Osservatorio IoT

La corsa dell’Internet of Things in Italia nel 2018: +35% a 5 Miliardi di Euro

Dalla ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano esce il ritratto di un mercato che favorisce lo svluppo di tanti e diversi settori come l’Industrial IoT che spinge la Smart Factory a un +40%, come gli assistenti vocali che aiutano la Smart Home a superare il 50% di crescita, come lo Smart Metering che si conferma il settore dimensionalmente più importante con una crescita del 45% e come il mondo automotive che cresce del 37%

Pubblicato il 18 Apr 2019

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L’IoT continua la sua corsa, anzi accelera e passa da un tasso di crescita del 32% registrato nel 2017 sul 2016 a un 35% messo a segno nel corso del 2018 che ha permesso al mercato di arrivare a un giro di affari di 5 miliardi di euro. I dati sono il risultato della ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano che mette anche in evidenza i fenomeni che più hanno contribuito a questo risultato e che vedono in prima istanza la conferma del ruolo e del peso dello Smart Metering e Smart Assset Management con utility e provider che confermano il ruolo di driver di questo mercato, che cresce del 45% e passa da 980 milioni di euro a un miliardo e 425 milioni di euro.  A seguire, sulla base del criterio dimensionale, ci sono gli sviluppi e le applicazioni IoT per il mondo automobilistico, che hanno permesso all’automotive di superare a sua volta il miliardo di euro di giro d’affari (1.065 milioni di euro) grazie a una crescita nel 2017 del 37%. Con un perimetro di business più limitato a 380 milioni di euro, il mondo della Smart Home presenta però una delle dinamiche più interessanti grazie in particolare all’effetto degli home speaker, così come, per ragioni ovviamente diverse, la Smart Factory arriva a 250 milioni di euro grazie a una accelerazione del 40% e grazie alla spinta della digitalizzazione di fabbrica.

Buon compleanno Internet of Things

La ricerca dell’Osservatorio IoT arriva nel contesto di un convegno che ha voluto celebrare i ventanni dell’Internet of Things ovvero prendendo come punto di partenza per questa storia di innovazione il momento, appunto nel 1999, in cui Kevin Ashton ha per primo coniato il termine Internet of Things (anche se pare che la sua preferenza fosse per Internet for Things). Buon compleanno Internet of Things dunque, anche come filo conduttore del convegno per un IoT che si conferma come un autentico motore di innovazione e che sta permettendo a tanti settori, nelle imprese e nelle organizzazioni pubbliche, di attuare dei processi di digital transformation.

Non solo nuove tecnologie, ma nuovi servizi in tanti settori, nuovi modelli di business e anche nuove minacce

Per Alessandro Perego, Direttore Scienti­fico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, si tratta dei primi ventanni di un paradigma di innovazione che sta contribuendo a cambiare le imprese e le organizzazioni, che ha aperto a nuove prospettive, nuovi servizi e nuovi modelli di business. Alla ricerca e al convegno dell’Osservatorio il compito di portare l’attenzione proprio sul mercato con Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things  e sulle prospettiva dell’IoT collegate all’integrazione con altri “paradigmi” tecnologici come Blockchain e Intelligenza Artificiale. Sulle soluzioni e sui processi di innovazione in tanti ambiti come automotive e Smart Home attivati dall’IoT con Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things per arrivare ai temi della connettività, sia in chiave Narrow Band sia guardando alle prospettive per l’Internet of Things che arriveranno grazie al 5G, dell’Interoperabilità e dello sviluppo di nuovi framework con Antonio Capone Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things. Il convegno dell’Osservatorio IoT guarda poi alle prospettive, urgenti, di un nuovo Risk Management dove l’IoT da una parte ci aiuta a trovare nuove forme di protezione da minacce vecchie e nuove, ad esempio ridisegnando il concetto di safety nelle imprese, ma dove l’ IoT è anche un “punto di debolezza”, un “varco” che è già ampiamente utilizzato dagli hackers per creare nuove minacce come appunto osserva Stefano Zanero, Professore Associato, Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano. Ecco dunque che l’IoT chiede con urgenza risposte nuove sui temi della cybersecurity applicata al mondo delle cose. E sempre guardando alle prospettive, ma in chiave di nuovi scenari di sviluppo del business, il convegno ci porta con Giovanni Miragliotta, Direttore scientifico dell’Osservatorio, ai temi dell’In Thing Purchase (si suggerisce la lettura di questo articolo: Dall’In-App Purchase all’In-Things Purchase: l’App economy per l’IoT) che permettono di arricchire le “cose” di nuovi servizi e di nuove forme di pagamento, per rendere ancora più “personalizzabile” il passaggio dal prodotto al servizio. Come prospettiva ancora più di frontiera sempre da Miragliotta arriva la prospettiva di un nuovo approccio design-driven in termini di progettazione dei prodotti.

