L’autogestione della malattia è una parte sempre più integrante di molti modelli di cura delle malattie croniche. Anche nel caso del diabete, gli aspetti comportamentali nell’affrontare la malattia sono essenziali nella sua gestione e nel controllo. Soprattutto nei Paesi a basso reddito si rende necessario definire e attuare programmi che abbiano un impatto economico ridotto sui servizi sanitari, dato il limite delle risorse a disposizione.
La tecnologia digitale offre l’opportunità di creare occasioni di sostegno e di educazione alla gestione della malattia utilizzando proprio gli Sms in parecchi e svariati contesti: è così che è nato il concetto di mHealth. Gli studi avviati in questa direzione sono già numerosi, anche se spesso sono di piccole dimensioni e di qualità limitata. I risultati possono offrire tuttavia una serie di utili indicazioni per proseguire le ricerche e mantenere aperta la discussione sull’utilità e sull’efficienza degli interventi di marketing sanitario nel rispetto delle risorse più che limitate a disposizione.
Il sostegno via Sms ai diabetici
in Congo, Cambogia e Filippine
Una recente ricerca (lo studio TEXT4DSM, pubblicato online sul Journal of Telemedicine and Telecare) ha voluto indagare gli effetti dell’adozione di un programma di sostegno via Sms per pazienti con diabete in tre diversi Paesi: Repubblica Democratica del Congo, Cambogia e Filippine. Obiettivo primario dello studio era valutare l’efficacia dell’intervento in ciascun Paese dopo due anni. In ogni Paese sono stati coinvolti 480 pazienti adulti: i soggetti sono stati selezionati senza criteri prestabiliti per ricevere le cure previste dal programma sanitario nazionale di routine (gruppo di controllo, DSME) oppure per essere inseriti nel programma di routine con l’aggiunta del sostegno degli Sms (gruppo di intervento, DSMS).
Il programma di sostegno via Sms prevedeva l’invio settimanale di messaggi di testo da parte di team multidisciplinari per far conoscere meglio la malattia, sfatare false credenze, dare consigli sulla dieta, avvisare i pazienti delle scadenze degli appuntamenti medici, invitarli a contattare il servizio di assistenza. I risultati disponibili hanno riguardato 781 individui e hanno permesso di effettuare un primo confronto del gruppo d’intervento con quello di controllo. I partecipanti sono stati visitati e valutati all’inizio della partecipazione al progetto e al monitoraggio, a un anno di distanza, e alla fine dei due anni dopo l’iscrizione.
I principali risultati dello studio
Alla conclusione dello studio, la percentuale di soggetti con emoglobina glicata (HbA1c) controllata era superiore del 2,8% nel gruppo d’intervento (il 33,9% dei soggetti) rispetto al gruppo di controllo (il 31,1%: una differenza ritenuta peraltro non statisticamente significativa, P = 0,39).
Risultato secondario – ma comunque molto interessante per i possibili sviluppi di questi e altri progetti – riguarda il mantenimento del controllo della malattia nel gruppo di intervento. Sebbene i campioni dello studio non abbiano quella numerosità ritenuta significativa per essere rappresentativi, gli autori della ricerca osservano che la percentuale di soggetti che rimangono nella stessa categoria HbA1c era maggiore nel gruppo di controllo (59,7%) rispetto al gruppo di intervento (50,6%). Infine, la proporzione di soggetti che hanno migliorato di almeno una categoria era maggiore nel gruppo di intervento rispetto al gruppo di controllo (20,9% vs 15,5%, P = 0,05).