gli utenti a sperimentare tre sessioni sull’App nei primi tre giorni dopo il download».