Lo Smart Metering continua a trascinare il mercato

Certamente il mercato sta rispondendo sia a livello quantitativo sia a livello qualitativo, ovvero come soluzioni che lavorano in modo sempre più “sofisticato” sui dati. Il “grosso” del mercato è costituito, come negli anni scorsi dall’innovazione IoT legata alla gestione dei consumi di energia e acqua, lo Smart Metering e con questo anche tutta la parte legata allo Smart Asset Management resta come abbiamo visto il mercato più quantitativamente più importante. Ma non è più solo una questione di apparati. Certamente, come osserva Giulio Salvadori, l’adempimento agli obblighi normativi ha favorito che nel corso del 2018 venissero installati qualcosa come 4 milioni di contatori del gas e più di 5 milioni di contatori elettrici. Stiamo parlando di apparati connessi, e nel caso dei contatori elettrici sono entrati nelle case apparati che costituiscono la seconda generazione del metering.

Continua la spinta della normativa

E le prospettive in questo ambito sono di un proseguimento di questo sviluppo come sottolinea Salvadori grazie ancora una volta anche alla normativa che dovrebbe portare nelle case degli italiani altri 4 milioni di contatori intelligenti per il gas e quasi 6 milioni di contatori elettrici intelligenti. Da questa “base installata” arriveranno dati che permetteranno nuove forme di monetizzazione, ovvero lo sviluppo di forme di personalizzazione. (un tema questo già ampiamente presente anche nella ricerca dell’Osservatorio IoT del 2017, vedi l’articolo Dagli oggetti verso i servizi l’IoT in Italia cresce del 40% e raggiunge i 2,8 Mld Euro)

Automotive: 14 milioni di vetture connesse

Ma nella prospettiva 2019 c’è anche il “calore” e lo sottolinea sempre Salvadori osservando che dall’ottobre 2020 il metering per la “gestione del calore” di nuova installazione dovrà essere a sua volta smart, ovvero dovrà essere connesso in rete e permettere la gestione da remoto. La prospettiva è di una grande mole di dati da valorizzare e se vediamo anche allo sviluppo che arriva dal secondo mercato per dimensioni, ovvero quello dell’IoT applicato all’automotive, scopriamo che un terzo del parco macchine del nostro paese, ovvero 14 milioni di vetture è oggi connesso. Per quale ragione? Primariamente, come ben noto, sono le assicurazioni che hanno favorito la diffusione di apparati GPS/GPRS pensati per gestire la localizzazione e la registrazione di informazioni sul comportamento e lo stile di guida appunto per ridurre i rischi e per disporre di informazioni da utilizzare per la gestione delle controversie. Ma il fenomeno più importante come evidenza Salvadori è ovviamente quello delle vetture nativamente connesse, progettate e prodotte per disporre di soluzioni IoT, grazie a connessioni SIM e apparati bluetooth, e che sono già una realtà indiscutibile con il 70% delle immatricolazioni del 2018.

Anche qui la normativa ci ha messo lo zampino e l’entrata in vigore nella primavera dello scorso anno dell’eCall (si legga l’articolo su eCall per la sicurezza stradale), l’iniziativa europea finalizzata a creare le condizioni per fornire assistenza in caso di incidenti stradali, impatta direttamente sulle scelte dell’industria automobilistica che non solo si sta adeguando alle disposizioni della normativa, ma si può forse dire che sta in diversi casi “cavalcando” i temi della connettività e della sicurezza e i produttori di auto stanno portando sulle vetture apparati che permettono non solo di adempiere alla normativa, ma di disporre di una ricca serie di dati anche sul comportamento dei componenti meccanici da “investire” in soluzioni per la gestione della manutenzione, ovvero per lo sviluppo di nuovi servizi. Angela Tumino, mette a sua volta in evidenza che queste prospettive permettono anche al mondo automotive di ideare e indirizzare lo sviluppo di nuovi modelli di business.

