A fronte di una maggiore diffusione delle soluzioni digitali e di una maggiore intelligenza nelle case, nelle imprese, nei veicoli e nelle città cresce anche il clima di fiducia nei confronti del digitale stesso da parte dei cittadini. Un fattore positivo ma anche pone nuove interrogativi, in particolare nel momento in cui espone case, imprese, veicoli e città davanti a nuovi rischi e scopre nuove vulnerabilità. Il tema della fiducia nei sistemi informatici è sul tappeto al pari dei temi legati alle tecnologie e alle nuove linee di sviluppo. Occorre considerare sempre con attenzione che fidarsi dei sistemi informatici e fidarsi delle persone sono due approcci completamente diversi. Se poi si aggiungono Big Data, Cloud e il nuovo regolamento sulla protezione dei dati, la questione si fa ancora più complessa. Occorre acquisire come fatto certo che non è più possibile occuparsi di sicurezza informatica pensando solo alla tecnologia, ma è necessario prendere in considerazione l’aspetto umano.
Il concetto di fiducia (che viene trattato in modo particolare ad esempio nel contesto di soluzioni basate sulla Blockchain) rivolto alle persone, nell’ambito IT, deve sempre riferirsi al rapporto che si instaura con tutti gli attori, vale a dire con il personale delle aziende, con i dipendenti e con i collaboratori esterni, ma anche con i fornitori e con i clienti. Se a questo si aggiunge che i dati non sono più solo nelle aziende ma sempre più spesso e sempre più intensamente sono oggi nel Cloud il tema diventa ancora più complesso e articolato.
A questo proposito va considerato che il nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che entrerà in vigore il 25 maggio 2018, e la direttiva Network and Information Security (NIS) cambieranno il concetto di fiducia e di etica nell’ambito del mondo digitale. Il nuovo regolamento – soprattutto se si considera il Privacy Impact Assessment (PIA), ovvero il documento di valutazione d’impatto nel trattamento dei dati – impone alle aziende di far crescere le azioni di tutela della privacy mettendo in atto strategie efficaci rivolte alla protezione dei dati personali. Peraltro va poi aggiunto che chi non dovesse rispettare le nuove norme dovrebbe affrontare le multe fino a 20 milioni di euro previste o pari al 4% del fatturato mondiale annuo: e appare chiaro che, anche per le aziende più grandi del mondo, queste sanzioni rappresenterebbero un danno non indifferente.
Cosa cambia con l’Internet of Things
In tutto questo scenario si cala la sfida dell’IoT, ovvero della moltitudine di dispositivi connessi con la Internet of Things. Molti osservatori ritengono che se da un lato il numero di oggetti connessi sta crescendo in maniera esponenziale, dall’altro, il livello di attenzione sulla sicurezza di questo processo non cresce in modo proporzionale.
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