Mobile banking

Prestiti e mutui sullo smartphone in 90 secondi: il futuro è già qui

Nuove soluzioni big data e analytics rivoluzionano il risk assessment, permettendo di studiare i comportamenti dei consumatori, verificare la solvibilità, ed erogare denaro in pochi istanti e in sicurezza. Saranno così più facili i microcrediti nei mercati emergenti, dove gli utenti senza conto corrente secondo McKinsey genereranno nel 2025 un giro d’affari da 30mila miliardi di dollari

Pubblicato il 23 Dic 2015

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Tra pochi anni basterà usare lo smartphone per ottenere un prestito o un mutuo in pochi istanti. E non attraverso una telefonata al proprio consulente finanziario.

I software di analytics e il cognitive computing infatti permetteranno alle banche di monitorare le abitudini dei clienti sui mobile device per elaborare profili che, una volta incrociati con elementi georeferenziati, daranno semaforo verde (o rosso) al trasferimento di denaro dopo una manciata di secondi.

Il mercato più allettante sotto questo profilo è quello delle operazioni di microcredito nei Paesi emergenti, dove risiedono i due miliardi di individui attualmente “unbanked”, cioè privi di conto corrente bancario. Un bacino di utenti potenziali che per McKinsey potrebbe generare entro il 2025 un giro d’affari da 30 mila miliardi di dollari. A puntare i riflettori sul tema è stata Bloomberg, con un lungo servizio che esplora alcune delle iniziative in corso.

La tecnologia analitica quindi apre un nuovo capitolo nelle politiche di risk assessment. E se i grandi gruppi finanziari stanno valutando queste soluzioni per ottimizzare le azioni sulle customer base consolidate nei mercati maturi, le startup stanno invece puntando con decisione proprio ai clienti prospect delle aree meno sviluppate, dove accompagnare l’evoluzione verso una classe media che può essere il motore economico del prossimo secolo. C’è già una quarantina di nuove imprese intente ad aprire la strada e le loro spalle, in molti casi, sono coperte da investitori del calibro di Peter Thiel, Pierre Omidyar (fondatori rispettivamente di PayPal ed eBay), Capital One Financial Services e The Social Entrepreneurs’ Fund.

Ma cosa si intende esattamente per monitoraggio delle attività online di un consumatore? Tutto ciò che ha a che fare col Web browsing, la presenza e le relazioni sui social media, i registri dei pagamenti delle bollette e anche le rilevazioni psicometriche legate alla semantica con cui si compongono e postano messaggi e foto.

La tedesca Kreditech, per esempio, utilizza un algoritmo proprietario che analizza la geolocalizzazione delle telefonate e lo shopping online di un utente, generando circa 20 mila data point. Per puntellarli e affinare la precisione del programma sta avviando micro-prestiti da 100 euro ai sottoscrittori. In questo modo si possono associare comportamenti a rischio e pratiche virtuose a emergenze ricorrenti nella data analysis. Per esempio, se il telefono è collegato gran parte della giornata alla stessa cella, ci sono alte probabilità che l’utente abbia un lavoro, mentre una certa rilevanza e benevolenza sui social rivela il rispetto di cui gode un individuo nella propria comunità.

La newyorchese First Access, d’altra parte, è in grado di erogare credito in 90 secondi sfruttando le informazioni raccolte dai telefoni cellulari degli utenti attivi in Tanzania e in Kenya (dove, lo ricordiamo, il mobile payment è una pratica largamente affermata) e abbattendo del 92% i costi di sottoscrizione dei clienti.

EFL Global ha elaborato invece un test di 30 minuti che pur essendo somministrabile su telefono o computer non richiede il collegamento a

Internet e attraverso le risposte riesce a definire i fondamentali finanziari dell’utente in modo da stabilire in maniera univoca se può essere un debitore affidabile. Sempre per valutare il risk assessment, la californiana RevolutionCredit punta su puzzle e videogiochi per raccogliere le informazioni di cui necessita. Mentre la piattaforma analitica elaborata da Lenddo, startup fondata a Singapore, è stata fondamentale per permettere a un istituto di credito in Sud America di dimezzare le bancarotte, pur concedendo più prestiti e di maggior valore.

Tutte iniziative benedette dalla World Bank, il cui presidente Jim Yong Kim ad aprile aveva lanciato una campagna per raggiungere entro il 2020 l’accesso universale alle strutture finanziarie, promuovendo l’integrazione tra le novità apportate dalle startup e la solidità delle multinazionali del credito. «La sfida non è di natura tecnologica – commenta Michael Turner, fondatore del Political Economic Research Council -: l’esplosione dei big data ha finalmente convinto operatori di rete e prestatori di servizi del fatto che sono seduti su una miniera d’oro». Le opportunità di business quindi non mancano. La prossima necessaria presa di consapevolezza riguarda la privacy degli utenti: occorre che gli organismi di controllo sovranazionali vigilino su banche e startup perché la comunicazione verso il mercato sia sempre trasparente, in modo che i clienti sappiano con certezza cosa cedono quando ottengono determinati vantaggi.

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