Anche sulle auto si sente la voce degli Smart Speakers

Senza poi trascurare, come ulteriore ambito di innovazione, l’integrazione anche nell’abitacolo delle vetture degli Smart Speaker che già stanno stimolando e sostenendo le vendite nell’ambito della Smart Home. Ed è anche uno degli ambiti, e non certo l’unico, dove si avverte la crescente presenza degli OTT del digitale sempre più impegnati in forme di collaborazione con il mondo automotive per lo sviluppo tanto di self driving car quanto si soluzioni dedicate alla smart mobility ( potete leggere nella sezione Automotive la quantità di progetti e partnership tra il mondo digital e il mondo delle imprese automobilistiche)

Ma la grande sfida è appunto nei dati. Crescono come qualità e come qualità e a livello europeo valgono qualcosa come 60 miliardi di euro. Ma è proprio sul concetto di valore o meglio ancora di valorizzazione che si gioca la capacità di innovazione delle imprese

I 5 modelli di valorizzazione dei dati

Giulio Salvadori indica i cinque grandi modelli per valorizzare i dati che vengono raccolti. Dalla ricerca di efficienza grazie all’ottimizzazione dei processi che permette di “monetizzare” in termi “più rapidi gli investimenti, alle possibilità, più strategiche, di sviluppare nuovi prodotti e nuovi servizi, per entrare poi nell’ambito della personalizzazione dei prodotti stessi e dei servizi e approdare a forme di data monetization (si legga il servizio su cos’è e come fare business con la Data Monetization) più o meno dirette, sia attraverso al “vendita” di dati, ma sarebbe forse meglio parlare di erogazione di servizi basati sulla conoscenza che arriva dai dati.

Con Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, si analizza poi anche il tema del valore generato grazie all’IoT. L’Internet of Things, o meglio i dati dell’IoT aprono nuove prospettive di business e consentono di ridisegnare prodotti e servizi. Ed è dai servizi che arriva una bella spinta per l’ IoT, con il 36% del mercato: che comprendono la gestione dei dati in cloud, ma anche e soprattutto i servizi legati alla manutenzione predittiva dei macchinari che alimenta il settore della Smart factory piuttosto che i servizi legati al controllo dei flussi di vetture e persone nella smart mobility o nell’occupazione di spazi e parcheggi nelle smart city.

Continua la spinta dell’Industria IoT e dell’Industria 4.0

L’Industrial IoT con una crescita del 40% conferma quanto sia strategico il ruolo dell’IoT nei progetti di sviluppo della Fabbrica Digitale e ancora una volta comunque non va dimenticato il contributo di una normativa come quella del Piano Nazionale Industria 4.0 che ha certamente aiutato il mercato grazie agli incentivi. (A questo proposito suggeriamo anche la lettura del servizio legato alla ricerca dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano del 2018Industrial IoT, Analytics e Cloud Manufacturing spingono il mercato a 2,4 Mld con un +30%).

Ma non sono più solo le grandi aziende a beneficiare dei suoi effetti, anche le più piccole (che sono effettivamente nell’orizzonte strategico del “nuovo” Piano e stanno iniziando a sfruttare questi benefici. Tra i settori Angela Tumino sottolinea l’intraprendenza anche qui del mondo automotive e del settore degli elettrodomestici (da leggere a questo proposito il servizio su “come si parla a una cucina“). Due settori questi, aggiungiamo, che vivono l’IoT a 360 gradi:

come soluzioni di Industrial IoT destinate alla Smart Factory per migliorare la produzione

come piattaforma di innovazione per lo sviluppo di nuovi prodotti nativamente dotati di apparati IoT

come prodotti pensati per essere utilizzati in modalità di servizio e come piattaforma per la servitization (leggi il servizio: L’era della servitizzazione inizia con il passaggio da prodotto a servizio)

