Con un investimento da 24,3 miliardi di sterline (circa 30 miliardi di euro), SoftBank ha acquisito la britannica Arm Holdings, specializzata nella produzione di microchip per smartphone e tablet, e fornitore di praticamente tutti i principali brand dell’elettronica di consumo, inclusi Apple e Samsung.
Quella di SoftBank è molto più di una semplice operazione di buyout di tecnologie, competenze e clienti: mettendo sul piatto 1.700 pence in contanti per ogni azione di Arm, con un premio del 43% sull’ultima quotazione di Borsa di venerdì scorso, il colosso delle TLC giapponesi (già detentore di quote azionarie in Alibaba e Sprint) ha piuttosto puntellato la propria strategia di avvicinamento al mercato dell’Internet of Things, dove il modello di business di Arm (basato sul ricevimento di una piccola fee per ogni dispositivo equipaggiato con un suo chipset) sembrerebbe essere particolarmente apprezzato. Come spiegato da Food4brains.com, Solo lo scorso anno, sono stati distribuiti in tutto il mondo circa 15 miliardi di chip basati sulla tecnologia del costruttore britannico, il 25% in più rispetto al 2014 e con una quota crescente di device connessi.
Softbank compra Arm
Stando alle prime dichiarazioni del top management di Softbank, il quartier generale di Arm dovrebbe rimanere in UK, a Cambridge, e sarebbe anche confermato il team dirigenziale. Il gruppo ha previsto inoltre il raddoppio del numero dei dipendenti in Gran Bretagna nell’arco di cinque anni.
«Si è spesso speculato di un’acquisizione di Arm Holding da parte di Intel», commenta Vijay Michalik, Research Analyst Digital Transformation di Frost & Sullivan. «Il chipmaker non è riuscito a presidiare il mercato del mobile, mentre invece sta concorrendo per ottenere una buona posizione su quello dell’IoT. Si vociferava anche dell’interesse di Apple e di Samsung, che del gruppo sono i primi clienti. Ma l’arrivo di SoftBank», continua il ricercatore, «testimonia la volontà degli operatori di TLC di avere sempre più peso nella prossima ondata dell’Internet of Things», che coinvolgerà diversi settori strategici: dall’automotive all’healthcare passando per le applicazioni di realtà aumentata, il cui bisogno di basse latenze rende i prodotti di Arm ancora più appetibili. Il connubio con SoftBank, secondo Michalik, è perfetto anche per le competenze che il gruppo giapponese ha sviluppato negli ultimi anni nell’ambito dell’intelligenza artificiale. «L’acquisizione di oggi aiuterà a creare nuove e importanti sinergie anche sotto questo profilo».