Studi e ricerche

Enterprise Mobility, tra IT e dipendenti poca chiarezza e sintonia su policy e restrizioni

In Italia i dipartimenti IT impiegano 4 settimane a dotare gli addetti dei device mobili necessari per il loro lavoro: solo il 15% ritiene di avere la capacità di supporto adatta, e il 69% ritiene prioritaria l’applicazione di regole aziendali per l’accesso. Regole su cui metà del personale non è d’accordo, mentre un terzo non le conosce, e uno su quattro è pronto a eluderle

Pubblicato il 26 Nov 2014

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Di fronte alla pressante richiesta di flessibilità, reattività e capacità di adattarsi a rapidi cambiamenti, i risultati di una ricerca condotta da Vanson Bourne per conto di VMware presentano una realtà in netto contrasto. Sono stati intervistati 1.800 responsabili IT e 3.600 dipendenti in aziende con più di 100 addetti, con una copertura in buona parte d’Europa, oltre ad Arabia Saudita e Emirati Arabi, e lo spaccato italiano dell’indagine permette di appurare come nelle nostre aziende sia necessario aspettare 4 settimane prima che l’IT fornisca ai dipendenti gli strumenti necessari per lavorare in mobilità, contro una media di tre rilevata nell’intera area EMEA. Lo stesso periodo è anche il tempo necessario per dotare i consulenti esterni degli strumenti di cui hanno bisogno. Abbastanza per rischiare di compromettere il contributo delle persone ai processi all’interno di un’organizzazione.

Obiettivo della ricerca era proprio esaminare gli impatti di questo ritardo all’interno delle aziende, sia sul dipartimento IT sia sui dipendenti, e i risultati hanno confermato la presenza di effettive difficoltà. Per esempio, solo il 15% delle divisioni IT crede di avere le capacità di gestione per supportare le esigenze dello staff, mentre il 32% non è in grado di controllare l’accesso alle informazioni aziendali dai dispositivi mobili dei dipendenti.

A questo proposito, l’atteggiamento dei dipartimenti IT italiani sulla Mobility è tutt’altro che univoco. Il 64% crede sia propria responsabilità restringere l’accesso dei dipendenti agli strumenti mobile e alle applicazioni fuori dall’orario di lavoro. Il 55% si sente sotto pressione per doverlo fare, il valore più alto in EMEA, mentre il 68% dichiara che ora è diventato necessario farlo, rispetto alla media EMEA del 57%.

I dipendenti italiani sono invece più risoluti sulla questione: il 52% non è d’accordo con le restrizioni all’accesso ad app e strumenti imposte dal datore di lavoro. L’82% dichiara di non avere accesso completo alle applicazioni, ai dati e agli strumenti di cui sente bisogno per lavorare in maniera efficace. Dovrebbe invece destare una certa preoccupazione il 25% pronto a eludere senza troppe remore l’IT per ottenere gli strumenti ritenuti necessari al proprio lavoro.

Il problema appare comunque sentito, proprio anche alla luce di queste situazioni. I responsabili IT vedono infatti come prioritaria l’adozione di policy di sicurezza per controllare l’accesso. Oltre i due terzi, 69%, la considera come la sfida più importante. D’altra parte, questa richiesta si scontra con un atteggiamento da parte dei dirigenti ancora non pienamente consapevole della situazione e dei rischi. L’incertezza sul ritorno sugli Investimenti (64%) e una mancanza di fiducia dei dipendenti (65%) rappresentano gli ostacoli più difficili da superare quando si è pronti a dotare lo staff degli strumenti mobili necessari.

Infine, solo il 12% dei dipendenti dichiara che le policy della propria azienda per l’uso del cloud o dei dispositivi mobili sono completamente chiare, a dimostrazione che serve lavorare ancora sulla cultura aziendale. Il 31% assicura di non essere addirittura a conoscenza delle policy. Una cultura per altri versi già a buon punto, come conferma il solo 7% di utenti secondo cui la propria azienda non si fida completamente di dar loro accesso da remoto.

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