Il livello di conoscenza delle imprese sul ruolo dell’Industrial IoT

Sui temi della Smart Factory la ricerca dell’Osservatorio ha indagato anche il livello di conoscenza delle imprese nei confronti dell’Industrial IoT con una survey su 129 aziende e ha mostrato che il 95% delle aziende almeno una volta ha sentito parlare di soluzioni IoT per l’Industria 4.0, anche se s tratta di una conoscenza che è ancora limitata e nel punteggio della ricerca si ferma a un 6.5 su 10. Peggio, purtroppo per le piccole e medie imprese che nella scala che porta al 10 si fermano a 5. Se poi si guarda ai progetti, solo poco più della meta degli intervistati ha un progetto in corso, con una drastica differenza tra grandi imprese e piccole: nelle grandi imprese la percentuale supera il 70% mentre nelle piccole scende sotto il 30%.

Smart Factory: gestione produzione, predictive e preventive maintenance

In termini di soluzioni, la diffusione dell’Industrial IoT è indiscutibilmente guidata dalla Smart Factory con il 62% dei casi che comprendono strumenti per la gestione della produzione, realtime monitoring della produzione, predictive maintenance e preventive maintenance. Più staccate, ma con una presenza importante le soluzioni IoT per la tracciabilità dei prodotti o dei componenti nei magazzini e nelle filiere nell’ambito della Smart Logistics con il 27% e infine l’IoT per la Supply Chain produttiva che permette di agire a livello di ottimizzazione dei processi produttivi e che vediamo alla voce Smart Lifecycle con l’11%.

La ricerca conferma poi che lavorare sui dati fa bene alle aziende, anche se purtroppo non sono in molti a farlo. Molti progetti sono ancora dei pilot e hanno come obiettivo primario la analisi dei dati. Tuttavia solo il 33% dei rispondenti dichiara di farlo, ma chi lo fa si dichiara soddisfatto dei benefici collegati alla scelta di far crescere così la loro vocazione “data driven”.

Per Giovanni Miragliotta la prospettiva di sviluppo dell’Industrial IoT va costruita soprattutto nel coinvolgimento delle PMI che possono trarre grandi vantaggi dall’Industrial IoT, ma che devono crescere in termini di competenze per poter sfruttare il valore dei dati e costruire servizi innovativi.

Le Smart City hanno bisogno di una spinta

Dalle imprese industriali, di produzione, alle Pubbliche Amministrazioni, ovvero alle Smart City, alla Smart Mobility e all’IoT per le città il passo non è così lungo come si potrebbe credere. L’IoT è un ponte che grazie ai dati e grazie alla capacità di costruire servizi basati sui dati, può portare nelle Smart City quei prodotti intelligenti che le imprese stanno iniziando a “sfornare” e che sono pronti per sostenere il ridisegno in digitale e in chiave IoT delle città intelligenti. (da leggere a questo proposito il servizio Competenze e tecnologie per gestire il passaggio da city a smart city)

Cala l’impegno progettuale dei comuni per le città intelligenti

La survey effettuata dell’Osservatorio IoT su un campione di 112 comuni italiani ci porta alla dura realtà ricordandoci solo il 36% di queste pubbliche amministrazioni locali ha avviato un progetto nel periodo 2016-2018, segnando purtroppo una non piccola riduzione del 15% rispetto allo stesso periodo 2014-2016. Se poi si scende in profondità si vede che la stragrande maggioranza dei progetti non va oltre la sperimentazione (nell’80% dei casi). Per Giulio Salvadori il bicchiere mezzo pieno va ricercato nel maggior livello di innovazione dei progetti, nella capacità di sviluppo di forme di integrazione tra i vari comuni e nella presenza di forma di collaborazione tra pubblico e privato.

Non basta ovviamente la buona volontà di vedere il bicchiere mezzo pieno. Perché ci siano le condizioni affinché il bicchiere si possa riempire occorre risolvere il problema delle competenze che penalizza questi progetti secondo il 65% del campione, così come la carenza di risorse economiche, a sua volta citata dal 62% degli intervistati. E’ significativo che il 60% del campione dichiari di non conoscere la disponibilità di reti IoT LPWA utilizzabili per progetti di Smart City. Laddove poi i progetti ci sono non sono facili da gestire proprio per la difficoltà di stabilire e sostenere forme di coordinamento, sia tra diversi comuni sia, dove presente, a livello di collaborazione tra pubblico e privato.

Ostacoli e opportunità mappate nello Smart City Journey

Quali sono gli ostacoli allo sviluppo delle Smart City? Perché un fenomeno di tale importanza e tale portata fa tanta fatica a decollare? Quali sono i fattori sui quali agire per dare risposte nuove alla domanda dei cittadini di avere soluzioni in grado di aumentare la qualità dei servizi e la qualità della vita grazie alle Smart City?.

Per questo l’Osservatorio IoT ha sviluppato uno Smart City Journey che mette in relazione i quattro fattori che abilitano il passaggio dalle città tradizionali alle città intelligenti

  • Il livello di maturità dei comuni
  • Il livello di maturità dell’offerta
  • La capacità di utilizzo dei dati
  • la capacità di attuare partnership tra pubblico e privato

Integrazione con Big data, blockchain e Intelligenza Artificiale

Lo sviluppo dell’IoT evidente da tempo non viaggia da solo, ma è sempre più nel segno dell’integrazione con altre importanti forme di innovazione tecnologica. La saldatura con Big Data e Data Analytics è avvenuta da tempo e sull’analisi dei dati specifica per l’IoT c’è un mercato consolidato. Ma l’IoT può trovare nuove prospettive grazie alle possibili integrazioni con la blockchain e con l’Intelligenza Artificiale.

La blockchain per la gestione dell’identità degli oggetti

Nel caso delle DLT possono contribuire alla crescita dell’affidabilità delle soluzioni IoT, ad esempio sui temi della gestione dell’identità degli oggetti, portando più sicurezza in termini di protezione dalle manomissioni. Ma l’integrazione tra IoT è blockchain può portare risultati importanti a livello di gestione di filiere complesse dove alla numerosità degli attori si unisce anche la polverizzazione delle fonti di dati e la necessità di piattaforme in grado di portare nuove forme di fiducia. La certificazione di provenienza di prodotti è un esempio che nell’ambito della blockchain per le filiere agrifood e del fashion vede già lo sviluppo di molti casi a protezione del Made in Italy.

Con la blockchain c’è poi anche il tema degli Smart Contract che in associazione con i dati provenienti dall’IoT possono mettere in moto, in modo automatico, processi di verifica e di successiva erogazione di servizi o di azioni. Nel mondo dei trasporti ad esempio la presenza di sensoristica IoT a bordo degli autoveicoli permette di mettere a disposizione di appositi Smart Contract i dati relativi al rispetto dei parametri (ad esempio temperatura) definiti per specifiche merci e laddove questi non fossero rispettati potrebbero dare corso a azioni come l’inserimento in circuiti diversi da quelli della commercializzazione tradizionale o il pagamento di penali per la società di trasporto.

Intelligenza artificiale come “manager”

L’applicazione di AI più diffusa nel mondo dell’IoT riguarda la possibilità di semplificare l’interazione tra l’utente e gli oggetti intelligenti attraverso l’uso della voce. Gli Home Speakers hanno contribuito alla diffusione di AI in tanti contesti, primariamente nella Smart Home (si legga a questo proposito l’articolo relativo alla ricerca dell’Osservatorio 2018 dove già si segnalava l’importanza dell’AI e dei BigData), ma come abbiamo visto anche nel mondo automotive. Ma questo lavoro può essere sfruttato anche in altri contesti come interfaccia intelligente che facilità l’erogazione di servizi innovativi, come negli ambiti della Smart Mobility, negli uffici pubblici, nei servizi ai turisti o nel retail. Più in prospettiva l’Intelligenza Artificiale ha le caratteristiche per diventare una sorta di “manager” di ambienti, come ad esempio nell’ambito domestico, assumendo, sulla base di regole stabilite, la gestione di priorità, la risoluzione di problemi, la identificazione delle azioni più appropriate a fronte di determinati accadimenti

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